Conosciamo i Balega (Congo Rd). Kimbilikiti (4) 2. Lutende

   Padre Oliviero Ferro

Quando ancora tutti quelli che partecipano al kimbilikiti si trovano ancora nella barazaal centro del villaggio (possono restarvi anche tre settimane o un mese, a discrezione del capo del kumbili), un gruppo di quelli che sono già passati per tale esperienza, si reca nella foresta per costruire vicino al fiume il lutende, un grande capannone che ospiterà tutti i partecipanti durante il periodo in cui rimarranno nella foresta. Terminata la circoncisione, tutti si recano in tale luogo per uscirne solo nella fase terminale dell’iniziazione. Il capannone è diviso in due grandi stanzoni: il primo è riservato ai kalinga, coloro che non sono ancora guariti dalla circoncisione; nel secondo vi abitano tutti gli uomini addetti al kimbilikiti e vi passano gli iniziati, una volta guariti, e saranno chiamati balungu. Nello stanzone dei balungu, tutti dormono su malembelembe, foglie di banane secche, mentre i kalinga dormono su letti, makunda rudimentali, inclinati in modo che la testa sia in basso, mentre le gambe restino in alto al fine d’alleviare la sofferenza dei circoncisi con il membro piagato. I kalinga hanno una possibilità di movimento ristrettissima: devono rimanere nello stretto recinto loro riservato fino a completa guarigione. E’ la prima grande prova inflitta al ragazzo che ama, più di ogni altra cosa, la libertà di movimento. “I kalinga sono relativamente ben accuditi, anche nel cibo, che devono mangiare sempre su larghe foglie e che non può essere passato ai balungu. I soli Bami presenti “gli spiriti del kumbili”, possono invece mangiare lo stesso cibo preparato per i kalinga: essi si concedono tutti i privilegi. Gli iniziati, passati nello stanzone dei balungu, riacquistano libertà di movimento e tutti i giorni devono recarsi al fiume per lavarsi. Ma devono pure lavorare: portare acqua, andare per legna, mettere trappole, visitarle e rivisitarle e recarsi al fiume per la pesca. Ai kalinga, invece viene portata l’acqua nel loro stanzone e i padrini hanno l’incarico, tra l’altro, di far cadere l’acqua a piccole dosi sul membro malato per alleviare la sofferenza. I kalinga passano tra i balungu solamente a guarigione avvenuta. Quando tutti sono passati tra i balungu, viene servito cibo molto nutriente, a base di pasta di arachidi, di kokoriko e di polentina di miglio, nell’intento di rinvigorire i ragazzi. Si procede quindi alla cerimonia del nuovo nome. Il padre del ragazzo è incaricato di scegliere e dare il nuovo nome. Tale nome è di regola ispirato ad avvenimenti della famiglia e viene conservato nel segreto più assoluto: nessuno degli estranei al kimbilikiti può conoscere tale nome. Qualora uno degli iniziati muoia, circostanza che può avvenire a motivo di gravi infezioni, come il tetano, derivate dall’uso di strumenti rudimentali e non igienici per la circoncisione, viene sepolto sul posto, senza riportarlo al villaggio. Si osserva un po’ di silenzio per il lutto e poi la vita continua come se nulla fosse successo. La notizia al villaggio viene trasmessa attraverso il kisaka, il piatto di vimini col quale viene portato il cibo: viene bruciato per metà in segno di lutto. In seguito il mwami del kinbilikiti si reca al villaggio, inventa una colpa commessa dai genitori e la indica come causa della morte del loro figlio. (crea dissidi nella famiglia. Quindi oltre al lutto, la famiglia rischia di finire distrutta. Per tale ragazzo non si faceva il lutto!). Il tempo passato nella foresta, per i batende, è un tempo di forte arricchimento personale, attraverso i cosiddetti musungù-yano, i consigli. Tali consigli sono quasi esclusivamente di ordine sociale. Si insiste in particolare sulla necessità di rendere visita ai malati e partecipare al lutto, non tanto per altruismo o carità disinteressata, ma perché così verranno pure da te e non sarai obbligato a seppellire da solo tuo figlio. Si raccomanda di avere sempre buona intesa anche con gli sconosciuti. Cerca di essere un uomo dal cuore aperto e fai in modo che gli altri siano sempre contenti e soddisfatti del tuo operato. Una delle grandi preoccupazioni nel tempo dell’iniziazione è educare gli iniziati ai problemi sessuali. Per questo, servendosi di apposite statuette, si spiega loro la funzione degli organi maschili e femminili e si procede pure a prove sperimentali. I disagi e le difficoltà che si incontrano nella foresta, durante il periodo dell’iniziazione, sono veramente grandi. Dove ci sono dei ragazzi, ci sono dei ribelli e per questo non si risparmiano le maniere forti per ridurre, soprattutto i più recalcitranti,  a miglior consiglio. Il mezzo per raggiungere tale scopo sono, come sempre, i castighi. La morte, di cui si parla nei canti, la si raggiunge gradualmente durante quel periodo, così da rinascere veramente uomini nuovi, maturi, pronti ad affrontare la vita in tutta la sua interezza e durezza. Quando il ragazzo si prepara al kimbilikiti, pensa che lo aspetti una bella avventura e che tutto sia facile, senza immaginare le grandi prove che lo attendono. Quando un ragazzo manca contro un suo simile, lo si sottopone alla prova della lubaka: con una pianticella flessibile si forma un arco ed è tale la violenza con la quale la si rilascia sulla schiena del malcapitato, che questi non può reggersi in piedi per la grande botta. Un altro castigo è il mulesho: si prende una pianta del tolo, la si scheggia e si picchia il colpevole: le fessure pizzicavano fortemente la pelle, provocando forti dolori e piccole escoriazioni sulle quali poi si mette del pepe. Se un mutende, per un incidente qualsiasi, si fa del male, il fatto è interpretato come se si trattasse di una punizione per aver tentato di carpire il segreto del kimbilikiti. Il padrino allora era costretto a pagare un pollo, kuku ya kibabu, che era consumato dagli anziani. Quando passava il shabikangwa, tutti i batende dovevano mettersi con il ventre per terra e coprirsi gli occhi, in caso contrario, il padrino del ragazzo curioso avrebbe dovuto pagare un pollo e della birra locale. Se alcuni padrini si comportavano male, ad esempio, “rubando” il cibo destinato ai soli batende, erano obbligati a pagare un’ammenda consistente in pollo e birra, che poi consumavano gli anziani. Se un mutende mostrava di avere paura, era obbligato a passare la notte fuori della lutende, completamente solo.