Tutti pazzi per Mario

Angelo Cennamo

Il governo del professor Monti ha raggiunto il traguardo dei cento giorni : è tempo di primi bilanci. Il premier in loden gode di buona stampa, lo sappiamo, pertanto non c’è da stupirsi se i giudizi favorevoli degli opinionisti più accreditati sono di gran lunga maggiori rispetto alle dolenti note di qualche redattore che sbraita fuori dal coro. Il bocconiano è stimato e riverito per la competenza e lo stile sobrio, vocabolo tragicamente desueto in un Paese dove gli eccessi e la volgarità sono particolarmente diffusi. Sta di fatto che qualunque cosa faccia o non faccia, l’azione politica di Monti viene sempre giustificata con argomentazioni plausibili e fondatissime! C’è poco da fare : il professore piace a tutti, e la sua trasversalità, per un popolo da sempre diviso e litigioso come il nostro, è un fatto così stupefacente che in molti già pensano di prorogarne la supplenza oltre il 2013. Ma sarà bravo per davvero il nostro premier, o dietro tanta clemenza e adulazione si nasconde qualcos’altro, per esempio, il timore dei professionisti della politica di non essere più benvoluti dai loro elettori? Proviamo intanto a ricordare come ci siamo arrivati al governo tecnico, e perchè al suo posto non ne abbiamo avuto un altro. All’origine di tutto, ricorderete, ci fu il big bang che spaccò clamorosamente l’ex maggioranza del centro destra, giudicata da tutti : granitica e inossidabile. Nel 2008, Pdl e Lega avevano vinto a man bassa le elezioni politiche, e nel 2009 e 2010 anche le europee e le amministrative. Troppa grazia, dovette pensare il presidente della camera, che cominciò allora a scavare la roccia del suo solido raggruppamento con una serie di astiose e reiterate picconate. Lo ricordate l’eco distorto e puntuale di Fini alle dichiarazioni del Cavaliere? Se Berlusconi diceva : “Ma che bella giornata è oggi“, lui rispondeva : “Ma dove? E’ così nuvoloso che tra un pò diluvierà!” In assenza di un’opposizione forte e visibile, quell’insopportabile ed inutile controcanto rappresentò l’unica forma di logoramento a cui poteva andare incontro il governo delle destre. Non solo. Fini si lasciò abilmente trascinare dalle forze di sinistra e dalla grande stampa nel ruolo che fu una volta del cavallo di Troia. Cosicchè, nel giorno del redde rationem – quello del famoso “Che fai, mi cacci?” – l’ex delfino riuscì a farsi passare come l’ultima vittima sacrificale del regime berlusconiano e a guadagnarsi le prime pagine di tutti i quotidiani. Quel giorno iniziò il lento declino del Cavaliere, e anche quello di Fini. Il resto è storia recente. Ma da quel momento furono almeno due i passaggi decisivi, senza i quali l’approdo di Mario Monti a Palazzo Chigi non sarebbe stato possibile. Il primo : la lettera della Bce del 5 agosto del 2011. Con lo spread a quota 500 ed una maggioranza sia pure risicata, ma pur sempre maggioranza, il Cavaliere partì per Bruxelles con in tasca il piano di riforme che Mario Draghi e J.C. Trichet gli avevano “commissionato”  per scongiurare l’imminente default. I burocrati della Ue gradirono la road map del governo italiano ed invitarono l’ex premier a tradurre in fretta quei buoni propositi in un provvedimento legislativo. E qui siamo al secondo punto. Ritornato a Roma, infatti, Berlusconi decise di  inserire le misure che aveva illustrato alla Comunità europea in un decreto legge, ovvero nell’unico strumento che gli avrebbe consentito di guadagnare tempo e di dare una sterzata decisiva alla crisi in atto. Ma questa saggia operazione, che avrebbe segnato un nuovo corso e cambiato la storia,  fu bloccata da Napolitano ( qualcuno ha scritto, su iniziativa di Giulio Tremonti), il quale bocciò l’idea del decreto e costrinse il capo del governo a ripiegare su un maxi-emendamento ad una legge ordinaria : campa cavallo!  La veloce evoluzione della crisi e lo spietato innalzamento dello spread, vicino ormai ad una soglia di non ritorno, costrinsero, alla fine,  Berlusconi a salire al Colle per rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica. A quel punto non c’era molto da fare : o andare a libere elezioni, le quali avrebbero bastonato il centro destra alle urne, e il centro sinistra nel dopo voto ( come le avrebbero applicate, Bersani e compagni, le misure liberiste che aveva chiesto l’Europa?) o varare un governo tecnico di alto profilo, con tutti dentro. Ecco la nomina di Monti. Ma oggi, a distanza di cento giorni da quei momenti così burrascosi, possiamo ancora dire che quella di Napolitano fu una scelta saggia e salvifica? Saggia forse sì, salvifica è da vedersi. Lo speriamo. Intanto il Paese è in piena recessione, le tasse ( già alte) sono diventate altissime, pagheremo nuovamente l’Ici e da ottobre l’aliquota iva salirà di altri due punti, la benzina sfiora i due euro a litro ( e non si esclude che possa arrivare a tre euro). La disoccupazione è cresciuta, l’inflazione idem, la Fiat potrebbe chiudere altri stabilimenti e delocalizzarsi altrove, di liberalizzazioni nemmeno l’ombra, il commercio e le libere professioni sono praticamente al collasso, le famiglie si indebitano sempre di più, non riusciamo a riportare  a casa due militari arrestati per sbaglio in India ( a proposito, dov’è finito Gino Strada?), e tra un po’, oltre le olimpiadi, non potremmo permetterci neppure il campionato di calcio. Per il resto, però, va tutto bene : lo spread migliora ( forse), il prof. colleziona elogi e standing ovation in giro per il globo, e la sua faccia finisce su i magazine più prestigiosi, Time compreso. Ma basteranno, da soli, questi attestati di stima a salvarci dalla povertà? Speriamo di sì, ma il pessimismo della ragione resta sempre in agguato.

8 pensieri su “Tutti pazzi per Mario

  1. una evidente invidia per il professore che odora di naftalina è il tuo incipit. poi più o meno sostieni le stesse cose che non è colpa di b. ma del suo ex delfino, fini, che invece di dimettersi per la casa di montecarlo ha tramato per far cadere il governo. è c’è riuscito. ovviamente lo spread non era colpa del governo ma di una grandissima congiura ebraica internazionale che non sopporta berlusconi ormai amico di famiglia di arabi e dittatori dell’ex kgb.
    poi la ciliegina, ti domandi dov’è strada (gino)?
    ti volevo informare che strada gino è negli ospedali,, dove nel mondo c’è bisogno, a rattoppare la gente rotta dalle guerre dell’amico bush e compagnia.
    voleva però anche informarti che lo spread si avvia ormai inesorabilmente a scendere sotto quota 300 e che anche con questo governo, che sta salvaguardando il centrodestra da una sicura disfatta, il pdl si sta caratterizzando dalla difesa dello status delle televisioni, bloccando la riforma della giustizia ed è salito sulle barricate per difendere i tassisti. ovviamente sono sicuro che state preparando alla grande la solita retorica per il 25 aprile e il primo maggio.
    un poco di autocritica secondo me ti farebbe bene.

  2. @michelezecca:

    più che nella riforma della giustizia, il problema del PDL sembrerebbe risiedere nella legge anti-corruzione.

  3. Gino Strada non è solo un medico, o non ve ne siete mai accorti?

  4. Tutti pazzi per Mario? IO NO!!!
    Ma semplicemente perchè non mi reputo “pazzo”…per nessuno,la “follia” è perdita di senno.Ma “osservatore critico” e “giudice imparziale”,quello sì!

  5. @Angelo:

    Angelo, primariamente (che io sappia) Gino Strada è un medico chirurgo: è stato dapprima un cardiochirurgo che operava in Italia, poi, lo saprai meglio di me, si è occupato (a mio modesto modo di vedere molto nobilmente) di persone ferite in conflitti di guerra. In una occasione ha fatto da tramite per un giornalista rapito (non ricordo né il nome del giornalista, né il giornale, forse La Repubblica, ma non ci giurerei).

    Ora, ripeto: cosa c’entra Gino Strada? I nostri marò non sono stati feriti da mine antiuomo, non sono civili, non stanno in Afghanistan (dove forse si trova ancora Strada) e non sono stati rapiti dagli indiani. Quale potrebbe essere il suo ruolo nella vicenda?

  6. La mia, Billy, era una provocazione : Strada è sempre presente quando degli italiani restano implicati in questioni internazionali. Lo stesso i giornali. La vicenda dei due marò, invece, è stata messa in secondo piano.

  7. @Angelo:

    scusa, non avevo capito. Non sapevo che fosse sempre presente (ricordo solo quell’episodio, mea culpa). La vicenda dei marò se la stanno vedendo gli organi preposti: ambasciatori, Farnesina, ecc.ecc.

    C’è gente di cui si sa ancora meno come la Urru ed altri ancora, molto più “dimenticati”…

    Se penso alla fine che fece Baldoni…

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