Pensionati alle strette economiche

Alfonso Angrisani

Secondo le  stime dell’Istat risalenti  a giugno 2011 un pensionato su due In Italia percepisce una mensilità netta inferiore ai mille euro, parliamo di circa sette milioni di unità che in termini percentuali rappresentano ben il 46, 5 % della popolazione dei pensionati in Italia . Parliamo di poveri cittadini over sessantacinquenni che devono tirare a campare per circa trenta giorni  con una cifra irrisoria, alla quale bisogna detrarre il canone di locazione che in alcuni casi arriva a rappresentare anche il 60% dell’importo mensile, ticket previsti sia   per le prestazioni sanitarie che per  determinati medicinali ,  prezzi dei beni di consumo lievitati a seguito del rincaro dei prezzi di prima necessità oltre all’aumento della percentuale dell’Imposta sul Valore Aggiunto. Grazie a questa buona fetta della popolazione che si mantengono determinate attività dello stato, infatti i loro miseri redditi rappresentano un ottimo canale per il fisco, infatti grazie alle loro modeste pensioni che in Italia possiamo far funzionare alcuni settori e possiamo far ancora camminare la macchina statale che ormai da diversi anni si è ingolfata.   Purtroppo l’incapacità del legislatore Nazionale e la noncuranza dei politici locali rende la situazione ancora più critica, i quali sono più interessati a sprecare soldi per far volare veivoli per brevi tratte oppure sta loro a cuore qualche lampadina fulminata di qualche luminaria che arreda la città capoluogo in determinati mesi dell’anno. Tralasciando queste critiche diamo la voce ai nostri simpatici intervistati  ed ascoltiamo i loro disagi e soprattutto le loro osservazioni. Iniziamo con Mario,  ottantacinquenne di Salerno, da diversi anni residente a Bellizzi, pensionato Inps, il quale rispondendo ad una serie di domande  espone alcuni suoi problemi: “Il 1 Settembre ho compiuto ottantacinque anni , percepisco una pensione da fame circa ottocento euro al mese; fino all’anno 2002 vivevo nel rione Carmine,  considerati i prezzi dei fitti a  Salerno città, sono stato costretto a vivere in Provincia: non posso permettermi una badante,  i prezzi dei beni di prima necessità sono arrivati alle stelle. Fatevi un giro nei supermercati e vedete quanto costa la carne e quanto costa la frutta per non parlare della pasta che oggigiorno la trovate pure a 0,80 centesimi al pacco: e pensare che non meno di dieci anni fa un pacco di pasta di marca costava  800 lire. Mi piacerebbe tanto vivere a Salerno, ma i prezzi delle case arrivano dai 700,00 euro in su e noi veraci salernitani siamo costretti a trovare dimora nei paesi circostanti; non ho sentito nessun politico che ha parlato di questo problema, nemmeno il sindaco  che dice di amare Salerno”.  Dopo aver sentito Mario ascoltiamo un altro pensionato di Perito, Antonio  “ Ho lavorato una vita intera  prima in Germania e poi nei campi;  prendo una pensione di novecento euro mensili. Oggigiorno sono costretto a pagare alcuni servizi soltanto perché sono proprietario di un piccolissimo pezzo di terra che mi rende qualche frutto ed un po’ di vino; la vita si è fatta triste per i pensionati,  per colpa di questo reddito mia moglie non prende la pensione sociale …. La cosa che mi fa arrabbiare che questi politici sono buoni solo a prendere in giro, vengono solo sotto le elezioni,e poi scappano: vorrei dare un consiglio, invece di dare soldi per organizzare viaggi per le cure termali, dateci qualcosa di sostanzioso “.   Dopo Antonio ascoltiamo Elisa, salernitana, residente nel popoloso quartiere Torrione, la quale in una maniera educata e gentile ci fornisce una serie di osservazioni : Io sono vedova, vivo da sola, mio marito era un dipendente comunale , oggi prende un pensione di reversibilità che arriva a circa 600,00€ mensili;  menomale che la casa l’ho comprata dall’Istituto Autonomo Case Popolari circa vent’ anni fa. Qui noi siamo abbandonati a noi stessi; sono diversi mesi che nel nostro quartiere assistiamo a fenomeni di microcriminalità. Si son registrati tanti scippi a danno di persone anziane, per non parlare dei raggiri; vorrei parlare di un episodio di cui la televisione non parla ovvero la famosa decurtazione del 2009. A noi poveri pensionati Inpdap, per i primi mesi del 2009 hanno tagliato la pensione fino alla metà . Pensate al mio caso, vivere nei primi mesi del 2009 con un importo di circa 300,00€ al mese: oggi menomale tutto risolto. Concludiamo la nostra serie di interviste con Nicola,   pensionato al minimo:  vive con sua moglie, affetta da una patologia invalidante.   Ho 79 anni, mia moglie è affetta di una patologia che la costringe a vivere a letto , non ho i soldi per pagarmi una signora che viene ogni giorno. Considerato che devo pagare anche il canone di locazione ,  ho fatto richiesta dei contributi alloggiativi e non sono entrato in graduatoria , per non parlare dei bonus energia e gas; nonostante abbia una piccola pensione e mia moglie invalida al 100%,  devo pagare tutto, medicine, infermiera che viene a fare prelievi due volte a settimana. Comunque io ringrazio il Signore, ma conosco tantissimi pensionati di Salerno che fanno la fila alle varie chiese, dove distribuiscono i pacchi; queste cose non vengono raccontate dalle televisioni perché? Un’altra cosa che mi fa veramente arrabbiare è vedere enti come il Comune e come la provincia che pagano manifestazioni o progetti organizzati da associazioni no profit: io mi domando perché non utilizzare queste risorse  per le fasce sociali più deboli .attraverso qualcosa di concreto  e di duraturo. Esaurita questa breve carrellata sui pensionati salernitani risulta chiaro ed evidente  che la  situazione attuale è davvero critica  per la totalità. In questi mesi si stanno incrementando  le file  sia presso le parrocchie, che presso e le associazioni no profit per l’approvvigionamento dei beni di prima necessità, da parte di soggetti ultrasessantacinquenni titolari di reddito; va specificato che una serie di sussidi è prevista dall’ordinamento giuridico italiano, ma è una misura residuale, che non risulta  idonea a fronteggiare  questa crisi .che diventa sempre più  grave che si allarga a macchia d’olio, divorando quello che fino a ieri rappresentava il ceto medio.