Addio Dalla, lupo solitario della canzone d’autore
Inverosimile la notizia che ha sconvolto milioni di fan del cantautore bolognese, passato repentinamente, a 69 anni, dalla vita alla morte nella terra dei Cantoni. Dopo il concerto dell’altra sera, applauditissimo e bissato come sempre, nessuna nube lasciava presagire che Lucio se ne sarebbe andato così, senza preavviso, per il suo cuore, all’improvviso stanco di voler battere. Migliaia d’emozioni, regalate in mezzo secolo di carriera artistica da lui, che non faceva mistero, nel professarsi omosessuale, come religioso, ma in una dimensione universale. nel senso ecumenico, per un afflato fideistico. Dai primi strumenti a fiato, clarinetto, sassofono, alla tastiera, fisarmonica, l’amore per il mare, ereditatogli da quelle frequenti visite a Manfredonia, come per la libertà, essenza della sua esistenza. Come per l’anticonformismo, bandendo ogni sorta di settico schematismo: di convenzione sociale, di perbenismo ingessato. Lui, coppola e barbetta, che pur senza esser mai transitato per i fumi degli spinelli, dal casual look di “Attenti al lupo”, all’ugola spiegata in “Caruso”, perenne sognatore, ammantato di malinconia. Dall’incipiente jazz, alla vita da cantautore, riuscendo a mescolare talvolta il sacro col profano “4 marzo 1943”. Sapendo vivere l’amicizia, detenendola saldamente negli anni: Morandi, Jovannotti, Venditti, Vecchioni e Paoli,,, chi non ha duettato in questi lunghi anni con lui, appropriandosi anche di quel “Caro amico ti scrivo..?” Un vuoto incolmabile la sua assenza…Lucio non ti dimenticheremo per quella tua perenne lacrima di nostalgia, che strugge non solo “dinanzi al golfo di Surriento!” Le tue canzoni? Struggenti, disperate, libere, ironicamente sbirciate dai tuoi tondi occhialini sempre a ritmo della tua bacchetta magistrale, che ha diretto, per l’ultimo tuo Sanremo.
Come ci sono rimasto male, quando me l’hanno detto, nonostante non sia un fan storico, è come se fosse venuto a mancare qualcuno di familiare.