Futuro italiano è da suicidi di stato

Giuseppe Lembo

Il futuro italiano, tranne quello dei montiani, dei privilegiati appartenenti ai poteri forti, delle lobbies, della burocrazia intoccabile e dorata e dei pochi che ancora sanno produrre ricchezza dal lavoro degli altri, è un futuro, sempre più, da poveri cristi. L’Italia ha ormai perso la bussola; tra l’altro, si muore, per difficoltà e disagio sociale, nell’indifferenza di tutti. L’Italia, ormai orfana dell’ottimismo della ragione, è un Paese alla deriva; sta crollando di giorno in giorno anche la fiducia al tanto osannato Governo Monti, solo pochi mesi fa visto come salvezza da tutti per alcune grandi capacità salvifiche; ovunque nel nostro Paese c’è una condizione di grande sofferenza e di solitudine. Si è, tra l’altro, con grave danno per tutti, infranto il bel sogno italiano, di “Italia, Paese solidale”. I primi ostinati nemici della solidarietà italiana non appartengono all’anima popolare, ancora attenta, ancora forte ed estremo baluardo di difesa del nostro Paese, ormai in caduta libera per la crisi dei valori, per la moralità che non c’è, per una vita d’insieme sempre più indifferente al sistema di una società solidale, democraticamente coesa ed impegnata nella difesa  del bene comune. I più ostinati nemici della solidarietà italiana sono, prima di tutto loro, i signori del capitale finanziario, un capitale fortemente speculativo, parassitario e dal volto disumano e violento così come agisce e reagisce, in risposta al proprio egoismo che, porta inevitabilmente al fallimento dell’Italia. Che fare? È urgente reagire con forza e riprendersi in mano il governo della vita degli italiani, progettando con un forte protagonismo dal basso, un Paese nuovo, un paese ricco soprattutto di tutta quell’umanità e di quei valori che gli sono stati rubati. Deve necessariamente essere cacciata  al più presto dal tempio del potere quella classe dirigente tecnica e/o politica che sia, per i mali, per i tanti gravi mali causati agli italiani onesti e per quel fallimento sotto gli occhi di tutti a cui i poteri forti e la politica, hanno portato questo nostro malcapitato Paese. Plebei italiani, se non volete miseramente perire, dovete trovare la necessaria forza per ribellarvi; dovete agire e reagire contro i tanti patrizi che hanno deciso di eliminarvi, di uccidervi lentamente, facendovi soffrire il più a lungo possibile. Nel nuovo ordine economico internazionale, da tutte le parti fortemente rimarcato ed in primo piano nel nostro Paese, al centro c’è più tecnocrazia e meno Stato. Questo ci fa ben capire il ruolo e la presenza di Monti a Presidente del Consiglio, con un passaggio da Presidente europeo della Commissione Bilaterale a capo del Governo del nostro Paese. È forse casuale? Non è piuttosto funzionale a costruire un sistema economico italiano con al centro il monopolio delle banche e gli affari, assolutamente indifferente alla persona umana? Esiste ancora il sogno dell’uomo giusto, finalizzato ad avere un mondo giusto per tutti? C’è da pensare di no. Non può esistere, considerate le condizioni in cui ci troviamo a vivere. Purtroppo, abbiamo una situazione diffusa di uomini in crisi; di uomini fortemente in crisi che, per rigenerarsi, hanno una grande difficoltà ad incamminarsi sulla via giusta, avendo la certezza di sapere acquistare la necessaria consapevolezza di sé e dare prospettive certe di futuro ai figli, sempre più dal futuro negato. Come salvarci dal disastro già da tempo annunciato? Prima di tutto, per uscire dalla crisi, occorre che il nostro Paese, dal Nord al Sud, attivi al meglio i suoi processi di crescita cosa questa, assolutamente non facile. È, altrettanto, importante, creare le condizioni di uno sviluppo partecipato, dando il più possibile ascolto ai silenziosi di sempre. È importante evitare che la recessione in atto, provochi l’aggravarsi del disagio sociale in situazioni e condizioni di disagio estremo, per altro già gravi ed assolutamente intollerabili. Le famiglie italiane sono atterrite per le tasse ormai insostenibili; sono, altresì, atterrite dalla condizione, di una politica fannullona e dei tanti banchieri e finanzieri d’assalto che vanno costruendo per sé e solo per sé, il grande miracolo italiano del capitalismo finanziario, assolutamente indifferenti alla mancanza di crescita che sta facendo affondare l’Italia, sotto il grave peso di una speculazione che ne strangola l’economia. Come si può uscire dalla crisi e risollevarsi, se l’Italia, il nostro paese, ha la più alta percentuale in Europa di senzalavoro ed una produzione industriale a caduta libera che, nel 2011, ha raggiunto risultati da allarme rosso, con un calo annuo di oltre il 7%? Siamo ormai al capolinea. La politica italiana ha saputo costruire questo bel capolavoro, regalandoci condizioni da “futuro negato”. Occorre invertire la rotta; occorre pensare positivo e nel tentativo miracolistico di evitare che crolli tutto, occorre fare tutti gli sforzi possibili, per promuovere la crescita. È, assolutamente necessario farlo, per evitare che l’Italia affondi. Bisogna responsabilmente e con forza agire e reagire alle speculazioni finanziarie in atto che, altalenandone gli andamenti, strangolano la nostra economia, determinandone l’inevitabile fallimento. Ma chi sa e può, perché non si rimbocca le maniche e si mette al lavoro, facendo il proprio dovere così come si attendono gli italiani onesti tartassati ed ormai in croce per il promesso obiettivo di “salviamo l’Italia”? Oggi, cari governanti, cari tecnici montiani, l’Italia è in recessione; è in grave recessione. Per questo nel nostro paese si muore, così come dimostrato dai suicidi dei tanti che decidono di farla finita con la vita. È un fatto assolutamente grave, che deve far riflettere tutti; è una condizione umana e sociale dalla massima considerazione; ogni suicidio italiano pesa fortemente sulle coscienze di noi tutti. Nessuno, ma soprattutto chi comanda questo nostro Paese, può dimostrarsi indifferente ed affidarlo alla sola cronaca come un semplice fatto privato di normale vita italiana. Non è così; non è questo il comportamento giusto. Oltre che umana, tanta umana comprensione, occorre riflettere e dare risposte responsabili, affinché non succeda mai più; i suicidi di Stato, non vanno dimenticati, ma vanno attentamente considerati come la punta più alta di quell’jceberg del disagio sociale, da cancellare, dando fiducia di futuro ai tanti che non ce l’hanno, per cui scelgono l’innaturale strada della morte sulla vita. Questo ci cade addosso, per colpa della politica che non ha saputo governare; questo succede nel nostro Paese, oltre che in Grecia, perché le famiglie italiane hanno sempre più paura del futuro, visto incerto, nebuloso e senza prospettive. Tasse, corruzione, politica fannullona, banchieri e finanzieri d’assalto, sono i punti forti dell’attuale miracolo italiano. I partiti italiani, per come si comportano, sono purtroppo, sempre più visti come il regno del male; sono l’inaffidabile e pericoloso regno del male. Presidente Napolitano, siamo al fallimento Italia. Tutte le ricette possibili dei grandi economisti non ci hanno evitato la recessione con cui, saremo costretti a convivere per tempi prevedibilmente lunghi. Gli italiani, traditi ed abbandonati a se stessi, non ce la fanno più; proprio non ce la fanno più (i suicidi di italiani in croce, sono l’evidenza della grande disperazione italiana). Presidente, che possiamo promettere agli italiani, ai tanti italiani in difficoltà, per evitare che il “giardino Italia”, diventi sempre più ed in larga parte il “cimitero Italia”? Se anche Monti ha tragicamente fallito e non poteva che essere così, che cosa ci sarà dopo? Chi, chiamato al capezzale del nostro Paese morente, potrà salvarci? E i partiti, chi li cambierà, facendoli diventare strumenti di democrazia partecipata, con il pieno coinvolgimento del popolo sovrano ed attivo protagonista di uno sviluppo sostenibile, capace di garantire non solo il presente, ma anche il futuro dei nostri figli? Caro Presidente, cari partiti italiani, il tempo della tolleranza, della sopportazione e della disponibilità dei deboli per i forti, è un tempo ormai scaduto. Chi deve urgentemente prenderne coscienza, per il bene di tutti, lo faccia e presto; che non si tiri più a lungo la corda. Logora, com’è, si potrà spezzare, anzi sicuramente si spezzerà. Noi italiani, forse, ma non so fino a che punto, in controtendenza, vogliamo meno economia e più UOMO; meno tecnocrazia e più Stato di diritto capace di difendere i cittadini e non solo le borse o il monopolio delle banche che, assetate come sono di ricchezza certamente non hanno al centro del loro agire il bene dell’uomo ed ancor meno, il futuro dell’umanità. Al centro del mondo c’è l’uomo come ci insegna la storia; è l’uomo e solo l’uomo a potersi salvare e ad avere una sua continuità naturale; l’uomo dalla civiltà contadina è passato indenne alla civiltà industriale, facendo il proprio bene e, insieme agli altri, il bene dell’umanità. È così, altrettanto insieme, ha vissuto il passaggio dalla civiltà industriale alla civiltà post-industriale. Anche l’attuale potere del capitale finanziario passerà, come passeranno i nuovi padroni che vincitori nel periodo del neoliberismo, come classe economicamente dominante alleata dei poteri forti della politica, per tornare oggi ancor più, come vincitori d’assalto, facendo in modo che i poveri siano sempre più poveri ed i ricchi sempre più ricchi. Ma anche questo passerà; anche questo sconquasso umano sarà uno sconquasso a termine. Non sarà assolutamente cancellato l’UOMO con i suoi saperi, le sue idee, la sua creatività in quanto motore delle cose umane; l’uomo è centrale alla vita sulla Terra, così come saggiamente pensato dal sociologo-filosofo  francese Edgar Morin, che pone la centralità dell’uomo e la cultura antropologica in quanto cultura prevalente, la sola ad essere capace di capire e di regolare l’equilibrio della vita sulla Terra; ciò che ne è al di fuori, come l’economia, è unidirezionale, per cui assolutamente limitata; assolutamente dalle prospettive e dagli orizzonti limitati. La nuova società, sempre più globale, dovrà essere una società basata sulla centralità del bipolarismo UOMO-TERRA; l’uno ha bisogno dell’altra. L’uomo della Terra; la Terra dell’uomo. Azioni umane virtuose e rispettose degli equilibri naturali della Terra, ne rendono più armonico ed equilibrato il rapporto, garantendo in modo certo il futuro umano anche per quelli che verranno. Oggi il mondo è in crisi; è fortemente in crisi per l’uomo sempre più unidirezionale, che pensa sempre più a se stesso, facendo male e facendosi male. Per rigenerarsi e rigenerare il sociale umano di cui fa parte, è assolutamente prioritario che l’ UOMO sappia acquistare consapevolezza di sé. In questa grave crisi italiana  l’unica ancora di salvezza possibile è data dalla cultura, dai saperi, beni trascurati se non del tutto dimenticati dai più; cultura e saperi possono dare al nostro Paese la forza di rinascere e prospettive certe di un possibile futuro dell’uomo che non è certamente quello dei banchieri affidato al solo opprimente valore dei soldi.