Sessa Aurunca: Polizia Penitenziaria, altro suicidio del Personale, Ispettore Banda Musicale del Corpo

“Siamo sgomenti e sconvolti. A 48 ore dal suicidio, a Formia, di un Assistente Capo di Polizia penitenziaria in servizio presso il carcere di Roma Rebibbia, abbiamo appreso di un altro suicidio di un appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria. P.M., 41 anni, sposato e con due figli, musicista della Banda musicale del Corpo di Polizia Penitenziaria si è tolto la vita questa mattina nella sua abitazione di Carano di Sessa Aurunca mediante impiccamento. Non sono ancora chiare le ragioni che hanno spinto l’uomo a compiere il gesto estremo. Siamo impietriti per questa nuova immane tragedia, anche perchè avviene a poche ore dal suicidio di un altro collega a Forma e a pochi mesi dalla tragica morte di altri appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio ad Avellino, Mamone Lodè, Caltagirone, Viterbo, Torino e Roma. Oggi piangiamo la vittima di un’altra tragedia che ha sconvolto i Baschi Azzurri, nell’indifferenza assoluta e colpevole dell’Amministrazione Penitenziaria che continua a sottovalutare questa grave realtà. Noi ci stringiamo con tutto l’affetto e la solidarietà possibili al dolore indescrivibile della moglie, dei figli, dei familiari, degli amici, dei colleghi.” E’ il commosso commento di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, la prima e più rappresentativa organizzazione dei Baschi Azzurri. Capece aggiunge: “Dal 2000 ad oggi si sono uccisi circa 100 poliziotti penitenziari, 1 direttore di istituto (Armida Miserere, nel 2003 a Sulmona) e 1 dirigente regionale (Paolino Quattrone, nel 2010 a Cosenza). E otto suicidi in pochi mesi sono sconvolgenti. Da tempo sosteniamo che bisogna comprendere e accertare quanto hannoeventualmente inciso l’attività lavorativa e le difficili condizioni lavorative nel tragico gesto estremo posto in essere. L’Amministrazione penitenziaria, dopo la tragica escalation di suicidi degli scorsi anni – nell’ordine di 10 casi in pochi mesi! –, accertò che i suicidi di appartenenti alla Polizia Penitenziaria, benché verosimilmente indotti dalle ragioni più varie e comunque strettamente personali, sono in taluni casi le manifestazioni più drammatiche e dolorose di un disagio derivante da un lavoro difficile e carico di tensioni. Al DAP abbiamo chiesto particolare attenzione al tragico problema, con la verifica delle condizioni di disagio del personale e l’eventuale istituzione di centri di ascolto con psicologi del lavoro ai quali le colleghe ed i colleghi possono anonimamente ricorrere. Nulla è stato fatto, e i suicidi sono purtroppo costanti. Ma suqueste tragedie non possono e non devono esserci colpevoli superficialità o disattenzioni!”