Le liberalizzazioni inutili
Dopo aver bastonato gli italiani con nuove tasse ed essersi complimentato con Attilio Befera per il recente blitz di Cortina, il professor Monti sta per varare la cosiddetta fase due della sua azione di governo : le liberalizzazioni. Tra i destinatari dei nuovi provvedimenti al vaglio dell’esecutivo spiccano in particolare alcune categorie professionali : i tassisti, i farmacisti e, udite udite, gli edicolanti. Veniamo ai primi. Chi abita a Salerno, piuttosto che a Rovigo o Cosenza, non è certamente un assiduo utilizzatore di taxi. Le dimensioni ridotte di molte città, infatti, inducono i residenti a muoversi in auto, scooter, mezzi pubblici, in bici e, perchè no, a piedi. Ricordo di aver preso un taxi due anni fa : ero appena tornato da Roma in treno; pioveva e, passata la mezzanotte, i pullman non circolavano. Siamo obiettivi : gli habitat naturali dei tassisti sono le metropoli, Milano e Roma su tutte. Ora, sostenere che i dati sul pil e sulla povertà abbiano, negli ultimi anni, superato la soglia critica perchè a Fiumicino è difficile trovare un taxi a basso costo, è una balla alla quale nessuna persona sana di mente può credere. Eppure ogni volta che in Italia si introduce l’argomento “liberalizzazioni”, chissà perchè, si pensa immediatamente ai tassisti; come se questi stakanovisti del volante fossero dei nababbi viziati e privilegiati. In realtà, la loro professione è tutt’altro che raccomandabile : una licenza di guida può costare anche più di 200.000 euro. Poi c’è il costo della vettura, con tutti gli annessi e i connessi : assicurazione, bollo e manutenzione. Senza contare la benzina, che di questi tempi costa al litro quanto una bottiglia di barolo. Si aggiungano pure i rischi professionali : uscire di notte e caricarsi degli sconosciuti non è proprio il massimo, soprattutto per chi a casa ha moglie e figli. Ma più dei tassisti, nell’immaginario delle caste, figurano i farmacisti. E’ dai tempi delle lenzuolate di Bersani che le farmacie sono finite nel mirino della politica : pare che in cima alle preoccupazioni dei nostri governanti ci siano aspirine e pomate più di ogni altra cosa. I bocconiani, esattamente come fece un tempo il gemello di Crozza, vorrebbero estendere la vendita dei farmaci di fascia C anche ai supermercati. Anche questo servirebbe, secondo loro, a far lievitare il tramortito pil e a ridare ossigeno all’economia. Fatto sta che un farmacista non è esattamente un commerciante qualsiasi. Io al farmacista chiedo suggerimenti, mi faccio consigliare prima di acquistare un medicinale, anche quello più innocuo. La farmacia è una sorta di presidio medico di prima necessità : il più delle volte, si va in farmacia per non disturbare il medico, per fare prima ed evitare prenotazioni e code. Allo stesso modo, un farmaco non è paragonabile ad un detersivo : non si possono, in nome del dio mercato, offrire tre viagra al prezzo di uno ad un ottantenne galvanizzato dallo sconto, oltre che dal principio attivo del suo acquisto. Esistono inoltre parametri di valutazione dai quali non è giusto prescindere : dove la mettiamo la dignità professionale? Un farmacista di fianco al banco dei salumi, alla coop – lo dico con il massimo rispetto per i banconisti – non ce lo vedo proprio, nè mi auguro di vedercelo. Si rasenta addirittura l’assurdo quando tra le professioni da liberalizzare si prende in esame quella degli edicolanti. Non si vendono i giornali ( perchè gli italiani rabbrividiscono al solo pensiero di sfogliare qualcosa di diverso dall’elenco telefonico o dalle istruzioni del telefonino) e si attribuisce la colpa ai giornalai? Davvero qualcuno può pensare che i giornali abbiano delle basse tirature perchè non è possibile trovarli in vendita dal salumiere o dal fotografo? Andiamo! Chi crede a certe baggianate o non capisce un accidente di economia o finge di non capire. Io propenderei per la seconda opzione. E allora se proprio al professor Monti sta a cuore la sorte del paese e quella del prodotto interno lordo, indirizzi i suoi sforzi altrove. Negli ultimi quattro anni, il costo dei servizi idrici è cresciuto del 25%. I biglietti ferroviari del 23% e la tarsu del 60%. Si cominci da lì, dai monopoli pubblici, dai potentati delle municipalizzate, dove si annidano le clientele che succhiano il denaro dei contribuenti per offrire in cambio servizi il più delle volte scadenti. Si guardi alla rai, dove vengono ospitati con cachet esorbitanti opinionisti improbabili – per grado di istruzione e per storia personale – o ex campioni dello sport, desiderosi di nuove esperienze mediatiche e professionali, dopo i fasti dei migliori anni. Si vada ad “esplorare” il mondo delle compagnie di assicurazione che, in barba al funzionamento del libero mercato e delle sue regole più elementari, fanno lievitare i costi delle polizze all’inverosimile, anche a scapito di chi non ha mai provocato un incidente in vita sua – e poi ancora le banche, prontissime ad accaparrarsi il prestito di 180 miliardi di euro fatto dalla Bce al tasso dell’1%, ma come al solito lentissime a concedere dei fidi a famiglie e imprese, se non a tassi dell’11 e talvolta del 12%. Si è voluto giustamente liberalizzare l’orario di apertura dei negozi: perchè non fare altrettanto con gli uffici pubblici? Chi di mattina è impegnato a lavoro, potrebbe andare alla posta o sbrigare una pratica all’Inps di pomeriggio, evitando così di prendere dei permessi o di assentarsi dal luogo di lavoro senza dare avviso. Un’ultima annotazione va fatta sui notai, altra categoria presa di mira dalla smania riformatrice di certi liberali dell’ultim’ora. Quanti sanno che per comprare o vendere un immobile non è necessario il loro intervento? Forse certe caste non sarebbero tali se si facesse un pò di informazione a riguardo.
ti leggo sempre. lo faccio con piacere. mi interessa la tua opinione perchè, come questa volta, scrivi di pancia. e all’opposto un poco mi ci rivedo. allora lo sai benissimo che non esistono i parafarmacisti e che nella parafarmacie si sono dei validissimi farmacisti professionalmente molto preparati. sai anche che le parafarmacie sono diffuse su tutto il territorio non solo nei supermercati. quindi non capisco dove vuoi andare a parare sule farmacie. io personalmente toglierei le parafarmacie, farei tutte farmacie, ma consentireri nuove aperture specialmente nelle città
è ovvio che i problemi del taxi è nelle grandi città dove oltre a non fare la ricevuta e a non rispettare il tassametro sono anche pochi. il problema del costo della licenza esiste però, in qualche modo, una volta risolto non ci sarebbe niente di male a consentire una liberalizzazione in questo ambito. e così caro angelo vale per tutte le altre situazioni, anche l’ambito pubblico, e che tu vuoi così fortemente licenziare gli operai che ti sei accecato e quindi non vedi che c’è bisogno di maggiore libertà che pure dici di difendere.
lo so che i tassisti, e i notai, e i farmacisti, sono roba vostra ma un poco di pudore.
il monti ti piace poco perchè lui cerca di fare le cose, a differenza del governo del “rattuso falotico”, senza guardare dove si colpisce geograficamente e nemmeno a chi socialmente. e per uno come te abituato a “contro” un poco ti scombussola.
p.s. io aspetto sempre le elezioni ma la cricca non le vuole.
Veramente Bersani ha liberalizzato il mercato dell’energia elettrica; non mi pare si possa dire che i governi berlusconi I-II-III-IV abbiano fatto qualcosa di simile (e questi erano quelli liberali “di razza” e non dell’ultim’ora!)
Il suo pensiero, avvocato, è più esplicito di quello di Emilio Fede. Questo per lei sarà sicuramente un complimento. Iniziare l’articolo con l’immagine di un premier che “bastona” gli Italiani con le tasse è fazioso.Scusi, ma i “servizi” di uno Stato con cosa si pagano? Liberalizzazioni inutili? Ma è possibile che nella farmacia di una IPERCOOP io non possa comprare farmaci di fascia C? Ma io farei vendere anche quelli di fascia A a meno che lei non mi dimostri che l’abilitazione di un farmacista “figlio di papà” valga di più dell’abilitazione del giovane avvenente della IPERCOOP. Quanto all’ex premier, è stato capace di scovare un solo evasore? Non mi pare. O sbaglio?
Se vuole realmente “farsi leggere” ci vuole misura. La comunicazione è efficace quando il messaggio arriva in un contesto neutro e non così esplicito. Io, personalmente, non sono andata oltre mezzo articolo. Mi sono persa qualcosa?
Cara Elisa, si è persa molte cose.
Ad esempio, la notizia che l’Italia è il paese con la pressione fiscale più alta sulle imprese : 68,5%( Luca Ricolfi “La Repubblica delle tasse).
Si è persa anche che il governo Berlusconi con il decreto Ronchi aveva liberalizzato : i servizi idrici ( il settore meno libralizzato in assoluto), l’energia, i trasporti, lo smaltimento rifiuti ( la tarsu negli ultimi anni è aumentata del 60% – dati del Corriere della sera). Ma al referendum, gli italiani ( immagino anche lei) hanno votato per “l’acqua pubblica”.
Se poi le preferisce illudersi che il pil del paese possa crescere grazie alle aspirine alla coop e a qualche licenza dei taxi in più, faccia pure.
AC
Mi sono persa tutte queste cose? Che peccato, anche se molte di queste le sapevo già. Forse lei non ha capito che non sono né i problemi del paese, né il fatto che siamo supertassati a spaventarmi. Mi spaventano i comunicatori che fanno di un partito politico e di uno squallido personaggio una sorta di “credo”. Sulla mancanza di credibilità dell’Italia ha molto pesato, ritengo, proprio lo spessore morale del personaggio da lei più volte osannato. O mi sbaglio anche su questo? Ragionando con la mia modesta “testa” penso che non è mai tardi per invogliare i giovani all’agricoltura o all’artigianato perché non sono certo il terziario o le aspirine all’IPERCOOP a produure PIL. Ragionando “spicciolo”: “la tua licenza ostacola me ne fare un lavoro come il tuo, lavorando meglio di te e a prezzipiù competitivi”. Io lo chiamo libero mercato e abolizione delle caste. E lei?
Vuole farsi leggere fino in fondo? Eviti di dichiarare la sua “fede”. E’ un buon consiglio e come Oscar Wild le posso dire che “dispenso sempre buoni consigli: che altro potrei farmene?”.
Se lei mi leggesse fino in fondo, saprebbe che io non ho nessuna fede. Ho solo riportato un dato di fatto : l’abrogazione, per mezzo del referendum, del decreto Ronchi, il quale aveva liberalizzato i settori meno liberi del mercato italiano, quelli cioè legati ai monopoli pubblici. Mi perdoni, ma nei suoi commenti scorgo solo pregiudizi e valutazioni di tipo etico che nulla hanno a che vedere con la crescita e il pil. Non la spaventa la supertassazione? E come crede che si possa produrre ricchezza ( Pil) se le tasse sono troppo alte? Lo sa che lo Stato italiano deve imprese oltre 90 miliardi di euro? Che degli imprenditori si sono impiccati perchè il ritardo di certi pagamenti li ha mandati sul lastrico? Quali sono le sue preoccupazioni, mi scusi?
AC
Ma di quale energia parla (nella risposta ad Elisa), scusi? L’unica liberalizzazione dell’energia è, che io sappia, il decreto legislativo n° 79 del 16 marzo 1999, che recepisce la direttiva comunitaria 96/92/CE del Consiglio Europeo (19 dic 1996).
Se ce n’è stata un’altra delle stesse dimensioni fatta da un berlusconi I-II-III-IV mi faccia sapere, ma non mi risulta nulla del genere.
Se i governi berlusconi hanno dimenticato di abbassare la pressione fiscale non è mica colpa della sinistra, eh! E se gli italiani votano ai referendum come votano vanno rispettati: chi governa, però, farebbe bene a non nascondersi dietro un dito, trovando delle alternative credibili.
Ma poi dove sta questa liberalizzazione dei trasporti? Io vedo solo compagnie pubbliche oberate di debiti! Ma forse viviamo in paesi diversi!
E dove stava berlusconi quando questi imprenditori erano supertassati e stavano per suicidarsi?
Ma poi l’Italia sarebbe in queste condizioni economiche (crisi a parte) per via del decreto Ronchi? Ma come si può credere ad una cosa del genere? Qui stiamo difendendo gente che non ha liberalizzato un bel niente, caro signore!
@Elisa [primo intervento]:
a chi scrive l’articolo non è richiesto alcun equilibrio, in quanto è evidente che con l’articolo egli esprime un proprio punto di vista. Giacché questo è uno spazio privato e non un canale RAI (dove ci si attenderebbe una qualche forma di imparzialità, in verità mai raggiunta), non vedo problemi: così come circolano le idee di Cennamo su questo sito circolano quelle di altri, che magari non la pensano come lui, ma come lui scrivono degli articoli ispirati a quelli che sono i propri valori, credo, ecc.ecc. Tu puoi altrettanto liberamente, come pure hai fatto, controbattere a quello che dice.
Mi permetto di insistere. Il decreto Ronchi aveva liberalizzato i monopoli delle società municipalizzate, le quali, ancora oggi, gestiscono i seguenti servizi : trasporti, acquedotti, energia, smaltimento rifiuti. I settori appena indicati sono quelli meno liberlizzati in assoluto, oltre i cartelli assicurativi e bancari. E’lì che si disperde il denaro pubblico e si annida il clientelismo che ostacola la crescita ed il libero mercato. Se lei, così come la sua “amica” Elly, è davvero favorevole alle liberalizzazioni, mi dica come ha votato a quel referendum. Poi ragioniamo del resto.
AC
@Angelo:
ma non era stato abrogato un solo articolo del decreto Ronchi?
Tutto. Gli italiani furono truffati da una pubblicità ingannevole : Berlusconi vuole privatizzare ( anzichè liberalizzare ) l’acqua.
AC
@Angelo:
scusa, Angelo, io adesso non ricordo bene la questione del referendum, al quale mi sono applicato insolitamente poco. Ma questa guida dice che il primo quesito si proponeva di abrogarne un articolo: http://www.ilpost.it/2011/06/03/guida-ai-referendum-abrogativi/