Salerno: Pdl, Adinolfi scrive a Provenza

Al Presidente della Commissione Politiche Sociali del Comune di Sa Avv. Luciano Provenza

 Caro Luciano, in questi giorni Salerno è balzata agli onori della cronaca per il parto gemellare avuto da una donna medico 57enne. L’occasione mi sembra propizia per convocare tutte le associazioni che si occupano di infertilità e di procreazione medicalmente assistita per fare il punto della situazione ed in particolare per approfondire il tema della mancata applicazione della Legge 40 in Campania. La legge, infatti, oltre a prevedere indicazioni mediche, prevede all’art. 18 un fondo che annualmente il ministero della Salute eroga alle Regioni e che le Regioni dovrebbero utilizzare per attivare centri pubblici. In Campania questo è avvenuto solo con la prima applicazione (2004-2005); da allora la Regione Campania è inadempiente. Infatti le somme annualmente percepite dalla Regione Campania, sebbene vincolate, non sono state erogate alle Aziende Ospedaliere Locali. Ne consegue, ad esempio, che Salerno è l’unico capoluogo di provincia dove non esiste un centro pubblico che utilizza le tecniche avanzate di PMA (Procreazione medicalmente assistita e cura dell’infertilità).Già mi sono fatto promotore, in qualità di presidente dell’associazione Progenie, di una mozione che la Provincia  ha approvato all’unanimità. Credo sinceramente nella Politica: quella che pensa all’interesse ed ai bisogni delle collettività e penso che si tratti di una problematica bipartizan che debba incontrare il consenso ed il sostegno di tutti i politici che hanno a cuore le esigenze ed i bisogni dei salernitani. Infatti, va tenuto presente – dati Censis – che le coppie al sud giungono mediamente 2 anni più tardi alle tecniche di PMA sia per motivi culturali che per motivi connessi al livello delle infrastrutture pubbliche ed all’esosità di quelle private. Tale ritardo determina: minori probabilità di riuscita delle tecniche; maggiori costi farmaceutici e, non ultimi, maggiori probabilità di superare l’età limite oltre la quale l’unica soluzione è l’emigrazione all’estero per l’utilizzo di tecniche vietate in Italia. Potrei continuare oltre ma mi fermo per sottolineare quanto la mancata erogazione ai centri pubblici delle risorse puntualmente erogate dal Ministero alla Regione Campania e non ‘girate’ alle ASL (circostanza confermata dalla relazione al Parlamento elaborata annualmente dal Ministero della Salute) oltre a costituire un illecito implica: un costo per migrazione interregionale (dove non estera) che il disastrato sistema sanitario regionale non può permettersi; ritarda l’accesso alle cure;  incrementa il ricorso a tecniche non ammesse in Italia, diminuisce la possibilità per le coppie salernitane (1 su 5 di quelle in età fertile: fonte Censis) di coronare il sogno della propria vita. Si tratta di una tematica di rilevanza sociale enorme che ti prego di porre all’ordine del giorno di una delle prossime sedute.

 Raffaele Adinolfi