Kijana, giovane
Essere giovane è bello. Ci sono tanti sogni da realizzare. Si pensa che il futuro è a portata di mano. Poi, cominciano i problemi. Non ci sono soldi in casa. La scuola è importante, ma il diploma non porta da nessuna parte. E allora cosa fare? E’ quello che chiedevo ai giovani in Africa e che chiedevano anche a me. Mi ricordo che in Congo Rd, una delle cose che i giovani volevano fare era di arruolarsi nell’esercito o nei servizi segreti, così avrebbero potuto farsi un po’ di soldi…magari alle spalle dei poveracci. E poi, c’era sempre il desiderio di venire in Europa, perché le televisioni e i giornali facevano vedere che là c’erano tante possibilità. E quando io dicevo che anche in Europa c’erano dei problemi, dei poveri, chi aveva perso il lavoro, mi guardavamo meravigliati. Ma quello che a loro piaceva di più era il vedere che qualcuno si interessava di loro, dei loro problemi, che cercava di far qualcosa per e con loro. Non era solo un discorso religioso (impegnarsi in gruppi di apostolato), ma anche divertirsi insieme. Avevamo sistemato un terreno per il calcio e lo avevamo fatto tutti insieme. E così si facevano delle partite, non solo dei ragazzi, ma anche delle ragazze e dei papà e delle mamme. Era un modo per stare insieme. Per la scuola, invece, c’era sempre l’eterno problema della corruzione. Se vuoi andare avanti, devi collaborare (soldi o in natura, soprattutto per le ragazze). Qualcuno poi si lasciava “imbrogliare” dalla politica, si “vendeva” per qualche soldo, una maglietta, una bottiglia di birra per fare pubblicità al candidato di turno, che appariva e poi scompariva. E dei giovani poi nessuno si interessava, solo per i grandi discorsi per la giornata della gioventù e la festa nazionale. Servivano per fare le sfilate, gli si dava qualche premio, ma soprattutto dovevano scandire slogan al potente di turno. Alcuni poi, finivano male, cioè nella violenza (quanti banditi giovani c’erano in carcere), nella droga, nell’alcool. Che tristezza. Invecchiavano prima del tempo. Tutti dicono che i giovani sono il futuro del mondo. Allora perché si mettono delle barriere? I giovani africani mi hanno insegnato che si può credere nel futuro, se si crede, si gioisce e si soffre con loro.