Donne allo specchio: Zoe, Jennifer, Nadia

Giovanna Rezzoagli

Zoe Haratounian, Jennifer Hintlesham e Nadia Blake sono le tre protagoniste del romanzo thriller “Sotto la pelle” scritto da Nicci Gerard e dal marito Sean French, i due giornalisti inglesi che pubblicano le loro opere sotto o pseudonimo di Nicci French. Queste tre giovani donne sono ovviamente personaggi di fantasia, come lo è la trama del romanzo, eppure non è difficile rispecchiarsi nelle loro paure e nella loro fragilità, soprattutto se si considera che il romanzo di cui sono protagoniste è datato 2001, quando in Italia termini come “Stalking” e “Stalker” erano del tutto sconosciuti. La trama, come in ogni thriller che si rispetti, è incalzante e coinvolgente. Per chi legge non è difficile avvertire la paura di Zoe quando inizia a ricevere folli missive che le preannunciano la morte, sentire il passaggio da una blanda irritazione per ciò che all’inizio viene interpretato come uno scherzo di pessimo gusto sino a giungere al più cieco terrore che deriva dalla certezza di essere davvero in pericolo, e che il pericolo può avere il volto di una persona molto vicina… Per Jennifer la situazione è simile, ma lei è più adulta di Zoe, è la moglie di un facoltoso avvocato nonché la perfetta madre di tre ragazzi, è una donna molto bella, curata, lo stereotipo della donna socialmente arrivata, eppure si scoprirà fragile e terribilmente sola quando anche lei inizierà a ricevere le stesse lettere… Nadia è giovane, piena di vita, solare. Anche lei inizia a ricevere le lettere che le annunciano di essere la prossima vittima, la donna che ora è sotto stretta osservazione del sadico che aspetta solo il momento in cui la paura si è insediata sotto la pelle delle sue vittime… I romanzi di Nicci French sono sicuramente destinati a lettori adulti, narrano storie a tinte forti, tracciano profili spaventosamente realistici e sono indiscutibilmente curati da un punto di vista sia psicologico che psicopatologico. Non si trovano sciocchezze in questi romanzi, tutt’altro. Letto dieci anni dopo l’uscita in Italia, questo libro suscita riflessioni ben più amare. Oggi si parla abbastanza apertamente del fenomeno stalking, gli stalkers in carcere ogni tanto ci vanno, qualche volta ci restano. Nel frattempo la vita di migliaia di donne viene pesantemente segnata, quando non viene spezzata per sempre, da soggetti psicologicamente disturbati. Ci vuole poco a catturare l’attenzione di uno stalker e ritrovarsi ad indossare le scomode vesti della vittima. Anche se per pochi mesi è accaduto anche a me direttamente. Avevo appena iniziato a lavorare presso una casa di cura esclusivamente nel turno notturno, e nessuno si era premurato di avvisarmi che ogni tanto telefonava un “matto” dicendo oscenità varie a chi rispondeva. Nulla di che, succede spesso nelle case di cura. Per la prima volta il turno notturno era coperto da una donna, e allo stalker in questione non è parso vero poter passare dalle oscenità alle minacce vere e proprie. L’amico era furbo: telefonava e aspettava di vedere se in turno vi era il mio collega maschietto, in quel caso riappendeva, oppure se rispondevo io e allora via col repertorio. Una sera in cui ero arcistufa, anziché riattaccare gli ho risosto chiaro e tondo di finirla con le parole e di metterle in pratica le sue minacce, se ne aveva il coraggio: ha riattaccato lui. Il poveretto tuttavia è stato rintracciato e perseguito per molestie: telefonava dalla provincia di Pavia fingendo di essere a Sestri Levante, luogo in cui era stato probabilmente in vacanza. Col senno di poi mi rendo conto di essere stata imprudente e fortunata, anche se in realtà non ho mai corso un reale pericolo. La cronaca ci insegna che sempre più spesso gli stalker diventano pericolosi sul serio e il rischio non va mai sottovalutato. Tuttavia è bene riflettere che molto spesso dietro ad un persecutore si nasconde un vigliacco che crede di essere qualcuno in quanto capace di spaventare chi crede più debole. Premesso che è sempre necessario tutelarsi denunciando alle forze dell’ordine ogni tentativo di abuso e di minaccia, anche quando è ben nota l’identità del persecutore e forte è il timore di ulteriori ripercussioni, è utile ricordarsi che è saggio non mostrarsi deboli. Questi soggetti si alimentano della paura altrui e traggono piacere del potere che esercitano nel condizionare la vita delle proprie vittime. Ogni essere umano, maschio o femmina che sia, appartiene solo a se stesso e nessuno ha il diritto di limitarne la libertà. Quando ciò avviene ci troviamo di fronte ad una delle molteplici forme distorte e patologiche di amore, se in contesto di relazioni di coppia, o di una delle altrettanto molteplici forme di violenza patologica he si originano nel sociale e ramificano nelle menti più psicolabili. Trovare il coraggio in se stesse e scoprirsi più forti non è impossibile, anche se non certo facile. La storia di Nadia, insegna.