Battipaglia: Polizia penitenziaria in lutto

Il 45enne era in servizio nel carcere di Avellino e si è si e’ tolto la vita a Battipaglia.Un assistente capo di polizia penitenziaria, di 45 anni, in servizio presso il carcere di Avellino si e’ suicidato a Battipaglia (Salerno). Purtroppo, informa una nota del Libero Sindacato Appartenenti Polizia Penitenziaria LISIAPP , il gesto del povero collega potrebbe essere anche una serie di fattori riconducibili al burnout o quantomeno all’enorme stress che si accumula intorno ad una figura quella del poliziotto penitenziario , che è arrivato ad essere sempre più “critica” sul piano personale. Di certo,affrema il dr. Mirko Manna leader del LISIAPP , l’ambito lavorativo è una componente che può influire su un quadro generale già compromesso. Ancora una volta sottolinea Manna ,siamo di fronte ad una media di suicidi spaventosa. Abbiamo appena smesso di piangere un nostro collega la settimana scorsa dove si è suicidato con la sua pistola di ordinanza dove era in servizio a regina coeli, ora piangiamo di nuovo per l’ennesimo gesto estremo. Ormai dall’inizio dell’anno si contano sette suicidi tra le file dei poliziotti. Tutto questo comunque chiosa il segretario generale LIsiapp sono anche le drammatiche condizioni in cui operano gli agenti della polizia penitenziaria, sempre più spesso oggetto di aggressioni e violenze, costretti dal sovraffollamento delle carceri a turni massacranti e a uno stress che a volte diventa insopportabile.I problemi del settore sono innumerevoli , ma il primo su tutti nasce da una popolazione carceraria di gran lunga superiore a quella regolamentare, nonostante l’indulto di alcuni anni fa. “C’è una gestione di questi casi francamente molto superficiale e inaccettabile– esordisce il numero due del Lisiapp dr. Luca Frongia. Troppi episodi stanno accadendo, chiediamo continua il segretario generale aggiunto, ancora una volta dove sono finiti i centri di ascolto per il personale di polizia penitenziaria. La società civile si attiva in toto sulle condizioni dei reclusi , stessa cosa fa il mondo del volontariato e gruppi extra-parlamentari, ma i disagi degli appartenenti alla polizia penitenziaria chi ci deve pensare? Auspichiamo che tutte le forze politiche e quelle sindacali del corpo siano unitarie nel nostro grido di allarme e si facciano anche loro carico di chiedere spiegazioni alle autorità Dap su questi centri di ascolto fantasma che a distanza di quasi tre anni , di quella circolare attuatrice non c’è traccia , dei centri nemmeno l’ombra e soprattutto ancora ci si ammala per stress da disagio lavorativo. Il lIsiapp è vicina al dolore della famiglia del collega conclude Frongia.