Salerno: Arti di Maggio, Time Out

Cantare vuol dire unire le voci, voci di persone normali, che nella vita hanno avuto la fortuna di avvicinarsi al canto corale e ne hanno fatto una passione, quasi una malattia, perché, rotto il ghiaccio, hanno scoperto che cantare richiede impegno, ma apre il cuore. Cantare vuol dire tirar fuori ciò che si ha dentro attraverso la propria voce e far in modo che arrivi a chi ascolta. Lavorare su se stessi con gli altri, insieme a loro confluire in un’unica voce, la voce del Coro.Cantare vuol dire dar vita a un’esperienza umana fondata su qualcosa di ineffabile e sfuggente: la ricerca di un suono, del proprio modo di far musica, della musica stessa. È un viaggio ricco di situazioni ora faticose ora entusiasmanti: dal far convivere le diversità di ognuno a realizzare progetti, dall’affrontare le difficoltà tecniche a raccogliere gli applausi del pubblico. Ogni esperienza vissuta insieme costituisce allo stesso tempo un punto d’arrivo, un passo in avanti, lo stimolo a ripartire di slancio alla ricerca di nuovi obiettivi. Queste le ragioni estetiche del Meeting Internazionale dei Cori Universitari, atto finale della V edizione di Arti di Maggio – Zapping ‘900 rassegna realizzata dall’Associazione Seventh Degree dell’ Università di Salerno, presieduta da Liberato Marzullo, unitamente al direttore artistico Antonello Mercurio e dall’ Assessorato al Turismo dell’amministrazione comunale. Ad inaugurare la serata sarà l’ensemble vocale Principe Sanseverino dell’ateneo salernitano, diretto da Antonello Mercurio. Due i brani di Giovanni Pierluigi da Palestrina, il kyrie dalla Missa brevis e Sicut Cervus. Le caratteristiche del maturo stile palestriniano sono la quasi immateriale morbidezza del contrappunto, la netta preferenza per le parti procedenti per gradi congiunti, il loro carattere essenzialmente melodico e la loro sovrana semplicità, tanto più evidente se si confronta con l’assai fiorita tendenza stilistica seguita da Palestrina stesso in gioventù e dai suoi predecessori in campo liturgico. Padrone assoluto di una tecnica perfettamente funzionale, usò tutte le risorse del contrappunto (quali canone e fuga) con consumata abilità e insieme, con naturalezza inclinando però negli ultimi anni alla libera imitazione melodica. Il congegno ritmico consiste essenzialmente nel rapporto di durata di una nota con l’altra (punto contro punto contrappunto) nel rapporto di equilibri di una frase contro l’altra, il che produce una tensione ritmica costantemente varia, contrazioni o allentamenti che corrispondono ad esigenze musicali o estetiche del momento. Tale delicata e armoniosa disposizione di accenti ritmici suscita un’impressione di ordine e di compostezza, un senso di riposo più che di movimento, e imprime al tessuto sonoro una levità che è il segno di una finezza unica nel suo tempo. Concluderà il programma Beata viscera del Di Marino. A seguire l’esibizione del Coro Femminile Roberto Goitre dell’Università di Bari diretto da Antonio Magarelli che proporrà gli espedienti armonici artificiosi e raffinati, peculiari delle composizioni profane di Macque, e ancora pagine di Martini e Brahms. Si esibiranno, poi, i tre cori ospiti, l’Ildebrando Pizzetti dell’Università di Parma diretto da Ilaria Poldi, la Polifonica Pontina guidata da Massimiliano Carlini e il coro Polifonico Exultate Deo di Napoli, diretto da Davide Troìa. Nel corso della serata si potrà contribuire al progetto Ipotenusa Marina e alla sua barca Gelsomina, una barca a vela scuola, su cui far navigare e poter far sentire il vento nelle mani e prender contatto con l’assoluto mare a ragazzi diversamente abili.