Cava de’ Tirreni: Lista “Carte Nere” e “Nero di Marte” in mostra

A Cava de’ Tirreni (SA) il giorno12 novembre alle ore 18,00 presso la Galleria Cobbler – Spazio per l’arte contemporanea, Piazza San Francesco n 18, sarà inaugurata la mostra di Pietro Lista dal titolo Carte Nere. Alle ore 20,00 sarà inaugurata la mostra Nero di Marte 44 presso il Marte Mediateca , Arte – Eventi, Corso Umberto I ,137. Saranno in esposizione 8 opere su carta e 6 opere alchidico su tela che presentano un radicale momento di svolta nella ricerca linguistica di Lista, anticipata dalle sue stesse parole. “La tela, luogo sacro della pittura, è diventata un sudario nero, denso e profondo. Mi allontano dal caos e dal chiasso, che mi circonda: mi rifugio d’istinto nel buio, nella voragine ed è lì che apro gli occhi; è lì che, per un attimo, la retina si abbaglia di fantasmi, si lacera, come prima della morte”. “Con queste tele – dice in un testo di rara intensità a firma di Laurence Debecque-Michel – Pietro Lista assume una direzione estetica che fin

dal primo atto percettivo schiude suggestioni simboliche potenti, prende le distanze dal chiasso cromatico e visivo del mondo, mettendo a punto una scrittura pittorica introspettiva, torbida, disgregante… al limite del grado zero della significazione. L’universo immaginario” – che in passato si è consumato in rutilanti quanto sofisticati cromatismi – “è restituito come un’impenetrabile densità nera, uno schermo inespressivo e privo di profondità, compatto e adimensionale. In questo sudario sacro sul quale si compie l’atto artistico” – come in un sacrificio arcaico, che esercita la morte per richiamare la vita – il nero strappa lo spazio all’immagine significante,

lo assorbe in un’estrema piattezza, fagocita la luce…”.“In realtà – dice Raffaele D’Andria – con queste opere

‘vertiginosamente’ nuove, Lista attua una sorta di racconto sotterraneo della sua condizione, guidato solo dalla vicenda di uno sguardo sottile che si fissa con fermezza sull’assenza. Introverso, ripiegato ormai nella cavità vuota del sé-soggetto, tale sguardo si chiude alla sua ragione fisiologica: quasi si nega ad essa, quasi si autoacceca.”