Salerno: presentato “Il nulla e il suicidio” di Vitina Maioriello
Sabato 10 marzo 2012 alle ore 16.30 presso il nuovo Centro servizi sociali ‘ Sisaf ’ in via la Carnale nel quartiere Torrione di Salerno, si è tenuta la presentazione del libro ‘Il nulla e il suicidio giovanile‘ , analisi e riflessioni su un fenomeno drammaticamente attuale, di Vitina Maioriello. L’iniziativa è stata promossa nell’ambito del progetto permanente Rete dei Giovani per Salerno , coordinato da Gianluca De Martino e ha visto l’intervento di Maria Di Lieto, referente del Sisaf, Ambrogio Ietto, docente di Scienza Pedagogiche all’Università degli studi di Salerno, e la psicologa e psicoterapeuta Annamaria Merola, oltre ovviamente all’autrice del libro. Vale la pena di vivere? E’ la domanda che da sempre l’umanità si pone e a cui l’autrice tenta di rispondere, attraverso un percorso personale-esistenziale (dall’età di sei anni si è ritrovata su una sedia a rotelle in seguito ad un incidente stradale ), ma allo stesso tempo diventa per lei motivo di ricerca e spunto di riflessioni profonde. Sicuramente parlare di suicidio e informarsi su di esso è il modo migliore per prevenirlo. Il libro di Vitina Maioriello, come ha chiaramente espresso, vuole essere un inno alla vita, una vita che occorre vivere nel modo più sereno possibile, nonostante tutti gli ostacoli legati non solo, come nel suo caso, a una condizione di disabilità, ma anche a forme di depressione o a momenti di ansia, di paura, che molto spesso portano le persone a vedere solo il buio intorno a loro. Chi avrà modo di leggere il libro, si renderà conto che non vuole trattare del suicidio, in particolare del suicidio giovanile, soffermandosi sul suo aspetto tragico, ma vuole considerarlo un’educazione alla vita. Il libro è diviso in vari capitoli, nei primi affronta discorsi filosofici, pedagogici, sociologici, fino a soffermarsi sul lavoro che l’intera comunità dovrebbe fare per combattere il fenomeno, in quanto , se un giovane arriva a compiere un gesto insano, la colpa è sicuramente un po’di tutti perché non siamo riusciti a comprendere e a dare una risposta alle domande che in maniera indiretta egli ci ha posto. Di conseguenza, la vita vissuta è percepita come un peso che provoca sofferenza e l’unico rimedio per non soffrire più è farla finita, perché il giovane non si sente più attore della propria vita. Spetterebbe a noi, in quanto comunità, cimentarci con le emozioni negative dei giovani e tentare di aiutarli ( la famiglia, la scuola, le istituzioni restano le principali agenzie educative, tuttavia spesso non basta ). Il libro è sorretto da svariate ricerche locali che l’autrice ha condotto nel territorio dell’Irpinia, dove il fenomeno è particolarmente diffuso e dove le Istituzioni hanno varato delle iniziative, che poi non sono state portate a termine. Ciò contribuisce ad accrescere il senso di vuoto e di smarrimento in queste persone,che si sentono abbandonate a se stesse. Durante il dibattito,la Dott. Annamaria Merola ha esaurientemente spiegato il modo in cui si può presentare l’istinto suicida nei giovani e da cosa può scaturire. I fatti di cronaca spesso mettono in luce come non sia scontato che il giovane che tenta il suicidio lanci dei segnali. Anzi il più delle volte agli occhi di tutti, chi compie o tenta di compiere questo gesto è apparso come un giovane a posto e solo dopo ci si chiede: – Perché l’ha fatto? La psicologa ha parlato di ‘ mappe ‘ che ci permettono di orientarci nella realtà .Se le modalità di comunicazione sono limitate, scatta una maggiore solitudine, che riduce le possibilità di scelta, e l’unica soluzione per il giovane sembra essersi quella di togliersi la vita. Le mappe possono essere limitate per motivi genetici, ambientali, ma ancora di più esperienziali. E’ fondamentale che ognuno di noi senta la presenza dell’altro, che sia pronto ad ascoltare e che sia nello stesso tempo ascoltato. Ciò che conta è l’atteggiamento e solo avvertendo la presenza dell’altro il giovane si riappropria della sua identità e si sente parte di questo mondo. Il libro, dunque, scava in profondità nel male di vivere che purtroppo quotidianamente attanaglia i giovani, e in maniera autentica esprime la speranza di ritrovare il senso della vita.