La terra è la patria comune da salvare

Giuseppe Lembo

Secondo il filosofo-sociologo francese Edgar Morin, la mondializzazione porta in sé l’occidentalizzazione ed il mito dello sviluppo fondato sull’idea di una crescita infinita. È un mito che ci porta sempre più diritto, diritto, contro un muro impenetrabile. Non possiamo, dice Morin, continuare a riempire il Pianeta di automobili, di centrali e di megalopoli. Questo modello di sviluppo, figlio di un liberalismo economico senza regole, tutto teso a produrre ed a consumare sempre di più, comporta conseguenze disastrose per la biosfera e per le risorse naturali e non da ultimo, per la vita dell’uomo sulla Terra, ormai ad un punto di collasso. Il modello di sviluppo tradizionale di tipo tecnico-economico va assolutamente rivisto. Occorre un altro modello di sviluppo; deve essere basato essenzialmente sull’uomo. Lo sviluppo umano è un problema urgente che riguarda tutti, nessuno escluso. La mondializzazione ha ormai mandato in soffitta vecchi schemi a base dei tradizionali comportamenti umani. C’è una comunità di destini di tutti gli esseri umani; ovunque si trovino a vivere, molto della loro vita, hanno caratteristiche comuni. L’umanità intera è interamente di fronte agli stessi problemi ed alle stesse minacce mortali per l’uomo della Terra; sono minacce gravi che, prima di tutto, vengono dagli ormai insanabili  problemi legati all’ecologia, al clima, al malessere sociale ed alle tante sofferenze umane e sociali che affliggono l’uomo del nostro tempo. Oggi più che mai, proprio in virtù dei comuni destini, la Terra è la patria comune di tutti gli uomini; siamo di fronte ad una Terra dal crescente e diffuso sapore antropico. Mentre nel passato si pensava che la storia fosse guidata dalla legge del progresso, con le crisi profonde del ventunesimo secolo, queste comuni illusioni, sono state spazzate via e forse per sempre. Il sistema terrestre minacciato da tutte le parti, può salvarsi attraverso una sola via; quella della metamorfosi, un’idea-realtà già sperimentata dal Pianeta Terra sia nella preistoria che nel Medioevo. Per cambiare, come sostiene Edgar Morin, non giova assolutamente la rivoluzione che fa tabula rasa del passato; per cambiare e così guardare con fiducia al futuro, occorrono, prima di tutto, le risorse proprie delle riforme culturali della storia dell’umanità; è la loro forza e le loro certezze che permettono a tutti noi di trasformare e di trasformarci, evitando di correre rischi e/o avventure che potrebbero essere incontrollabili e come tali, assolutamente pericolose. Occorre utilizzare tutti gli aspetti positivi della mondializzazione, miscelando il più possibile i meccanismi virtuosi finalizzati a mondializzare ed a demondializzare, a seconda degli ambiti di riferimento, favorendo così non solo la crescita compatibile e/o anche la decrescita, ma anche tutte le azioni necessarie allo sviluppo e/o anche all’insviluppo, alla trasformazione e/o anche alla conservazione. Si tratta di una strategia assolutamente complessa che ci consente di ben sperare; alla sua base non ci sono comunque certezze assolute ed indiscutibili. In questo contesto c’è da ben considerare anche la scienza ed il suo ruolo per l’umanità; trattasi di un ruolo che è ambivalente, avendo in sé il carattere delle minacce e della speranza. La scienza moderna che si è sviluppata nel XVII e XVIII secolo, si è oggi liberata del tutto da ogni controllo morale e politico, garantendosi così la necessaria libertà di ricerca ed autonomia. Il percorso di un insieme armonico tra scienza, tecnica, ragione, giustizia, democrazia ed uguaglianza oggi non c’è più. La scienza moderna è in forte accelerazione; si sviluppa in tempi molto veloci e non lascia possibilità alcuna alla società di elaborare un pensiero capace di accompagnarla; mentre la scienza avanza, tutto quanto le sta attorno, è in grande affanno. La scienza, nello spirito del suo ruolo, si occupa e preoccupa dei fatti e non dei valori; così intesa, ha un potere enorme sull’intera umanità. Alla sua base non rifugge minimamente dai condizionamenti del profitto ad ogni costo; fanno parte dell’anima della scienza moderna. Per evitare gli inopportuni eccessi, è necessaria un’attenta riflessione etica, che riguarda tutto del mondo ed in particolare, i comportamenti e la vita di ogni essere umano. Le riforme non possono avere percorsi separati; devono camminare insieme, perché collegate tra loro. Le riforme della scienza, della conoscenza e dell’educazione, sono riforme assolutamente prioritarie, in quanto fondamentali per l’uomo e la società di riferimento. Per salvare l’umanità, un atto assolutamente necessario, occorrono anche altre riforme che riguardano la società ed il nostro modo di vivere, la nostra relazione con le risorse e la biodiversità, il nostro modo di produrre e di consumare; riguardano, tra l’altro, anche il nostro modo di costruire le città e di spostarci, con crescente celerità, essendo venuta del tutto meno la staticità dell’uomo sulla Terra. Il mondo, ammalato soprattutto di uomo, è in forte crisi. Si tratta di una crisi profonda da cui si può uscire in due modi; scegliendo la strada della regressione che ci porta a tornare al passato, oppure quella della creatività che, con grande sforzo di immaginazione, ci porta ad inventare soluzioni assolutamente inedite, per cui utili se non addirittura miracolose a superare positivamente le gravi, attuali situazioni di crisi, che minacciano di coinvolgere l’UOMO ed i mondi vitali di cui fa parte, purtroppo, sempre più ammalati di uomo che ne ha avvelenato il cammino, rendendoli sempre più spesso, senz’anima e senza le risorse e le energie necessarie alla vita umana.