Azzerare tutto

Angelo Cennamo

Probabilmente la seconda Repubblica non finirà per davvero prima che qualcuno metta mano alla legge elettorale e ad una riforma istituzionale seria e durevole. Ma se non siamo ancora giunti agli ultimi giorni di Pompei, di sicuro il verificarsi, in particolare, di due eventi ha inferto all’attuale sistema politico un colpo durissimo che difficilmente lascerà inalterati gli assetti dei partiti così come li abbiamo conosciuti fino ad oggi. Il primo è l’uscita di scena di Silvio Berlusconi, il secondo l’affermazione del Movimento 5 stelle alle recenti elezioni amministrative. L’eclissi del Cavaliere ha reso il Pdl un partito vuoto, di leadership innanzitutto, ma anche di idee e di contenuti. Il centro destra, com’è noto, era nato e si era plasmato intorno alla sua figura carismatica, e alla sua rara (oggi rarefatta) capacità di sedurre e condurre un coacervo di forze nuove, plasticamente convergenti verso un progetto chiaro ed innovativo. Senza Berlusconi, quel meraviglioso giocattolo, fatto di liberalismo laico ma anche cattolico, di sano riformismo misto al più tradizionale conservatorismo identitario, sapientemente reclamizzato sui media al pari di un prodotto commerciale, si è sbriciolato sotto i colpi feroci dello spread e del giustizialismo arrembante di certe Procure. Il Pdl, al netto del primato inadeguato di Angelino Alfano, prova a ridimensionare il clamoroso fallimento appellandosi all’incompreso appoggio offerto al governo Monti, che ne avrebbe compromesso la vocazione più liberale, specialmente in ordine alle tematiche fiscali.  La chiave di lettura della rotonda debacle sarà anche corretta, ma è poco rassicurante per gli elettori, i quali si attendono dai moderati più di un semplice predellino riparatore o della solita operazione di cosmesi. Ma se ad Atene si piange, a Sparta non si ride affatto. Il Pd, orfano del suo unico motivo di presa, non sta infatti molto meglio del suo maggiore avversario. Grillo ha definito Bersani uno “zombie”, un politico “quasi morto”. In effetti, una sinistra che rinuncia a qualunque ambizione riformista per abdicare al veteromarxismo della foto di Vasto, non ha molto da spendere. E così, ad incunearsi tra le logore opzioni della Repubblica calante è proprio il Movimento 5 Stelle del comico genovese, che a Parma ha conquistato addirittura lo scettro del Municipio. Cosa resta da fare allora al centro destra per non sprofondare oltremodo nei sondaggi, già abbastanza critici nel dopo voto delle amministrative? Azzerare tutto e ripartire da pochi punti fermi : meno tasse, meno Stato, meno Germania.  

 

8 pensieri su “Azzerare tutto

  1. @Angelo:

    ci vuole fantasia per definire la prima Forza Italia “un coacervo di forze nuove”, quando era un partito formato da una quantità di ex-DC/PSI/PCI/MSI/PLI e insomma, tutti quelli che avevano perso i propri punti di riferimento dopo Tangentopoli ( http://it.wikipedia.org/wiki/Provenienza_dei_politici_appartenenti_a_Forza_Italia ).

    Anche considerare “veteromarxista” Antonio Di Pietro mi ha fatto sorridere. 🙂 La Casa delle Libertà si è alleata a destra con gente anche meno “progressista” (o progredita) di Vendola. Me ne ricordo uno particolarmente “intelligente” che disse una incredibile cafonata su Rita Levi Montalcini (di cui era ed è un unghia).

  2. Il “Coacervo di forze nuove” al quale alludevo comprendeva : Forza Italia (diventato in tre mesi dalla sua nascita primo partito italiano e forza di governo), Alleanza Nazionale ( nato dalla palingenesi di Fiuggi), la Lega ( in quegli anni partito innovativo e atipico) e il Ccd ( schegga della frantumata Dc).

    Difendere “l’acqua pubblica” in un referendum è non è veteromarxismo?

  3. potrebbe, questa crisi di consenso, portare, finalmente, alla costruzione di un centro-destra fatto di contenuti, programmi, idee e proporsi come centro politico fatto di concretezza e non di aria fritta, anche se …sapientemente reclamizzato sui media al pari di un prodotto commerciale, e personalismo populista popolare. magari ci aspetta una nuova contrapposizione fatta di concretezza e percorsi alternativi con l’unico fine del bene del popolo.
    mi dispiace che dai per perso e fallito il povero alfano, ormai battezzato ex enfant prodige. sono anche contento che non ha fatto quello che ha fatto ferrara cioè richiedere, esortare, una ridiscesa in campo del vecchio venditore di frottole, un poco rattuso e un poco imbroglione, il quale fa sempre più fatica ad apparire quello che non è, cioè uno statista, giovane ed alto.
    e penso anche che iddu, come al solito, si è fatto da parte, come faceva quando non si presentava ai funerali dei soldati mandati da lui medesimo in guerra, per non consentire l’abbinamento di questa crisi epocale, alla quale determinate sono state le scelte dei suoi governi corrotti, alla sua figura di sorridente ottimista e mattacchione barzellettiere. insomma angelo si è mangiato il prosciutto e ci ha lasciato l’osso.

  4. @Angelo:

    Angelo, credimi, io non sono marxista (né vetero, né post), eppure ho votato in quel senso. Considerato come vanno le privatizzazioni/liberalizzazioni in Italia ci mancava pure che soggetti privati avessero a che vedere con una risorsa come l’acqua, dopo quello che è stato fatto ai telefoni (ADSL compresa), alle assicurazioni (è notizia di oggi che a Napoli ci sarebbero 800.000 auto prive o con assicurazione falsa, causa impossibilità di pagare le rate assurde raggiunte da queste ultime) e altro ancora che non ha favorito il consumatore in nulla, se non raggirandolo (non so se hai idea di quante multe abbiano preso grosse società -apparentemente concorrenti tra loro- che si organizzano per fregare il prossimo).

    Dunque, io dico: finché qualcuno non difende il consumatore da questo genere di “capitalismo” (che capitalismo non è, almeno nella sua versione sana) io di questa gente non mi fido. Sbaglio? Può essere! Ma non per questo sono “marxista”. 🙂

    Su Marx mi fece molto ridere quando Tremonti (appassionato del filosofo tedesco) disse a D’Alema che lui (D’Alema) aveva letto Marx non lo aveva capito! 🙂

  5. Non sono, e non mi reputo un reazionario, ma così, come stanno andando avanti le cose preferirei un “cambio di binario ” dove il treno di partenza sappia esattamente dove vuole giungere, e che il proprio itinerario fosse in grado di rispettarne la meta , dalla partenza fino alla fine del suo percorso.
    Credo che sia giunto il tempo di dare segnali di dissapori che stanno avvilendo anche gli umori degli
    uomini di buona volontà. Il “tirare a campare ” non è a beneficio dei nostri figli che oggi si affannano inutile per un semplice posto di lavoro. Allora sarebbe il caso di far capire a chi ci governa che le chiacchiere non riempiono la pancia , ma ce un solo modo per farlo , ed è quello del ” lavoro, lavoro e sempre lavoro.
    Cordialità

  6. Azzerare tutto e subito. Senza il Berlusca che ieri è stato patetico nel tentativo di far cambiare la legge per salire al colle nel 2013

  7. Billy, tu confondi le liberalizzazioni ( decreto Ronchi) con le privatizzazioni ( quelle che abbiamo conosciuto con i governi di centro sinistra gridano ancora vendetta). Liberalizzare la gestione degli acquedotti, così come quella dell’energia, dei trasporti e dello smltimento dei rifiuti ( decreto Ronchi bocciato dal referendum) vuol dire far concorrere pubblico e privato insieme. L’imposizione della gestione pubblica e dirigista della politica fa lievitare i costi, le inefficienze, le clientele e la corruzione : è quanto di peggio ci possa capitare.

  8. @Angelo:

    io vorrei solo un privato meno squalo e monopolista di quello che c’è in Italia. Sono perfettamente d’accordo (in linea generale e, a dire il vero, da sempre) per una maggiore partecipazione del privato, ma vorrei vedere delle regole certe che impediscano alle aziende (e non mi riferisco a soggetti piccoli) di approfittarsi del prossimo. Negli USA gli avvocati delle associazioni dei consumatori svolgono un ruolo importantissimo: qui in Italia ci sono poche associazioni che qualche volta ottengono dei risultati. Siamo molto indietro.

    Nella mia opinione, quanto fece Bersani con l’energia elettrica non fu poi così male.

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