I differenziali di competitività in provincia di Salerno
La Camera di Commercio di Salerno, in collaborazione con l’Istituto Guglielmo Tagliacarne ha realizzato lo studio “I differenziali di competitività in provincia di Salerno” con l’obiettivo di quantificare i maggiori costi sostenuti dalle imprese salernitane, causati da diseconomie presenti sul nostro territorio, rispetto ad imprese analoghe localizzate in altre regioni del Centro Nord. Lo studio ha preso in considerazione alcuni fattori quali il costo del credito, i tempi di pagamento della PA, l’illegalità diffusa e i tempi della giustizia, i costi del carburante e del trasporto merci, i costi delle assicurazioni. Per realizzare l’analisi, in considerazione dell’assenza di indicatori ufficiali, perlomeno per la maggior parte di questi aspetti, è stata realizzata un’indagine telefonica presso un panel di imprese della provincia stratificato a livello settoriale e per dimensione. L’indagine evidenzia che agli effetti del ciclo economico negativo si somma agli squilibri strutturali del territorio, generando inefficienze di sistema che si traducono in costi supplementari per le imprese. Il 95,5% delle imprese intervistate ritiene, infatti, che le esternalità negative incidano in maniera significativa sulla competitività della provincia. Dall’indagine emerge come le imprese salernitane debbano sopportare complessivamente oneri aggiuntivi, rispetto ad imprese analoghe localizzate nel Centro Nord, pari al 20% principalmente per il fattore credito, carburanti, energia e inefficienze della P.A. Stando alle stime del panel intervistato, complessivamente tali costi peserebbero sul fatturato delle imprese di Salerno per circa il 29%. In pratica, oltre un quarto del loro fatturato sarebbe annualmente “eroso” da fattori esterni all’attività di impresa vera e propria, fattori che a Salerno costerebbero alle imprese circa un quinto in più di quanto pagato in altre aree del Paese. Risulta il fattore che maggiormente penalizza le imprese locali attraverso l’applicazione di tassi di interesse che, in provincia, risultano significativamente più elevati rispetto alla media nazionale in relazione alla rischiosità creditizia del territorio, legata, tra l’altro, alle soglie di criminalità espressa.
Tab. 2- Tassi effettivi di interesse per rischi a revoca* per localizzazione della clientela nelle province campane, in Campania ed in Italia (III trimestre 2011; valori in percentuale) |
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Famiglie consumatrici |
Imprese |
TOTALE |
Avellino |
5,88 |
8,59 |
8,43 |
Benevento |
8,35 |
9,62 |
9,52 |
Caserta |
6,02 |
9,58 |
9,36 |
Napoli |
6,02 |
8,79 |
7,65 |
Salerno |
6,69 |
9,82 |
9,58 |
CAMPANIA |
6,18 |
9,07 |
8,22 |
ITALIA |
5,53 |
7,23 |
6,27 |
Differenza Salerno/Italia |
1,16 |
2,59 |
3,31 |
*Operazioni a revoca: categoria quale confluiscono le aperture di credito in conto corrente (es. fidi)
Fonte: Elaborazioni Istituto Tagliacarne su dati Banca d’Italia
Al 30 settembre 2011, infatti, la Campania è la seconda regione italiana, dopo la Calabria, per livello del costo del denaro per operazioni a revoca applicato ai prestiti alle imprese, con un valore del tasso di interesse superiore al 9% (contro una media italiana del 7,2%). All’interno della regione, lo stesso costo assume valori altissimi in provincia di Salerno (9,8% per le imprese, il maggiore tra le cinque province), superiori di 2,6 punti percentuali al dato medio italiano. Anche i prestiti al comparto delle famiglie “costano” di più a Salerno: il tasso applicato è pari al 6,7%, quasi 1,2 punti in più della media nazionale.
I tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione
Nel confronto europeo, l’entità dei ritardi mediamente accumulati dei pagamenti della P.A. italiana è circa tripla rispetto a quanto si registra nella media dell’Unione Europea (European Payment Index del 2011). In provincia di Salerno oltre un’impresa su quattro (27,5% degli intervistati) opera con la P.A., per un volume d’affari che mediamente incide sul fatturato annuale per oltre il 30,8%. Secondo gli intervistati, gli enti pubblici impiegano in media circa 12 mesi per pagare i lavori svolti a Salerno su loro incarico, una dilazione che per oltre la metà degli imprenditori (58%) supera la media nazionale.
Soprattutto per le imprese di piccole dimensioni, come quelle che caratterizzano il tessuto produttivo salernitano, un tale ritardo nel saldare il conto significa scarsa disponibilità di cassa (specie in un periodo in cui le banche sono più restie a concedere crediti) e di conseguenza costituisce una tra le principali cause di fallimento e di perdita di posti di lavoro. Il giudizio delle imprese di Salerno conferma l’esistenza di un nesso piuttosto evidente tra usura e ritardati pagamenti della P.A.: per il 22% degli imprenditori i lunghi tempi di pagamento delle commesse pubbliche hanno un peso determinante sul fenomeno usurario, per un altro 63% incidono “molto” (28%) o “abbastanza” (34%).
I tempi della Giustizia
Il costo annuo delle disfunzioni della giustizia civile si configura nella misura dell’1% del PIL nazionale. “La durata stimata dei processi ordinari in primo grado supera i 1.000 giorni e colloca l’Italia al 157esimo posto su 183 paesi nelle graduatorie stilate dalla Banca Mondiale; l’incertezza che ne deriva è un fattore potente di attrito nel funzionamento dell’economia, oltre che di ingiustizia”. (M. Draghi, Considerazioni finali, 31 maggio 2011). Per il 45,5% delle imprese intervistate, i tempi dei processi a Salerno sarebbero più lunghi rispetto alla media italiana. Certamente, parte della differenza di giudizio è imputabile alle diverse esperienze soggettive ma anche alle materie oggetto dei singoli procedimenti. Comunque, secondo gli imprenditori di Salerno, in media, i contenziosi civili in provincia sarebbero più lunghi rispetto alla media nazionale di 12,8 mesi, esprimendo, di fatto, una valutazione abbastanza preoccupante sul funzionamento della giustizia civile nella provincia, certamente non “virtuosa”. Questa variabilità territoriale, oltre ad accrescere il senso di illegalità nel territorio, crea una sorta di iniquo “federalismo” della giustizia, una discriminazione delle condizioni di partenza della competitività per il solo fatto che un’azienda cerchi di recuperare un credito in una regione piuttosto che in un’altra.
I costi dei trasporti e dei carburanti
La rete viaria è di gran lunga l’infrastruttura più utilizzata dalle imprese salernitane per movimentare i propri prodotti. In particolare, oltre otto imprese su dieci (83,5%) ricorrono alla rete stradale per servire i mercati di prossimità, in regione e provincia, mentre quella autostradale viene utilizzata da oltre la metà delle imprese (53%) per servire i mercati più lontani, in Italia e all’estero. La provincia di Salerno pur registrando una dotazione infrastrutturale stradale pari a 116,2, quindi superiore rispetto alla media nazionale (posta pari a 100) presenta una serie di difficoltà e inefficienze che rendono i collegamenti particolarmente gravosi per le imprese. La collocazione dell’autostrada appare molto sbilanciata verso nord, determinando uno scarso se non inesistente sistema di collegamento tra il percorso autostradale e il resto dei comuni della provincia (per esempio tutta l’area costiera e le zone interne del Cilento). Secondo le stime degli imprenditori locali, il divario infrastrutturale incide sui prezzi di acquisto di beni e servizi in misura del 18,5%. Si tratta di una componente del prezzo finale che dipende da fattori esterni, quindi difficilmente comprimibile da parte dell’azienda ma che ne penalizza fortemente la competitività sulle piazze nazionali ed internazionali. Un altro esempio dello svantaggio competitivo che grava sulle imprese salernitane è dato dal differenziale dei costi di carburante tra le regioni italiane. Sulla base dei dati disponibili a febbraio 2012, il prezzo medio del diesel (1,738 euro/litro) e della benzina (1,820 euro/litro) praticato dai distributori della Campania è più alto della media italiana (per il diesel il differenziale è circa un centesimo di euro, per la benzina tre) e anche di quello praticato dalle altre regioni del Mezzogiorno. Sulle differenze di prezzo tra regioni incidono molto le addizionali regionali sulle accise ma anche alcune caratteristiche del mercato locale che possono alterare i comportamenti e le scelte delle compagnie petrolifere, quali la rete di distribuzione dei carburanti, il sistema logistico esistente, la libertà di concorrenza. Gli alti costi dei carburanti rappresentano costi esogeni per le imprese di Salerno particolarmente incisivi per quelle che operano sui mercati più lontani, che devono affrontare anche maggiori distanze di percorrenza per raggiungere le piazze del Nord Italia ed europee rispetto ad aziende concorrenti collocate in territori più vicini- Iniziative che intraprenderà la CCIAA.
L’indagine ha evidenziato alcuni ambiti di intervento ritenuti dalle imprese intervistate prioritari per la Camera di Commercio di Salerno, al fine di ridurre i divari di competitività sopportati dalla provincia.La maggior parte delle imprese (47,5%) ritiene che la Camera di Commercio debba intervenire sui costi del credito, che in Campania ed in provincia sono particolarmente elevati. Un’impresa su tre (34,5%) pensa poi che la Camera di Commercio debba monitorare il costo dei carburanti, mentre il 28,5% del panel suggerisce che l’Ente si adoperi per ridurre e semplificare ulteriormente gli oneri burocratici ed il 17% per accelerare i pagamenti della PA. A queste fanno eco le imprese che chiedono alla Camera un controllo sui costi dell’energia (14,5%) e dei trasporti (13%). “Dallo studio emergono dati significativi circa i maggiori costi che le nostre imprese devono affrontare per ‘stare sul mercato’ – afferma il Presidente della Camera di Commercio di Salerno Guido Arzano – L’Ente camerale intende assumere alcune iniziative concrete per incidere su questa situazione. Chiederemo alla Banca d’Italia e all’ABI di aprire un tavolo di confronto per verificare la corretta applicazione nel territorio provinciale delle recenti direttive in materia di moratoria e di ristrutturazione del debito delle piccole e medie imprese, nonché per eliminare ogni divario territoriale nell’applicazione dei tassi di interesse. Esorteremo le Istituzioni locali, provinciali e regionali, affinché individuino con urgenza le procedure più idonee ad accelerare lo sblocco dei crediti vantati nei loro confronti dalle imprese salernitane. Alla Regione Campania chiederemo di ridurre l’accise sui carburanti che penalizza in maniera insostenibile le attività nel settore dei trasporti e della logistica mentre, ai Comuni della provincia, ai fini dell’applicazione dell’IMU, chiederemo di operare una distinzione tra ‘seconde case’ e ‘immobili di impresa’ al fine di non arrecare un enorme ulteriore carico fiscale alle imprese”.