Comuni del Vallo di Diano bocciati. La trasparenza?… “OOPS” sezione non raggiungibile, la pagina che hai cercato non esiste!

In un vademecum elaborato dal Dipartimento per la funzione pubblica vengono elencati, in dettaglio, un insieme di contenuti che un sito web istituzionale di un Ente Pubblico deve necessariamente presentare. Così come previsto dalla normativa: “riforma Brunetta” e norme precedenti. Il documento sintetizza le caratteristiche minime che i siti web dei Comuni avrebbero dovuto, e da tempo, porre in essere al fine di  garantire “ la partecipazione diretta dei cittadini e la massima trasparenza … La trasparenza intesa come “accessibilità totale” trova naturale attuazione [si legge] attraverso la pubblicazione sui siti web istituzionali … delle informazioni concernenti … I curricula, le retribuzioni, i tassi di assenza e di presenza del personale … sono solo alcuni degli elementi essenziali per favorire la diffusione di forme di controllo … “. Elementi essenziali sintetizzati per aree : Informazioni uffici, URP(Ufficio relazioni con il pubblico), Trasparenza valutazione e merito, Modulistica, Albo Pretorio online ecc.; tutte individuabili attraverso un logo e link specifico. Insomma la normativa  chiarisce cosa, come, dove ed in che modo le P.A. devono  pubblicare sulle loro pagine web al fine di  facilitare la reperibilità e l’uso dei documenti da parte dei cittadini, il cui “diritto di accesso” è una forma di partecipazione attiva all’azione amministrativa e, soprattutto, di controllo. Le pagine web dovrebbero rispettare i “princìpi di accessibilità, nonché di elevata usabilità e reperibilità, anche da parte delle persone disabili, completezza di informazione, chiarezza di linguaggio, affidabilità, semplicità dì consultazione, qualità, omogeneità ed interoperabilità.” Ma cosa fanno le amministrazioni locali – in particolare del Vallo di Diano – per facilitare tale diritto e consentire al cittadino di sentirsi rassicurato e tutelato da chi lo amministra? La sezione “informazioni sugli uffici” è si predisposta in 14 comuni su 14, ma solo in tre casi è possibile trovare l’organigramma, in 11 il nome del dirigente responsabile (Il segretario comunale) e in un caso, Sassano, si fa addirittura riferimento ad uno non più in organico. Va, un po’, meglio con le caselle di posta certificata e gli elenchi di quella istituzionale. Solo a Sassano ed Atena Lucana è impossibile conoscere le une e le altre. Non sono pubblicate. La sezione URP è attiva in 7 dei 14 comuni, ma in qualche caso è vuota di contenuti utili. Se poi si clicca sul link – presente in 10 casi su 14 – “Trasparenza valutazione e merito”, quella che dovrebbe farci conoscere la capacità produttiva dei dipendenti, la pubblicazione dei CV, le informazioni relative alle retribuzioni dei dirigenti, consulenti ed amministratori, si scopre che solo 4 comuni rendono noti contenuti ed informazioni – solo a San Pietro al Tanagro integrate dai dati relativi alle indennità percepite dagli amministratori – o, come nel caso di Teggiano e Montesano SM, gli incarichi ai consulenti e relative retribuzioni. Atena Lucana nemmeno la predispone. Le altre sezioni sono formalmente presenti, ma non sempre i contenuti sono aggiornati ed utili a chi cerca di ottenere informazioni e, nel caso di 6 comuni, non è nemmeno possibile fare i certificati on-line. Uno sguardo particolare merita l’Albo Pretorio. Dal primo gennaio del 2011 è obbligatorio pubblicare tutti gli atti prodotti sul proprio sito web. Gli atti pubblicati in forma cartacea non producono più effetto di pubblicità legale. La sezione e presente su tutti i siti dei comuni. E’ possibile consultare le delibere, determine, atti di matrimonio, avvisi ecc. In molti casi gli atti vengono pubblicati integralmente, come dovrebbe essere, con i relativi allegati. Nel caso delle determinazioni, però, è pressoché impossibile risalire ai contenuti, importo o beneficiario. In particolare nel caso di saldi o acconti di incarichi consulenziali. Vaghi riferimenti e numero di protocollo con data. Fine. Si ha l’impressione di essere di fronte ad un escamotage formale, in sostanza, senza dare informazioni utili ai cittadini e soprattutto alla “trasparenza”. In alcuni comuni, poi, il fornitore del servizio di albo pretorio è lo stesso. Stessa interfaccia, servizio fotocopia. Uguali “contraddizioni” comunicative. A lasciare interdetti e’ la gestione della sezione  Informazioni Procedimenti”. Una pagina fondamentale per i cittadini, volta ad indicare termini e scadenze per la conclusione di ciascun procedimento (11 comuni su 14 sono inadempienti), mentre nome ed ufficio del responsabile dello stesso è impossibile da conoscere in 10  su 14. Insomma nel Vallo di Diano la vecchia, ma sempre attuale, pratica dell’elemosinare un diritto, venire accompagnati sottobraccio nell’ufficio preposto, magari dall’assessore di turno pare non essere passata mai di moda. Ed a rimetterci – come al solito – è il cittadino a cui, spesso, è meglio non far sapere. Appare, in questo quadro di “zoppicante” applicazione della normativa sulla trasparenza quantomeno “curioso” il caso di Sassano (unico comune del territorio con un assessorato alla legalità), che sembra aver addirittura schierato una “task force” a tutela e garanzia del principio. Sindaco, “invero già”segretario di Commissione Parlamentare Antimafia, Assessore ad hoc alla legalità – avvocato – e un consigliere comunale con delega alle nuove tecnologie.  Un Ente che non può certo essere accusato di lesinare le energie. I risultati di tanto sforzo volto a fare della trasparenza la stella polare dell’azione amministrativa? Determine pubblicate in modo parziale e pro-forma. Bilanci inesistenti on-line. Sassano, infatti, è solo da qualche settimana che ha aggiornato la sezione su cui era pubblicato il bilancio, risalente all’anno 2002. La pagina non è più, nemmeno, presente. E nemmeno i bilanci, definiti, dallo stesso sindaco “…quanto meno maggiormente attendibili e fondati”.Informazioni sulle indennità percepite dagli amministratori, elenchi dei consulenti con relativi importi degli emolumenti, email uffici, responsabili dei procedimenti, scadenze e termini per la conclusione di ciascun procedimento amministrativo ecc. irreperibili. Inoltre, non è mai stato pubblicato l’incarico – C.V., importi e durata – per esempio, dell’ addetto (unico caso di Comune del Vallo di Diano ad esserne provvisto), assunto in coincidenza dell’insediamento della nuova amministrazione con un ruolo di “Staff del Sindaco”, e nemmeno quello dell’ UTC assunto qualche mese dopo. Senza contare gli incarichi per altre consulenze distribuite dalla stessa amministrazione, regolarmente saldati. Ma a chi? E, se qualcuno volesse accedere alla sola consultazione degli atti? Non gli viene certo precluso. Lo può fare al “modico prezzo” di 50 euro.  Di 30 contenuti minimi, ritenuti fondamentali, il Comune che si propone come esempio e baluardo di “legalità e trasparenza” nell’ambito del comprensorio e che patrocina iniziative in linea con le idee di legalità e trasparenza che sono patrimonio personale … che sta trasmettendo … in questo difficile compito di educazione culturale alla legalità in senso lato…ne pone in essere appena 9 (30%). Una forma di applicazione della legalità intesa in modo, molto, “lato”. O, forse, discrezionale. Un“caso di studio” di “schizofrenia amministrativa con sdoppiamento delle personalità”. Eppure – migliorare si può – basterebbero un po’ meno chiacchiere e qualche “click aiutato” ad andare a buon fine. Una P.A. più trasparente ed accessibile, degna di un Paese evoluto e civile, eviterebbe al “povero cristo” di sentirsi in balìa di funzionari o assessori che lo apostrofano dicendo : “…Ma a lei chi l’ha chiamata… O…  Adesso comandiamo noi!”. Dal monitoraggio dei siti web dei 14 comuni del Vallo di Diano non c’è molto da stare allegri. I passi che ci separano dalla “legalità”, intesa come azione amministrativa quotidiana e rispetto in concreto della trasparenza, non enunciata in forma retorica, più che cento sembrano ancora essere centomila. Infine, non ci resta che riflettere leggendo le considerazioni di  un consigliere comunale che nel suo blog scrive : “la pubblicità della cattiva amministrazione è forse l’unico deterrente in grado di contenere o condizionare la classe politica. E’ leggendo quegli Atti che si vedono i concorsi pubblici truccati, gli inviti a gare di ditte compiacenti che alla fine non si presentano, lasciando così valida la sola ed unica offerta del predestinato a vincere la “selezione” pubblica, l’attribuzione dell’incarico inutile a quel consulente perché parente o amico dell’assessore o iscritto a quel partito politico, l’iter di assunzione nell’ente pubblico del giovane politico senza lavoro che viene messo vita natural durante a carico dei contribuenti … E’ dentro le determine che si vede il pelo sullo stomaco di dirigenti disposti a tutto, anche a sfumare la soglia della legalità, pur di compiacere il volere del loro assessore di riferimento, chi per quieto vivere, chi perché sotto il ricatto di non essere riconfermati nel loro ruolo…”( Fonte: il Guano.it)