La cultura del Medioevo- Lucca patrimonio dell’umanità

Giuseppe Lembo

L’UNESCO, ha riconosciuto l’archivio diocesano di Lucca come patrimonio dell’umanità. Un tesoro di ben tredicimila documenti (sigilli, atti, pergamene, bolle); un grande tesoro italiano oggi sotto la tutela UNESCO. È il primo archivio diocesano al mondo a diventare patrimonio UNESCO. Un patrimonio di tredicimila documenti che pochi conoscono; trattasi di materiale datato a partire dal VII secolo sino all’epoca contemporanea. Tutto il materiale così come conservato, dalle pergamene ai codici miniati, dai bandi alle bolle ed agli atti burocratici firmati da papi, sovrani ed imperatori (Carlo Magno, Berengario, Ottone I, Federico I il Barbarossa, Federico II di Svevia, Bonifacio VIII, Matilde di Canossa). È parte del nostro passato che va gelosamente custodito. Bene ha fatto l’UNESCO a riconoscerlo come patrimonio dell’umanità. Un grande patrimonio culturale; una grande memoria della cultura toscana ed italiana; è oggi meritatamente patrimonio dell’umanità. È  parte della memoria del mondo da ben custodire e conservare anche per quelli che verranno. Visitare l’archivio diocesano di Lucca è un’esperienza assolutamente irripetibile; tanto, non solo per la bellezza dei luoghi e l’organizzazione dei documenti (la più grande raccolta longobarda d’Italia), ma soprattutto per le tracce storiche impresse per sempre in questi tesori, importanti testimonianze del nostro passato. Tante le pergamene conservate. In un angolo dell’archivio gli atti firmati o emanati dalle massime autorità politiche del medioevo: imperatori, sovrani e papi. Tra questi, i diplomi di Carlo Magno del 770. Molte le bolle papali, provviste nella maggior parte dei casi, di sigilli. Questo patrimonio documentario, scrive l’UNESCO nel determinarne la volontà di conservazione in quanto patrimonio universale, riflette un suo eccezionale valore e va quindi  protetto, così come merita, a beneficio di tutta l’umanità. L’archivio di Lucca conserva, tra l’altro,  anche il registro dei processi criminali più antichi di area toscana ed italiana (1347). L’archivio di Lucca, ha un grande valore storico per tutti noi. Ci permette di ricostruire il passato e di avere testimonianze di eventi che, così come conservati non rischiano di scomparire, lasciando un vuoto di conoscenza storica assolutamente incolmabile. Ma mentre salutiamo con grande soddisfazione il riconoscimento UNESCO per l’archivio storico di Lucca, dobbiamo, purtroppo, mettere in evidenza altri problemi riguardanti la natura del nostro Paese. Uno dei due riguarda soprattutto, i beni culturali del Sud; a Napoli, in un confuso miscuglio umano di una tipica storia di malcostume italiano, si è consumato il violento e criminale saccheggio della meravigliosa Biblioteca dei Girolamini. Una brutta storia di ruberie di libri preziosi, in quanto unici, che segna il degrado culturale, morale e civile, in cui è precipitato questo nostro Paese, sempre più indifferente per le cose importanti, sempre più assente sul fronte della precarietà gestionale del grande patrimonio storico, artistico e culturale, di cui siamo indegni custodi e che proprio non meritiamo assolutamente di possedere. Purtroppo, le violenze criminali di sottrazione di libri importanti alla Biblioteca Girolamini di Napoli, ci fanno capire a chiare lettere, del grado di affarismo mercantilistico diffuso, una dominante della vita del nostro Paese, arte e patrimonio artistico compreso. Un campanello di allarme che deve far riflettere e far trovare le soluzioni necessarie se si vuole evitare ulteriori, gravi danni umani, sociali e soprattutto storico-culturale, ad un insieme italiano, sempre meno attento al bene comune e tutto familisticamente impegnato a fare i propri affari, con determinata indifferenza per tutti gli altri, a vario titolo, parte del bene comune, sempre più trascurato, sempre più dimenticato, sempre più abbandonato a se stesso ed indifferente a chi ne dovrebbe essere vigile e responsabile nell’interesse di tutti. Il furto di libri preziosi dalla mal custodita Biblioteca Girolamini, che ha visto coinvolte delle persone indegne, direttore compreso, i cui nomi sono assolutamente da dimenticare, in quanto hanno agito facendo violenza al patrimonio ed ai saperi italiani, deve portarci a riflettere sul grado di abbandono e di degrado in cui versa l’umano pensiero ed il ricco patrimonio culturale del nostro Paese. Così proprio non va! Così, assolutamente non deve andare! Ci dobbiamo fermare a riflettere; ci dobbiamo fermare a mettere dei punti fissi, per ripartire, nel rispetto di un Paese umanamente, socialmente, culturalmente ed anche economicamente nuovo, dal quale devono essere assolutamente cacciati gli “indegni”, di tutte le possibili appartenenze, mettendo al loro posto uomini nuovi, capaci di rispettare gli altri e di fare al meglio il proprio dovere, sia esso come servitori dello Stato che come espressione del mondo politico e/o degli apparati il cui insieme è chiamato a far funzionare il sistema Paese, per l’assoluto bene di tutti. Che Italia, a Napoli o in altre parti del Sud; che non ci sia mai più da registrare una mala cronaca a danno del sapere e della cultura, come per la Biblioteca Girolamini! Deve essere assolutamente così, anche se c’è da dubitarne, considerato il corso delle cose di questo nostro Paese, sempre più irregolare, sempre meno normale, sempre più tendenzialmente attento a far prevalere il male sul bene e l’immoralità dei singoli, sulla moralità comune. L’altro evento, anch’esso fortemente negativo, legato ai tanti mali italiani, riguarda il terremoto che ha colpito l’Emilia. Questa grave calamità naturale ha evidenziato la fragilità del nostro tessuto storico-urbano e di tante testimonianze importanti di chiese, castelli, torri (nel ferrarese e nel modenese) ormai cancellate per sempre. Mentre succedeva la catastrofe con distruzione e morte, l’epicentro del dolore, della sofferenza, del disagio, evidenziava la forza dell’Italia solidale, spontaneamente allertata per dare dal Nord al Sud segnali forti di un fare umano attento, soprattutto nel dolore, agli altri, a tutti gli altri. È questa la grande forza dell’insieme italiano che disperatamente sa essere solidale, che reagisce e resiste al terremoto ed alle catastrofi ed al destino avverso che si accanisce spesso contro la gente comune costretta a subire danni e violenze dagli uomini e non solo dagli uomini ma anche dalla natura, tante volte inopportunamente violentata e gravemente maltrattata da azioni contro e/o da indifferenza colpevole. Anche nel terremoto dell’Emilia, c’è la metafora della malanima italiana, indifferente al suo patrimonio storico-culturale. Luoghi e monumenti simbolo, unici al mondo, per troppo lungo tempo, sono rimasti abbandonati a se stessi e, nell’assoluta indifferenza di chi aveva l’obbligo, il dovere morale, di custodirli e conservarli al futuro, sono stati spazzati via per effetto della loro storica fragilità che nessuno si è preoccupato di eliminare, mettendoli in sicurezza, così come era necessario fare. Perché questo? Di chi la colpa? Come può lo scrigno Italia, il Museo Italia, con tanta superficiale indifferenza, essere abbandonato a se stesso e crollare lasciando il nulla per cause naturali spesso con caratteristiche di veri e propri disastri annunciati, quali il terremoto, le alluvioni e lo scivolamento a valle, per frane e/o per abbandoni? Tante le responsabilità umane? L’uomo, nel nostro Paese, è spesso complice; non sa garantirsi, né sa garantire la sua cultura, la sua storia, i suoi saperi. L’Italia è, nel suo insieme, un grande patrimonio universale dell’umanità; dal paesaggio, alle tante ricchezze culturali ed ambientali, dalle tanti torri, castelli, chiese, palazzi gentilizi ed aree della memoria storica, archeologica, nonché testimonianze antropiche tutte da conservare al futuro, è un insieme di tesori unici al mondo. Si tratta, come tali, di tesori assolutamente da conservare. Dannati sono, quanti non fanno il loro dovere, impegnandosi nel proprio ruolo, in un responsabile atto di amore verso il proprio Paese, reso purtroppo fragile ed umanamente inconsistente nel pensare al futuro, partendo da un presente che è, epicentro di travolgenti e distruttive macerie umane, sempre più rovinose, per uomini e cose; per le vite umane innocenti che sono travolte dalle macerie, per effetto della violenza della natura e per le testimonianze di un passato malcustodito che cade sotto i forti colpi dell’incuria umana, dovuta ad uomini che non fanno il proprio dovere, ma sono egoisticamente in tutte altre faccende affaccendati.