Quando l’economia crolla la società si rigenera

Giuseppe Lembo

Dalla Germania di Weimar agli USA del 1929, è il ripetersi di devastanti eventi economico-sociali e di comportamenti umani con forti somiglianze tra di loro. È la storia nel suo percorso ciclico che si ripete. Quello che sta succedendo oggi nel crollo dell’economia, non è un evento nuovo e senza precedenti. È la storia che si ripete nella sua ciclicità di corsi e ricorsi. La storia come maestra di vita che viene incontro alla conoscenza degli eventi umani così come accaduti, può anche oggi venirci incontro ed insegnarci molte cose, utili alla determinazione dei comportamenti umani che ci riguardano molto da vicino. È maestra di vita soprattutto per le nuove generazioni che di fronte ai problemi, assumono atteggiamenti spaventati, rissosi, con cambiamenti repentini non sempre saggi ed utili risposte al disagio esistenziale improvviso ed imprevisto per cui si è sempre più  incapaci di agire e reagire correttamente. Sono soprattutto i giovani i più preoccupati; i più indecisi e deboli; di fronte alle difficoltà hanno terrore del futuro. E così i figli del benessere in Italia e non solo in Italia, ma anche in Europa e nell’intero Occidente, smarriti come sono, devono necessariamente fermarsi A riflettere, a riconsiderare la propria vita, a capire come comportarsi, perché nonostante tutto e prima di tutto, in un periodo di grave crisi economica e di recessione con rischio crescente di default, il futuro, non è assolutamente un’invenzione lontana, ma un progetto d’insieme vicino che è unicamente nostro; il futuro quindi è nelle nostre mani. Prima di tutto bisogna evitare di assumere comportamenti isterici, dimostrando di avere solo terrore del futuro. Evitando atteggiamenti inopportunamente rissosi e/o inutilmente estremistici, bisogna umilmente mostrarsi attenti al lavoro, al risparmio, al mondo della natura ed ai legami con le radici, con la propria appartenenza ed i saperi, il lievito per un futuro diverso e per molti aspetti anche migliore. Ma oltre a Weimar ed alla Grande Depressione Americana, anche in tempi recenti, in singoli paesi abbiamo assistito a momenti di grave crisi economico-finanziaria; dall’inverno del malcontento in Gran Bretagna alla caduta finanziaria dell’Asia a fine anni novanta, alla crisi argentina di dieci anni fa, è tutto un susseguirsi di fattori di crisi economica a cui il mondo è assolutamente abituato a convivere. E noi non saremo gli ultimi né come Italia, né come altri paesi europei fortemente esposti al pericolo fallimento. La prima è più importante cosa è la giusta cura del male; idee nuove e comportamenti virtuosi, le prime medicine utili per una buona cura. Osservando i diversi comportamenti avuti nelle passate aree di crisi verifichiamo una diversità di risposte; dal rifiuto del rischio in America, all’attrazione per il rischio addirittura insensato come in Germania dopo Weimar. Quale dovrà essere, come europei e come italiani, il nostro comportamento per meglio rispondere alla crisi? Occorre cambiare; occorre saper ricercare e fare propria una diversa convivenza civile ed economica; occorre evitare estremismi e situazioni di inopportuna rissosità. Occorre, soprattutto, più umanità, più solidarietà umana verso quelle fasce sociali sempre più deboli che, con la crisi in atto, si sentono disperatamente sole ed in crescente difficoltà per campare. Ma occorrono anche importanti riforme strutturali; occorre la politica, una buona politica capace di gestire responsabilmente il presente, pensando anche al futuro ed ai diritti oggi assolutamente negati di quelli che verranno. Occorre, per fare bene tutto questo, capire i tanti errori commessi, sapere bene considerare le crisi economiche del passato ed assumere responsabilmente tutti quei comportamenti virtuosi, necessari da parte di tutti, per tirarci fuori dal pantano. L’Italia ammalata umanamente e socialmente, l’Italia in grave crisi economico-finanziaria, l’Italia senz’anima politica ed a caduta libera nei valori, assolutamente indifferente ai più, deve trovare la forza d’insieme per rialzarsi e risalire la china; deve saper dire basta e cercarsi la sua primavera, per quel cambio di stagione con aria pulita e respirabile che, purtroppo, non c’è e di cui in tanti avvertono l’esigenza; tantissimi italiani perbene, fortemente immalinconiti e disperatamente chiusi in se stessi, vogliamo anche per il nostro Paese, un mondo nuovo; un’umanità nuova; una società più pulita e solidale. Come ci insegnano le crisi del passato, per affrontare e ben superare l’attuale crisi economico-finanziaria e soprattutto sociale, occorrono comportamenti responsabili; occorre una metamorfosi delle attitudini e delle abitudini di ciascuno; occorre saper pensare positivo; occorrono idee nuove; occorre una forte dose di fiducia, sia individuale che collettiva, nei confronti del futuro. Occorre, vivendo in una condizione di umanità allargata e dalle dimensioni universali, una visione nuova dei rapporti con il mondo, a partire dai rapporti con l’Europa, dove deve venire necessariamente fuori l’anima dei popoli d’Europa, per un insieme solidale, non solo formale e/o ancora peggio, egoisticamente attento solo a se stessi, indifferenti al destino degli altri. È da questi mali individuali e collettivi che nascono i mali d’Italia; è da questi mali che bisogna necessariamente uscire, per poi ripercorrere strade nuove basate sull’impegno individuale, sulla coesione sociale, sulla produzione delle idee, sulla normalità pubblica e privata, sulla solidarietà, sulla forza della cultura e sulla cultura del fare, organizzandosi ed organizzando un nuovo sistema produttivo basato sulle risorse effettivamente disponibili. Siamo in depressione economica; siamo, soprattutto, in grave depressione umana e sociale. Bisogna assolutamente uscirne; per uscirne, come ebbe a dire Franklin Roosevelt nel marzo del 1933, l’anno peggiore della Grave Depressione americana, bisogna cambiare mentalità; bisogna non aver paura, quella paura che diventa terrore che paralizza gli spazi necessari per convertire la ritirata in avanzata. Le parole di Roosevelt hanno in sé la grande forza per farci riflettere e trasformare anche da noi in Italia la ritirata in avanzata. L’economia in crisi da default, con una società in ritirata, priva com’è di vitalità e di valori sia individuali che collettivi, rappresenta i termini della grande, attuale crisi italiana. Una questione aperta che ci rende in tutti i sensi vulnerabili e senza futuro. Una questione da affrontare subito, se si vuole uscire dalla grave crisi umana,sociale ed economica che fa male a tutti noi, in quanto fattore di profonda disgregazione e separazione sia tra italiani che sono unicamente attenti al “si salvi chi può”, sia tra europei rissosi ed indifferenti ai diversi destini di ciascun popolo facente parte dell’unione. Il crollo di uno o più stati è devastante per tutti gli altri Stati; ma sarà soprattutto il sempre più possibile crollo italiano a rendere inevitabile il default europeo, Germania compresa. Cara Italia, smettila di farti male e recupera con forza la tua dignità perduta, riprendendo la strada smarrita del fare comune; è l’unica possibile, per guardare con fiducia al futuro. Cara Italia, è importante pensare ad un intervento d’avanzata che metta definitivamente da parte la rassegnazione della ritirata. Le condizioni ci sono per guardare con fiducia al futuro; occorre utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili e soprattutto occorre realizzare al meglio tutte le risorse umane e del lavoro che hanno fatto grande l’Italia nel mondo. Questo devi necessariamente saper fare, cara Italia. Se lo fai, avrai un futuro diverso; diversamente, segnato e da fallimento inevitabile per tutto l’insieme sociale in crisi, ma non morto. Anche tu, cara Europa, nella prospettiva sempre più allargata di Europa-mondo, se ci sei, batti un colpo e sapendo interpretare i sogni di tutti gli europei, guarda al di là della crisi e del solo euro visto come il grande punto di arrivo della costruzione comunitaria. Non è così e non è questo il solo futuro dell’Europa dei popoli, uniti in un insieme che, prima di tutto, deve essere un insieme di valori, di cultura, di saperi, di impegno e di tanta creatività e non solo di economia e di euro moneta unica che tradisce la sua gente, la uccide dentro, ma non solo dentro, segnando, tra l’altro, anche la via del suicidio di tanti che, sentendosi traditi ed abbandonati, preferiscono mollare; preferiscono uscire di scena, convinti come sono, che la vita è un calvario e che, assolutamente non vale umanamente viverla, perché al di là della siepe, c’è il NULLA.

 

                                                                                               

 

Un pensiero su “Quando l’economia crolla la società si rigenera

  1. Analisi storica e contenuti ineccepibili. Un solo dubbio: l’uomo di oggi ubriaco di benessere è sostanzialmente l’uomo del 29? Se fosse diverso come temo (basta vedere i modelli educativi dei figli) temo che più che rigenerarsi diventerà un uomo violento. Spero di sbagliarmi.

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