Conosciamo i Balega (Congo Rd): il padre e le sue cento figlie
Malimengi aveva 100 mogli, piazzate ad ogni angolo della sua immensa proprietà. Ognuna delle sue mogli, in tempi diversi, gli diede una figlia e si trovò, in pochi anni, con 100 figlie: una vera banca. Giunte all’età di marito, Malimengi, con le singole doti, recuperò tutti i beni spesi pper sposare le sue cento donne, anzi molto di più. Dopo aver preso le doti delle 99 figlie, per l’ultima, Azama, la più giovane e la più bella, chiese 100 bestie della foresta. Molti giovani provarono, ma tutti fallirono. Arrivò da molto lontano, finalmente, l’ultimo giovane, Kigumbo, provetto cacciatore e esperto nel piazzare le differenti trappole. Presi gli accordi necessari con Malimengi, il giovane si recò innanzitutto dai più grandi indovini per avere ogni sorta di medicine magiche. Quindi andò nella foresta, con un fucile ultimo modello e con un’infinità di fili e diversi accessori per piazzare il più grande numero possibile di trappole. Era un lavoro immane, ma non si perse di coraggio. Mentre Kigumbo stava terminando il suo lavoro, gli comparì davanti il diavolo in persona, che gli disse:”Nonostante tutti i sortilegi, non riuscirai mai a radunare 100 bestie al fine di sposare Azama”. “Cosa devo fare allora. Io voglio sposare Azama ad ogni costo e devo avere le 100 bestie”. “Io posso darti in breve tempo le 100 bestie, ma ad una condizione”. “Quale?” chiese sorridendo Kigumbo. “Mi devi dare immediatamente il tuo cuore”. “Prendilo pure, purchè possa raggiungere lo scopo della mia vita”. Il diavolo cacciò la mano nella bocca del giovane, scese fino al ventre e ne estrasse il cuore. Preparò un trabiccolo di legni e ve lo posò sopra. Quindi accese il fuoco, aggiungendovi carbone per seccarlo per bene. Poi disse a Kigombo:”Ricordati che devi venire qui ogni giorno ad aggiungere carbone perché il tuo cuore rimanga sempre bel secco e non si deteriori. Se mancherai anche un solo giorno, morirai”. Il giovane diede il suo accordo e subito dopo, 100 bestie, di diversa grandezza, furono intruppate nello spiazzo antistante. Condusse da Malimengi la smisurata dote, sposò Azama, ebbe tre figli e fu felice. Tutti i giorni faceva il lungo tragitto nella foresta per compiere i suoi doveri nei confronti del suo cuore. Un giorno, la cognata più anziana lo invitò a casa per il pranzo. Tanto mangiò e tanto bevve che si dimenticò di andare ad aggiungere il carbone necessario per custodire ben secco il suo cuore. Il giorno dopo venne un gran temporale. E poiché erano ancora sotto i cattivi umori della troppa birra bevuta e soprattutto della kanyanga, del distillato, passò la giornata beatamente nel suo letto. Il terzo giorno, di buon mattino, fu sul posto del suo cuore. Ma, ahimè, era già in preda dei vermi. Il diavolo si manifestò:”Hai mancato all’accordo e morirai. Torna a casa, una ragazza ti insulterà e poi morirai”. Kigumbo rientrò a casa, fece seccare le foglie di tabacco sopra un tegame pieno di sombe, foglie cotte di muhogo, e mentre fumava, arriva una ragazza che, vedendo il suo sombe rovinato, inveì contro Kigumbo. “Se fossi una strega, ti ucciderei”. Il giovane si ritirò nella stanza accanto e morì. La ragazza fu perseguita, giudicata e condannata come strega, causa della morte di Kigumbo. Così va la giustizia in questo mondo.