Mercato San Severino: il direttore Rita Occidente Lupo presenta “Cara Italia” di Lembo libro-inchiesta

Anna Maria Noia

Una serata davvero speciale; una manifestazione prestigiosa anche se poco seguita e suffragata dal pubblico – nonostante una discreta pubblicità da parte dei media, comunque un po’… assenti, colpevolmente – quella dell’11 novembre al centro sociale di Mercato S. Severino. La manifestazione riguardava la presentazione della nuova “fatica letteraria” di Giuseppe Lembo, sociologo e giornalista cilentano. Il volume si intitola: “Cara Italia, ti scrivo. Viaggio nel disagio dell’Italia, unita nella disunità dal Nord al Sud.” Erano presenti, oltre all’autore Giuseppe Lembo: Rita Occidente Lupo, direttore del nostro giornale; l’ass. comunale Eduardo Caliano, in rappresentanza del Sindaco Giovanni Romano; il sen. Alfonso Andria; l’antropologo Vincenzo Esposito (Università di Salerno); il giornalista Ermanno Corsi; l’on. Guido Milanese; il sen. Gianni Iuliano; Isabella Pulpan, responsabile per quanto riguarda gli stranieri in Italia; e l’organizzatore della kermesse Luigi Pergamo, presidente dell’associazione “Astrambiente”, sita nella frazione Costa. Tra il pubblico, l’attore locale Tony Palma, il direttore fondatore della rivista Aeropago Letterario, Michele Sessa. dell’Nel corso dell’happening è stata consegnata dal sen. Iuliano, una targa alla memoria del recentemente scomparso intellettuale sanseverinese Gino Noia alla famiglia. Lembo, come accennato, è sociologo e giornalista cilentano, di Ortodonica, dove ha allestito e diretto un museo riguardante la cultura e la civiltà contadina. Ha introdotto Rita Occidente Lupo, che ha descritto la “scottante attualità del processo di unificazione.” “Il Cilento – ha poi esordito con belle parole Caliano – spesso dimenticato per problemi di episodi storici è stato escluso dai grandi circuiti. Vi è stata una discriminazione, avvenuta a livelli etnografici ed antropologici, che i Cilentani e nel complesso i meridionali hanno subito in passato e subiscono ancora, e maggiormente in questi ultimi tre anni di crisi internazionale e locale.” Ha dunque incalzato, con un apposito intervento, proprio Pergamo: “Lembo – ha asserito – denota un attaccamento alla Patria proprio in questo tempo di crisi di eventi politici e culturali; in tempi di Facebook ma appunto non di cultura.”“Oggigiorno per quanto riguarda il fenomeno dell’unità c’è poco da festeggiare ma rimane ancora molto da fare – ha chiosato Pergamo. Poi Milanese ha commentato dottamente i vari momenti e passaggi dell’opera: “Ho letto con partecipazione sentita le pagine di questo libro – ha difatti espresso – e ho apprezzato i pensieri reconditi di Lembo nello scenario di valori che l’Italia gradualmente sta perdendo.” “Ho ravvisato un dualismo, nell’opera di tale autore – dice poi sempre Milanese – un’antitesi tra l’amarezza per ciò che si è perduto e la fede, l’attaccamento alle radici mostrati da Lembo.”La Pulpan invece ha auspicato – sollecitata e “stuzzicata” da un’apposita domanda di Rita Occidente – che la presenza di stranieri in Italia sia – come pure adesso – “ben tollerata da molti anche se non voluta da pochi”. Durante il convegno, nel corso del quale si è parlato dell’invecchiamento generale del nostro Paese e del “rischio” che tra pochi anni (2050) la popolazione straniera presente sul territorio arriverà al 50%, ha quindi apportato il proprio contributo il sempre preparato Alfonso Andria: un buon “istrione”, ricco di cultura, di verve e buon parlatore, fine dicitore. Egli ha intrattenuto l’esiguo ma attento pubblico con dissertazioni sull’opera, sull’autore ma soprattutto sui tempi che corrono, densi di nefandezza e pur tuttavia ancora pieni di speranza. Nella fattispecie Andria ha introdotto gli importanti concetti di “globale” e “locale”, sintetizzati nello slogan politichese “glocalismo” – motto coniato da qualche anno – a stigmatizzare un certo modo di far politica. Per il deputato, Giuseppe Lembo possiede “rigore giornalistico, spessore sociologico e soprattutto la passione tipica dell’operatore cultuale.” Infine l’onorevole si è chiesto (retoricamente): “E’ questo un libro-inchiesta, un libro-denuncia o un libro-verità?”E in seguito lo stesso Alfonso Andria ha colto la proficua occasione per ricordare – a proposito del Cilento stesso – il compianto Angelo Vassallo, definito dai media “sindaco-eroe” ed ha anche commentato quelli che Lembo definisce nel suo volume “disastri annunciati”, commemorando quello di Atrani – avvenuto lo scorso anno – in cui morì la giovane Francesca Manzi e anche i disastri più recenti in Liguria e in Toscana. Esposito, dopo aver anche lui espresso parole di elogio nei confronti dell’amico studioso di tradizioni popolari Gino Noia, ha tenuto un conciso discorso da vero antropologo, etnografo e demologo. Egli ha definito il libro come “una serie di scatole cinesi”, che “apre spazi di discorsività”. Nella fattispecie il professore universitario ha detto molto sul tema della “memoria” e sulla “performance critico-riflessiva” che denota il rapporto tra idea e realtà; rapporto frutto di “costruzione culturale”. Puntuale e preciso anche il discorso attuato – come vero e bravo giornalista – da Corsi, che si è sì soffermato in modo precipuo sui già espressi concetti di “globale” e “locale” – sintetizzati in “glocalismo” – ma che ha anche aperto spiragli di discussione sulla “irripetibilità  del divenire storico” riguardo le fortune (e le “sfortune”) del Meridione, per salvare il quale occorre – necessariamente – “cambiare mentalità”. Dopo qualche “stoccata” al potere, alle diverse “caste” che ci comandano in questi tempi, Corsi ha parlato con proprietà, usando parole pensate bene, dure, ricche di significato e soprattutto concise e dirette. La conclusione è stata affidata al simpatico e arzillo Giuseppe Lembo, che ha ringraziato gli astanti e puntato la sua attenzione sul cosiddetto “napolicentrismo”, ma anche sul termine tanto discusso della “multiculturalità”.