Il grande imbroglio

Angelo Cennamo

Il governo Monti prende forma e sostanza. Il neo presidente, dopo aver concertato con 34 gruppi parlamentari, parti sociali e propaggini varie, alla maniera dei vecchi lader democristiani, ha sciolto la riserva e presentato la lista dei ministri. Sono tutti tecnici di alto profilo, perlopiù professori e banchieri, alcuni dei quali con la stessa matrice bocconiana del loro capo. Più che una squadra di governo sembra il cda di una multinazionale o, se preferite, un consiglio di facoltà. Il professor Monti non si discute : è una figura di tutto rispetto, con un palmares ricco di successi internazionali. Il nostro presidente è senza dubbio tra i 5 o 6 italiani più apprezzati all’estero, e la credibilità, in politica soprattutto, è una risorsa inestimabile. Non ci piove. Non sono tuttavia le competenze professionali o le credenziali politiche del nuovo premier ad essere in discussione. Piuttosto il metodo e le motivazioni sottese all’operazione “governo sicuro”, così come ci è stata propinata, nel solco di procedure fortunatamente desuete. Monti doveva commissariare la politica ( così ci era stato detto), ed invece, viste le confabulazioni preparatorie, abbiamo l’impressione che sia accaduto il contrario. E se il nuovo presidente, ne siamo sicuri, sarà all’altezza dell’arduo compito ricevuto, ci sarebbe piaciuto, ad ogni modo, che la pagnotta se la fosse guadagnata sul campo, ovvero sudandosi i voti dei suoi governati. Invece non è andata così. Ed è un vero peccato, perchè la democrazia è una cosa seria, una conquista civile alla quale non è possibile derogare, neppure nei casi eccezionali, che poi tanto straordinari non sono. Cosa intendo dire. Dico che gli italiani in questi giorni di fibrillazione borsistica sono stati al centro di un grande imbroglio. Una trappola gigantesca dentro la quale sono finiti Berlusconi e il suo esecutivo, mai sfiduciato in parlamento, e milioni di elettori traditi da un inganno finanziario, costruito ad arte dai soliti circuiti mediatici ed oligarchici. “Berlusconi è stato sfiduciato dallo spread” avevano sentenziato i soloni. Ma con Monti lo spread resta alto, altissimo, a dimostrazione del fatto che con o senza il Cavaliere le borse reagiscono allo stesso modo. E perchè mai? Presto detto : al centro di questo vortice speculativo non c’è la politica italiana, ma l’euro e la Bce. La magagna allora non è a Roma, ma a Bruxelles e a Francoforte. Chi investe nei titoli degli Stati europei pretende giustamente delle garanzie, esattamente come accade negli Usa o altrove. Ma lì a garantire gli acquisti c’è, in ultima istanza,  la Federal Reserve. In Europa, invece, un prestatore finale non l’hanno ancora inventato : non lo è il governo europeo ( che non esiste) e non lo è la Bce, istituto al quale stanno a cuore più gli interessi della Germania che dell’Europa intera. Come si può pensare allora che ci siano in giro degli investitori così ottimisti da acquistare dei btp o altri titoli, quando gli stessi valori vengono guardati con sospetto perfino dalla nostra Banca centrale? Ma il passaggio più delicato inizia ora, fate attenzione. La Grecia con il suo default è stata la prima delle Nazioni a generare diffidenza sui mercati. Poi l’effetto domino ha investito un po’ tutti, nessuno escluso. A cominciare dalla stessa Francia di Sarkozy, il quale anzichè ridere in casa altrui e pretendere complicatissime ristrutturazioni debitorie, farebbe bene a raccontare ai suoi elettori cosa intende fare per salvare le banche parigine, imbottite di titoli tossici che nessuno vuole più comprare. In Italia, come era logico attendersi, la faccenda si è trasformata in una ghiotta occasione per i soliti facinorosi, quelli cioè che da 17 anni progettano invano la spallata al Cavaliere. Nel belpaese, piuttosto che dire la verità sulla Bce e sul direttorio franco-tedesco che la protegge da ogni tentativo di riforma, si è preferito sceneggiare una balla colossale e spostare il tiro sul già declinante Berlusconi, tanto per anticiparne l’uscita di scena e scompaginare gli assetti politici e finanziari di questi anni. In nome dello spread ( che resta sempre lo stesso) si è mandato a casa un governo legittimato dal voto e sospeso ad interim quella stessa democrazia, che, fino a ieri veniva considerata un valore supremo, e oggi un dettaglio di poco conto.  Fosse accaduto ad un Prodi qualsiasi, si sarebbe gridato allo scandalo e frotte di girotondini sarebbero scesi in piazza armati di costituzione. Altri tempi.

16 pensieri su “Il grande imbroglio

  1. Caro Cennamo,
    rispetto la sua opinione ma ritengo che con il cosidetto grande imbroglio, non perdiamo chissà cosa, in termini di democrazia, di diritti democratici e di legittimazione.
    Il basso respiro delle argomentazioni politiche ascoltate negli ultimi anni, i giuramenti di candidati, i contratti firmati, sono stata merce per telvendite, buona per gli spot pubblicitari che ci giravano dentro, altro che democrazia. Mai, si era vista una nazione legata alla soap opera di un uomo, di una famiglia, di una corte: viali e prati di Arcore, location sarde, castelli romani, battute e cadute di stile e, poi…, magari anche a sua insaputa (io ne sono convinto), combriccole di porci e porcili! Tutto ciò ha funzionato fino a quanto il “dosaggio” delle cose è stato gestibile, poi …., la minestra è diventata indigesta e costosa.
    Ed allora, pezzi dellon Stato, che finop ad un minuto prima, lo avevano riconosciuto come interlocutore politico, economico, industriale e bancario (facendo copiopsi affari con lui), hanno deciso che, come del resto gran parte delle cose, fosse suonata la campanella.
    Ma Monti (almeno per ora), un beneficio lo ha portato a Lei ed a noi che amabilmente ci confrontiamo con Lei: Le ha disincantato da qualche giorno il disco: Bersani, Vendola, Di Pietro.

  2. Per la verità, caro Roberto, non sono sicuro che quel disco si sia “disincantato”. Voglio vedere come voteranno i tre dell’Ave Maria : la flexsecurity, l’innalzamento dell’età pensionabile e la riduzione della spesa pubblica. Così come sono curioso di assistere alle contorsioni del Pdl su Ici, tasse e patrimoniali varie. Come vede, siamo messi peggio di prima.
    Il giudizio che lei ha tratteggiato di Berlusconi come fenomeno da baraccone ci può anche stare. Ma, personalmente, non è questo che mi ha disturbato del Cavaliere. Avremo modo (spero) di confrontarci sulla rilevanza storica dell’ex premier in altre occasioni. Ma il giudizio severo della grane stampa e di certa intellighenzia è falsato dai soliti pregiudizi culturali ch qui da noi sono radicatissmi. Lei crede che il nuovo governo sia composto da 16 Padre Pio? Da generosi uomini di Stato al servizio della comunità per spirito di solidarietà? Passera vuole dare un contributo per salvare il paese? E perchè non ci ha pensato prima, quando la sua banca negava il fido a migliaia di famiglie e di imprese strozzate dalle tasse e dalla crisi? Lei è troppo intelligente e colto per cadere nella trappola della disnformazione dei poteri forti. Mi dia retta. Berlusconi ne ha fatte di stupidaggini, ma, come scrive Ricolfi ( di sinistra) ha mantenuto il 60% delle sue promesse elettorali : nessuno in questo paese ha fatto di meglio, neppure di De Gasperi e i Fanfani ( che hanno governato nella bambagia).

    Buona domenica

  3. @Angelo:

    Angelo, se Berlusconi ha realizzato ben il 60% di quanto programmato e siamo ridotti così, allora o qualcosa non andava nel programma oppure qualcosa non andava nella sua attuazione.

    Ti chiedo: ma tu come ci rimarrai quando il centrosinistra approverà tutto quanto proposto da Monti (voglio dire tutto ciò che teoricamente potrebbe non stare bene al centrosinistra)? Sarai disperato o ti farà piacere? Dico per dire, magari non accade nulla di tutto ciò.

    Sull’ICI direi che il “pizzico” da darsi è bipartizan, dal momento che essa fu dapprima ridotta pesantemente del centrosinistra, poi eliminata del tutto dal centrodestra: però Monti pensa che questa situazione sia anomala perché in tutti i paesi europei pare si paga un equivalente dell’ICI.

  4. Leggete in anteprima quanto Maurizio Blondet ci racconta:
    buona lettura

    “Un triplice colpo di Stato, una mossa coloro che hanno fischiato Berlusconi nel giorno della sua resa. Che sono poi coloro che hanno lanciato monetine a Craxi. I quali sono gli stessi che hanno insultato Mussolini e Claretta appesi a piazzale Loreto, infierendo sui cadaveri. Gli stessi che hanno linciato a Milano Giuseppe Prina, ministro delle Finanze del regno d’Italia napoleonico, quando Napoleone cadde, nel 1814, e non prima. Gli stessi che nel 1647 hanno trascinato per le vie di Napoli il corpo di Masaniello, Tommaso Aniello, che avevano acclamato re pochi giorni prima – portando poi la testa al vicerè spagnolo ritornato dopo la breve rivolta contro le tasse madrilene. Non importano le date, non conta il passare delle generazioni: questo è l’italiano eterno, sempre presente nei momenti più bui della storia come la torma delle mosche sulle carogne. Quello che infuria sugli sconfitti il giorno dopo che gli stranieri li hanno sconfitti. Quello che scalcia i cadaveri, quando non sono più potenti, punendoli della paura in cui li hanno fatti vivere finchè erano potenti. Che insulta i perdenti, e plaude al nuovo padrone straniero. Questo italiano incivile, che vive di paura interrotta da scoppi di ferocia, che esibisce la sua abbiezione, felice di non avere alcuna dignità; questo italiano di una viltà che lo straniero giudica con orrore derisorio, è colui che perpetua il nostro stato di servi. È lui che porta eternamente al potere i Masaniello o i Berlusconi proprio perché sono come noi, ossia inadeguati e, alla fine li vilipende, perchè non vuole dare la sua fiducia ai migliori. Senza pietas per gli sconfitti, non è possibile che una nazione si regga nel mondo con un minimo di dignità. Va bene, a questo italiano diamo una buona notizia. Mario Monti, sì, ha studiato a Yale. È stato commissario europeo per dieci anni, prima al Mercato interno e ai diritti doganali, ossia alla loro soppressione. È stato cooptato sia al Bilderberg sia alla Commissione Trilaterale. Nel 2005 si è concesso la posizione di super-consigliere internazionale di Goldman Sachs. Adesso, nominato senatore dal comunista preferito dagli americani, ci è stato messo sul collo come capo del governo. Anche se non avrà i voti in parlameno, resterà al governo per il prossimo ano e mezzo. Mario Draghi ha il PhD di economia conseguito al MIT, Massachusetts Institute of Technology. Da funzionario del Tesoro, è stato incaricato delle privatizzazioni italiane, che aveva già organizzato sul panfilo Britannia con le banche inglesi, di nascosto, un anno prima. Da allora, mission accomplished, ha seduto in molti consigli d’amministrazione di diverse banche. Dal 2002 fino al 2006 è stato vice-presidente per l’Europa di Goldman Sachs. Forte di questo conflitto d’interessi, è stato nominato governatore della Banca Centrale Europea, BCE. Loukas Papademos, nuovo primo ministro greco, è anch’egli diplomato al MIT. È stato docente alla Columbia University di New York, poi è stato consigliere della Federal Reserve di Boston (una delle 13 banche che costituiscono la FED). Dal 1994 al 2002 è stato governatore della Banca Centrale greca: poltrona che occupava quando la Grecia si è qualificata per entrare nell’euro, grazie ai trucchi contabili e ai falsi consigli dati da Goldman Sachs. È stato vicepresidente della BCE. Oggi è primo ministro con il voto dei due principali partiti ellenici. Al timone della crisi europea sono dunque tre americani, formatisi nelle prestigiose università americane di cui hanno assorbito l’ideologia, membri della superclasse mondialista, e tutti e tre fortemente legati a Goldman Sachs. Perchè è una buona notizia? Perchè Goldman Sachs adesso deve governare direttamente con i suoi delegati e stipendiati, mettendoci la faccia ed esponendosi. Di solito, questi signori del mondo preferiscono governare da dietro le quinte, esponendo dei loro servitorelli politici ai giochi della demokràtia. Questo triplice colpo di Stato è probabilmente una mossa obbligata, ed un segno di disperazione. Come mai? Perchè Goldman deve assicurarsi che Italia e Grecia non faranno bancarotta e non ripudieranno il debito. Le banche americane non ci lasceranno fallire, e useranno qualsiasi mezzo per impedircelo, per un motivo ben preciso. Appena in USA il sistema bancario s’è rallegrato di essere poco esposto ai titoli sovrani europei (15 miliardi), s’è accorto che coi CDS (Credit Default Swaps) era un altro paio di maniche. Le banche USA hanno assicurato quantità importanti del debito europeo, si dice per almeno 250 miliardi, emettendo e vendendo quantità industriali di CDS, prodotti derivati che pretendono di funzionare come assicurazioni contro il rischio default. Naturalmente lo sono per finta, perchè nè Goldman Sachs nè le altre banche di ventura hanno accantonato nemmeno una frazione della cifra necessaria a pagare gli assicurati, nel caso che un Paese sovrano non riesca più a servire il debito. Se avviene davvero un default, le banche della galassia americana, a cominciare da Goldman Sachs, imploderanno come supernovae, dando come risultato dei buchi neri che attrarranno nel loro gorgo ogni realtà economica esistente, se è basata sul credito. Gli emettitori di CDS americani sono riusciti per un pelo a non pagare le presunte polizze assicurative emesse per la Grecia, anche se questa ha fatto un default parziale, detto ristrutturazione. I titolari di BOT greci hanno dovuto accettare un taglio di capelli del 50%. Ma siccome sono banche europee, e la perdita dei creditori è stata definita come volontaria, hanno deciso di non rifondere il sinistro. Lo ha deciso lo ISDA, la International Swap and Derivative Association, che è l’organo formato dagli stessi emettitori di CDS, ovviamente a loro favore. È questo ente privato bancario ad aver decretato – post factum, retroattivamente questa regola di cui nessuno sapeva – che quando le banche creditrici accettano volontariamente un taglio dei loro crediti, i CDS che hanno comprato non rifondono nulla. Il trucco è riuscito, nel senso che Goldman Sachs e compagni non hanno dovuto pagare. Però è riuscito anche troppo. Nel senso che tutti i detentori internazionali di titoli italiani, che s’erano coperti dal rischio con i CDS americani, hanno avuto la rivelazione che quelle assicurazioni – per cui hanno pagato fior di milioni – non assicurano niente. Questo è, almeno in parte, il vero motivo per cui i mercati hanno cominciato a liberarsi (svendendoli) dei titoli del debito italiano, o a chiedere un interesse drammaticamente più alto per comprarlo: il rincaro prevedibile per un rischio di default che si sa non essere più coperto dai CDS. I mercati del debito sono stati tutti scossi, ed anche lo spread sul debito francese è aumentato, e sempre per lo stesso motivo: i detentori credevano di avere una qualche protezione avendo comprato i CDS, ed hanno scoperto di non averla. Diversi analisti inglesi e americani si sono stupiti di questa improvvisa ventata di diffidenza sull’Italia, un Paese – hanno scritto, per esempio Evans-Pritchard del Telegraph – «che avrà un attivo primario nel 2013» (elogio postumo e involontario a Tremonti) una ricchezza delle famiglie superiore a quella della Germania, e un debito privato molto al disotto della media degli europei. Come mai un Paese con fondamentali così buoni viene considerato insolvente? (Europe pushes Italy into the abyss) Fatto sta che la tempesta sull’euro è diventata ciclone. I tassi d’interese che l’Italia deve offrire sono diventati davvero insostenibili, avvicinando la bancarotta del terzo debitore mondiale e della terza economia della UE. Dal punto di vista di Goldman Sachs (e affiliati americani) bisogna assolutamente impedire che l’Italia faccia fallimento, altrimenti i banksters americani dovranno onorare l’impegno preso spacciando i loro CDS. Rifondendo il sinistro, per così dire. Coi mezzi propri, che non sono nemmeno lontanamente disponibili. Quanto? Nessuno lo sa esattamente, dato che l’85% del mercato dei derivati avviene over-the-counter (ossia fuori dai mercati borsistici) su accordi caso per caso fra cliente ed assicuratore, dunque senza lasciare traccia contabile alla vista dei regolatori (che dormono). Esistono inoltre una quantità indefinita di CDS nudi (naked) ossia venduti a chi non possiede i titoli da assicurare: anche questi non-possessori saranno da rifondere se l’Italia fallisce. Ad occhio e croce, si può dire solo questo: che il nostro default vaporizzerebbe istantaneamente i capitali delle banche d’affari americane, anzi molte volte i loro capitali; e causerebbe l’implosione totale del sistema bancario sovrannazionale – che è il vero insolvente in questa faccenda. Non a caso Warren Buffett ha chiamato i derivati «armi di distruzione di massa». È per questo che Goldman Sachs non permetterà all’Italia di fallire o ristrutturare il debito: ne va della sua vita. Per questo ha messo uomini suoi direttamente al timone delle centrali europee che contano. Un effetto s’è visto subito: appena s’è fatto il nome di Monti come amministratore delegato d’Italia, i mercati hanno fatto scendere lo spread sui titoli italiani. In realtà, s’è trattato di un aiutino dell’amico Mario Draghi, che ha fatto comprare alla BCE infornate di titoli italiani, per far vedere che i mercati hanno tanta fiducia in Monti. La Grecia è ora sotto amministrazione controllata di Goldman-Papadimos, per lo stesso motivo: una bancarotta involontaria costringerebbe le banche americane spacciatrici di CDS a pagare. Stiamone certi: Monti non imporrà solo tasse, finanziarie e patrimoniali e privatizzazioni. La situazione è così pericolosa per Goldman, che dovrà cercare anche di far crescere il Paese, perchè senza una crescita del PIL – i banchieri lo sanno benissimo – il servizio del debito non può essere sostenuto. Hanno interesse a puntellarci. Lo faranno con tutte le terapie che conoscono loro… Che sono quelle sbagliate (1). Da cui la vera grande buona notizia. La più tragica: Monti – e la dozzina di esperti europei e del Fondo Monetario che sono venuti a Roma a controllarlo, veri ministri del suo ministero – non riuscirà a risanarci, nè Draghi nè Papademos avranno successo. Il default è ineluttabile. Lo dice la semplice matematica. Esiste una relazione tra la crescita del PIL e gli interessi sul debito pubblico. E l’Italia non può pagare il 7% di interessi su 1.900 miliardi del suo debito, senza crescere, diciamo, del 3% annuo. È una crescita quasi da miracolo economico, ossia impossibile: specie nella recessione che minaccia l’Europa tutta intera, ed è segnalata dal rallentamento dell’export tedesco. Ma il fattore più pericoloso è ormai il rischio sistemico. Il sistema finanziario stesso lo ha coltivato e fatto crescere, avventandosi in una interconnessione così aggrovigliata, opaca e concatenata che nessuno capisce più dove e come finisca. Basti ricordare il fatto che le banche italiane, greche sono piene di BOT nazionali: tradizionalmente, questo era un fattore di stabilità finanziaria, ed un contributo importante del risparmio nazionale al finanziamento del debito; oggi, è diventato una minaccia supplementare, che impone agli Stati già stra-indebitati di sostenere le loro banche diventate insolventi per il calo del valore di questi loro attivi. E questo è solo ciò che si vede: si aggiunga lo shadow banking, il sistema sotterraneo in cui entità non regolamentate, situate nei paradisi fiscali, emettono prodotti derivati la cui descrizione richiede volumi pieni di formule matematiche, e il cui scopo preteso è di gestire i rischi dei titoli pubblici e privati soggiacenti. Il bello di tali prodotti è che, secondo i loro inventori, consentivano di aumentare le performances diminuendo il rischio: invece lo accrescono, perchè hanno trasferito i rischi alla controparte, un numero limitato di grandi attori che dominano il mercato – e perciò concentrano tutti i rischi. Piccolo esempio: la Slovenia, senza alcuna colpa, è colpita in pieno dalla crisi dell’Italia, e il suo debito pubblico non trova compratori se non a prezzi proibitivi. L’Ungheria si aspetta un peggioramento del rating del suo debito, a cui conseguirà una svalutazione della moneta nazionale, il che produrrà un aumento del costo del suo indebitamento. E con ciò, un altro impegno alle banche europee che in Ungheria hanno prestato troppo. Unicredit e le banche austriache sono nella prima linea del rischio ungherese, e possono crollare di colpo. Delle banche francesi, strapiene di titoli dei PIIGS, già sappiamo. Le banche tedesche non stanno meglio, anzi peggio. E tutte le banche europee operano con una leva di 26 ad 1 (per ogni euro, ne hanno 26 in prestito) molto più alta delle banche americane. I delegati di Goldman Sachs Europe sono dunque sempre una mossa in ritardo (come la UE è di due o tre passi indietro) s’affannano attorno a Grecia ed Italia, ma ormai è l’Europa nel suo insieme ad essere nella linea di mira dei mercati. Un giorno, se avremo un futuro, gli storici si chiederanno come mai c’è stata l’implosione, quando il rimedio per scongiurarla era così evidente: vietare semplicemente e puramente le scommesse sulle fluttuazioni dei prezzi proibendo l’uso dei derivati senza copertura. Oppure, l’altro rimedio: il condono almeno parziale ma sostanzioso del debito ormai impagabile (che avrebbe anche il vantaggio di non obbligare Goldman Sachs ad onorare i suoi CDS, in quanto il condono è volontario). Macchè, i nostri attuali padroni non vedono, e non vogliono questi rimedi. Vogliono trarre il loro pedaggio sui popoli in eterno, anche fino a dissanguarli. Nella ricerca del profitto monetario come fine ultimo, nella smisurata avidità del prendere senza mai dare (tipico degli usurai, dei J) essi si sono messi nella condizione del rischio sistemico predetta dalla teoria del caos: il volo di una farfalla a Budapest che provoca un terremoto in Cina. Avverrà esattamente così, in un battito d’ali loro saranno vaporizzati, e anche noi, i nostri risparmi, le nostre monete, le nostre vite. Sopravviveremo come dopo una guerra atomica. Battete le mani, abbietti sputacchiatori postumi dei perdenti. 1) Cito qui il lettore Oriundo06, che conosce personalmente Mario Monti: «Come persona è corretta: non ha la mentalità della casta, non è borioso, è anche sensibile socialmente (a meno che non abbia cambiato divisa da allora) umanamente può essere considerato consapevole dell’esistenza di chi privilegiato non è. Ma tutto lì. Vive come tanti altri ‘tecnici’ nella torre eburnea delle loro competenze ‘scientifiche’, ammantati da un gergo della inautenticità sociale spaventoso (…). È un monetarista ‘puro’, il che significa – per i non adepti – una persona che pensa per astrazioni, per una dottrina economica teorica i cui paradigmi devono ‘forzare’ la realtà a entrarci dentro. Tutto il resto è trascurabile: in primis le scelte strategiche di un piccolo Paese come l’Italia, i cui interessi possono non essere ‘coerenti’ con i nostri ‘amici’ obbligati». Insomma, Monti è incapace (come Draghi) dell’esercizio mentale oggi più urgente: la critica del sistema finanziario che sono chiamati a difendere, per poterlo riformare. Pensare fuori dalle righe dell’ortodossia monetarista è impossibile a questo tipo umano, è stato selezionato apposta così. Credono che l’Economia consista nelle equazioni matematiche (che riempiono i libri di descrizione dei derivati) e ignorano l’Economia come storia, politica, e carne dell’uomo lavoratore, unico e vero produttore di ricchezza non rubata e dignità non conferita dai media. Autore Maurizio Blondet Fonte http://www.effedieffe.com
    in bocca a lupo

  5. Caro Cennamo,
    il suo ragionamento mi convince quando sottolinea che non siamo in presenza dei caschi blu che sono venuti a salvare l’Italia. Tornando a Mr. credo che il suo problema, siano state le corti, i cattivi consigliori e quell’attegiamento da supina sudditanza tipico del popolo italiano che gli ha “chiesto” di fare tanti errori, attegiamento riscontrabile nei media, nei salotti buoni, nel mondo cattolico. L’hanno trattato come un grande cavallo di troia che ha permesso al “sistema legittimo degli interessi nazionali” di avere un governo stabile e conservatore nella sostanza.
    Penso, infatti che l’uomo B., con una storia e qualità individuali che ne fanno un vero prototipo su scala mondiale, meritava intorno a se ben altra Italia all’indomani del 94, non quella conservatrice dei poteri forti e quella sguaiata, idolatrante e sudamericana del consenso mediatico.
    E per tutto questo, è un vero peccato che ciò che si palesa (una politica partitica di confronto) non possa vedere nei prossimi quindici anni l’uomo B. al comando, che, mi ripeto, è una spanna sopra agli altri per tanti aspertti.
    Ora, però, Monti, Passera ed il governo di tregua, non debbono essere visti con gli stessi occhi forcaioli con cui una gran parte dell’Italia ha visto Mr. B. Sono un governo di tutela e di rappresentanza di assetti nazionali e mondiali che legittimamente hanno “deciso” che un ciclo fosse maturo. Ora il problema è capire se tra di loro ed al di fuori, ci sarà qualcuno che, oltre al governo del legittimo assetto mondiale, sarà capace di regalare anche una idea di Stato, Nazione in nome della quale da un lato mutino comportamenti e dall’altro renda possibile un trapasso generazionale, che a mio avviso è l’unica cosa che ci può avvicinare alla modernità ed all’occiedente.
    Ma per fare ciò, anche nel nostron piccolo, dobbiamo abbandonare ogni ragionamento ipocrita su principi democratici ed altro ……
    A Casal di Principe, terra di Nick ‘o merican, è meglio un prefetto oppure le democratiche elezioni?
    Saluti.

  6. Caro Smarigli,
    nessuno, credo, dubiti della competenza e della autorevolezza di Mario Monti. Quello che non accetto è l’idea che Monti sia arrivato al governo senza passare per delle libere elezioni. Lo trovo un fatto grave. Così come ritengo grave l’insensibilità su questo tema dei tanti che contestavano il porcellum e che oggi non si indignano per un capo di governo “nominato”. Ripeto : è una contraddizione inaccettabile. Quante volte abbiamo contestato anche su questo giornale la legge elettorale che ci impedisce di scegliere un semplice parlamentare? E oggi che facciamo : restiamo indifferenti se ci viene impedito di sceglirci un governo ed il suo presidente?
    Secondo punto. Monti sarà anche competente ed autorevole, ma non è un liberale autentico come viene descritto dalla grande stampa che gli fa da cassa di risonanza. Introdurre l’Ici ( Imu), la patrimoniale, aumentare l’iva di uno o addirittura due punti, non mi sembrano provvedimemnti einaudiani o crociani. Un liberale autentico non avrebbe detto : “per abbassare le tasse dobbiamo contrastare l’evasione fiscale”. Un vero liberale, al contrario, avrebbe annunciato : “Per contrastare l’evasione fiscale, abbasseremo SENSIBILMENTE la pressione fiscale, che in Italia è a livello di strozzinaggio”.
    Su Berlusconi ha rgione : dopo essersi circondato di grandi figure come Urbani, Colletti, Martino…., il Cav si è poi messo nelle mani di mezze calzette. Le torture giudiziarie e i vizi, infine, lo hanno mandato in tilt.
    Detto questo, resta da capire cosa accadrà da qui al 2013. La sinistra voterà i provvedimenti “di destra” ( pensioni e mercato del lavoro)? E il Pdl voterà quelli di sinistra? Credo che dopo la tregua montiana questo bipolarismo si scompaginerà e ne vederemo delle belle. Non escludo movimenti trasversali con i Renzi, i Formigoni, i Brunetta e i Civati seduti intorno allo stesso tavolo. Vedremo.

    Saluti – AC

  7. Egregio Cennamo,
    tranne che per il dolore che dovremmo provare in nome della presunta democraticità persa, sottoscrivo ogni Sua considerazione, in primis sul presunto liberalismo di Monti, che per me è chiaramente un autorevole amministratore delegato di asset nazionali, europei che tendono a salvaguardare assets costituiti.
    Io però penso che era un passaggio dovuto, soprattutto per svegliare da un lato il mondo moderato e liberale che ha accompagnato Mr B nella prima sua fase e, dall’altro, per togliere ogni alibi agli antiberlusconiani genetici!.
    Saluti.

  8. @Angelo:

    1. ma allora non ti è chiaro che se non fosse cambiato il governo *subito* saremmo finiti malissimo. Purtroppo, fare le elezioni “subito” non era possibile e 3 mesi di sola campagna elettorale sarebbero stati un suicidio. L’alternativa era: o crepare sotto i colpi delle speculazioni -e della stessa campagna elettorale- o accettare questa situazione. Abbiamo accettato questa situazione. O meglio: il centrosinistra l’ha accettata, mentre il centrodestra ha risposto con il massimo dell’ambiguità possibile, appoggiando il governo, mentre contemporaneamente lo delegittima con questa stupidata della democrazia sospesa.

    Al contrario di te, non conosco la Legge adeguatamente, per cui ti chiedo: sarebbe stato possibile fare un decreto legge ed andare a votare entro 10 giorni? Se sì, sono d’accordo con te, mentre se per organizzare il tutto sarebbero stati necessari, come dicono, 3 mesi, allora sarebbe stata una follia di cui è inutile continuare a parlare (a chi serve, oltre che a fare una prematura campagna elettorale?)…

    2. premetto che sull’argomento c’è un articolo di Scalfari (http://www.repubblica.it/politica/2011/11/20/news/il_governo_tecnico_e_la_destra_storica-25296577/index.html?ref=search), ma perché non dici che Einaudi era per la patrimoniale ed era allo stesso tempo autenticamente liberale? Quando Vendola e Fini lo fecero notare alla Gelmini a Ballarò (25/10/2011) lei rispose che gli Einaudi non esistono più…

    Poi comunque, io ho sentito dire che verranno abbassate le tasse alle imprese. Quanto al fatto che c’è gente che evade milioni di Euro, oltre a doversi vergognare, questa gente non lo fa di certo perché la pressione fiscale è alta: lo fa perché è incivile e basta. Altro è il caso di quello che non paga il canone o della piccola azienda (es. attività commerciale) che non ce la fa ad arrivare a pagare l’affitto del locale.

    Comunque, tutto possiamo dire di Monti tranne che sia di Rifondazione Comunista, e poi non è che il “liberale” Berlusconi in 10 anni abbia diminuito la pressione fiscale (anzi)!

    Ah! Io Civati lo terrei, ma gli altri tre non tanto… 😉

  9. Gli speculatori ci colpiscono ( e colpiscono anche gli altri) perchè la Bce non è prestatore di ultima istanza. Chi compra titoli di Stati europei non ha in cambio garanzie di adempimento se non da parte degli stessi Stati. Chi compra titoli americani o, ad esempio, inglesi, queste garanzie ce l’ha, perchè questi Stati hanno banche centrali che svolgono quel ruolo. Ti sei mai chiesto, Billy, perchè i giapponesi, che hanno il primno debito pubblico, sono ( moderatamente) tranquilli? Per lo stesso motivo. Quello che si doveva fare e che si deve fare è cambiare gli assetti della Bce. Ma la Merkel non sembra sentirci da quell’orecchio.

  10. MMb ha cercato di offrire una visione di uomo assennato ed esperto qual è, per un poco ci è anche riuscito; poi è scivolato sulla sete di denaro del suo mondo; denaro degli umili, di coloro che offrono alla vita la forza del loro lavoro per costruirsi un tetto, non dei potenti amici che accumulano. La non verità e poi eccoti… l’ICI prima casa… che alfine fa sprofondare tutto il suo eloquio, mentre s’intravedono in lontananza le punte aguzze dei canini… in attesa.

  11. @Angelo:

    Angelo, ma su questo siamo d’accordo. Però, chiaramente, nella situazione in cui ci trovavamo non potevamo attendere soluzioni di lungo termine sulla BCE: insomma, attualmente l’Europa questa è e ora abbiamo capito (a spese nostre) che così non va. Ma non era lasciando il precedente governo dove si trovava o andando a votare tra tre mesi che saremmo usciti dal fuoco incrociato degli speculatori (né, ne convengo, è chiaro se con Monti ci riusciremo: speriamo di sì).

    Il fatto che tu non mi abbia risposto sulla domanda sul decreto legge mi fa pensare che questa strada non sia possibile: forse dovremmo legiferare in modo che le elezioni -in casi come questo (e, quindi, non a termine della legislatura)- possano essere fatte velocemente senza estenuanti campagne elettorali all’italiana. Pronti, via, 15 giorni e si rivota. Che ne pensi?

  12. @Giulio Caso:

    spero che con l’ICI si facciano dei distinguo, nel senso che chi possiede una casa con un mutuo è sì proprietario, ma la casa è di fatto ipotecata: e che facciamo, paghiamo una tassa su un bene ipotecato? E della stessa entità di una casa totalmente di proprietà?

  13. Ci hanno nominato un governo tecnico in 48 ore, ma, come vedi, lo spread è ancora alto. Non solo, ma adesso anche la Francia e la Germania cominciano a tremare. Questo vuol dire una sola cosa : se non si modifica l’assetto della Bce e si cambiano i trattati europei, il problema non lo risolveremo mai, neppure se al governo verrà nominato il nobel dell’economia. Questo è “Il grande imbroglio” al quale mi sono riferito nell’articolo.

  14. @Angelo

    purtroppo, ci stiamo accorgendo ora che l’Europa solo sulla moneta e sulla banca non si regge. La sfida di domani è rendere l’Europa maggiormente politica.

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