La Cassazione apre ai gay

Angelo Cennamo

Dopo l’annullamento della condanna di Marcello Dell’Utri, con quella clamorosa requisitoria del procuratore generale che ha di fatto rottamato l’ambigua formula accusatoria del concorso esterno, la Corte di Cassazione fa nuovamente parlare di sè per un’altra sentenza rivoluzionaria, la n. 4148/12. La prima sezione civile ha infatti affermato un principio giuridico senza precedenti, quello secondo cui gli omosessuali “hanno diritto alla vita familiare” e “ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”. Malgrado non si tratti di una formale attribuzione agli omosessuali del diritto di unirsi in matrimonio ( una sentenza, per quanto autorevole sia, non è una norma giuridica), la decisione della Suprema Corte è destinata tuttavia ad aprire uno squarcio difficilmente rimarginabile all’interno del diritto di famiglia. L’aver stabilito che alle coppie dello stesso sesso deve essere riservato il medesimo trattamento assicurato a quelle coniugate, consentirà, d’ora in poi, alle prime di rivolgersi alla magistratura tutte le volte che si vedranno negare un diritto regolarmente riconosciuto alle seconde, alimentando così un nuovo filone processuale dagli esiti imprevedibili. Basterà la sentenza citata a garantire l’equiparazione tra etero ed omo? O sarà la consulta a dire l’ultima parola, prima che il parlamento decida eventualmente di anticipare i tempi dei tribunali? Lo scopriremo vivendo. Ad ogni modo, la vicenda dei matrimoni tra omosessuali meriterebbe anche altri approfondimenti, che non siano dettati esclusivamente dalle leggi e dalle procedure amministrative. Perchè gli omosessuali, non tutti ma alcuni di loro, sentono così forte il bisogno di sposarsi? Per affermare e legittimare pienamente la loro libertà di amarsi e perchè gli venga definitivamente riconosciuta quella agognata normalità, talvolta negata anche attraverso il semplice sberleffo? Non credo che le cose stiano in questi termini. La verità è che dietro le battaglie, sacrosante, che gli omosessuali hanno intrapreso contro la loro ingiusta ed antistorica discriminazione, si nascondono motivazioni molto più prosaiche dell’idealismo riscattista che anima il folto ed orgoglioso movimentismo gay. Qui non sono in discussione il diritto di essere coppia o quello di potersi amare alla luce del sole, affrancati dal pregiudizio e dalla maldicenza, piuttosto le misere tutele  di un welfare che gioca al risparmio anche con le famiglie più tradizionali, quelle povere, numerose e spesso con disabili. E allora sono l’alloggio popolare e la reversibilità della pensione i totem occulti della rivendicazione più ingannevole, quella che punta dritto al cuore, ma con la mano nella tasca.  

 

3 pensieri su “La Cassazione apre ai gay

  1. @Angelo:

    battuta: a te professionalmente converrebbe pure se si potessero sposare perché poi potrebbero rivolgersi a te per il divorzio 🙂

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