Vallo della Lucania: “Qui c’è un Teatro”

Il prossimo appuntamento con la rassegna “Qui c’è un Teatro”, promossa dall’Associazione Laboratorio Teatrale Permanente, è con il Piccolo Laboratorio Artigianato il 26 febbraio alle ore 10:00 presso il Teatro Comunale di Vallo della Lucania. Un evento inedito ed unico nel suo genere che occuperà tutta la giornata e vedrà i partecipanti impegnati in un workshop, condotto da Eduardo Ammendola, Loredana Stendardo, Paolo Russo, dall’evocativo titolo di “Secondo Fuoco”, in onore al secondo dei fuochi sempre presente in ogni accampamento preistorico di Homo Sapiens.  In tutti gli scavi archeologici il primo fuoco era sempre più grande del secondo ed era circondato da resti di armi, mentre il “secondo fuoco” era quello con intorno giacigli, resti di cibo, forme di vestiario e altro. Si lavorerà cercando di essere questo “secondo fuoco”, che alimentava racconti, passioni, vicinanze e scontri interni alle comunità e alle persone, nell’idea che è naturale e umano preservare lo spazio divertente, divergente e dilaniante, dedicato al rimanere persone vive, che è il teatro. In fondo, il teatro non è altro che l’evoluzione moderna di quel “secondo fuoco” preistorico. E ci piace dire a noi “Sapiens Sapiens moderni” che probabilmente c’è un secondo focolare, smarrito che non si cerca in casa, ma fuori. In serata, le associazioni culturali MAGMAMA’ e ESTASIA e la Fondazione Mimmo Beneventano presenteranno “TENTATA MEMORIA – ORAZIONE CIVILE DI RITO BENEVENTANO”, per la regia di Eduardo Ammendola. Questo non è uno spettacolo teatrale. Forse lo era alla sua nascita, sette anni fa. Questa oggi è un’orazione civile. Immaginate un insolito narratore, in un piccolo angolo di una piazza, in un luogo qualunque, che comincia a narrare una vita, la vita di un uomo eroico e folle, dalla nascita alla morte. La storia/orazione di quest’uomo è inventata di sana pianta, nata di getto dall’immaginario comune composto da mille fatti raccontati di cronaca e di “inciucio”, passando per molti scritti di alcuni uomini e/o poeti del meridione che chissà come si vanno incrostando a volte in posti impensabili delle nostre librerie, camini, scrivanie, cucine. Quegli scritti e quei fatti giacciono, come il sud, (forse beatamente?) nell’oblio e nel disuso da decenni. Da qualche anno forse c’è un risveglio. Ma, al di là del risveglio, il loro racconto scintilla spessissimo nei dopocena, nelle sere di frescura dopo il caldo, e mai ad alta voce per strada. Quello che vedrete è un po’ così: è come se, sazio, un commensale si alzasse, si cercasse una bella panchina sotto un lampione e un rampicante, o semplicemente un posto con un po’ di gente, e ricominciasse a raccontare, ma stavolta a chiunque voglia fermarsi. L’unica vera rivoluzione che manca a tutti i Sud. L’orazione narra come la passione e la vitalità possano, comicamente e tristemente, portare alla morte così spesso, e quasi sempre per strada, soprattutto quando per strada il Pubblico non c’è.  E’ una di quelle storie la cui fine (e soprattutto il cui fine) è sempre stata una strada. E per questo non è uno spettacolo teatrale, ma un’orazione, ospitata provvisoriamente da un teatro.