La filiera della tipicità

 Aurelio Di Matteo

Presso il Pirellone sarà celebrata oggi martedì 27 sett. la giornata del Turismo. Nell’ambito della manifestazione saranno premiati dieci tra i migliori chef italiani a testimonianza di quanto la gastronomia sia attrattore turistico e il turismo sia debitore della cucina italiana. La convergenza sarà resa concreta dalla promozione in tutte le regioni e per centinaia di ristoranti della “ricerca del piatto perduto.” Involontariamente ma sinergicamente l’iniziativa, fatta in collaborazione con la FIPE, si coordina con la creazione dell’Associazione Res Tipica finalizzata alla costituzione della filiera della tipicità e dell’identità territoriale, con l’obiettivo di sostenere e connotare la scelta turistica. Agricoltura, Cucina e Turismo, ecco il nuovo modello d’integrazione e di filiera per risollevare l’economia di un territorio e invertire la crisi che ha caratterizzato le presenze turistiche degli ultimi anni. È un discorso che vale soprattutto per la Campania, in particolare per la Provincia di Salerno, che, salvo l’eccezione di qualche località, non ha beneficiato per niente della generale ripresa dei flussi turistici italiani. È un dato che testimonia che la regione Campania, unica in Italia a non avere ancora una Legge quadro per il turismo, non ha una strategia per sostenere la competitività sempre più agguerrita e innovativa. A questa mancanza di governance dell’Assessorato al Turismo regionale, nonostante l’altisonante nome di De Mita, dovrebbero almeno sopperire la Provincia, ancora priva di specifico assessorato, e i Comuni più interessati, come quello di Capaccio, che in fatto di politica per il turismo è sempre più latitante. L’economia della provincia salernitana è caratterizzata dall’agricoltura e dal turismo, due settori che necessitano non dei soliti soccorsi contributivi, ma di una sostanziale svolta per ciò riguarda la competitività. Se si ritarda ancora nell’introduzione di metodologie e strategie finalizzate a promozione e a marketing innovativi, ben presto si accentueranno gli elementi di criticità già abbastanza evidenti negli ultimi anni. Come nel Turismo è ormai necessario parlare di “prodotto turistico” e non di località, monumenti e bellezze naturali, così in Agricoltura la nuova frontiera non punta più sulla promozione e la concorrenza delle produzioni di base ma sul prodotto concepito e presentato come “cibo”. Con l’apertura del mercato libero l’agricoltura salernitana e meridionale in genere entrerà in crisi irreversibile se la competitività avvenisse avendo ancora come riferimento la produzione di base, se non ci si convertisse all’immissione sul mercato del “prodotto cibo” in quanto produzione legata all’identità di un territorio. La competitività corre ormai sulla trasformazione del prodotto di base in scelta alimentare e modello di consumo nel quale si siano trasferite tutte le implicazioni semantiche e antropologiche territoriali. Le politiche per lo sviluppo del settore agricolo passano attraverso il legame tra produzione e peculiarità del territorio, integrando il concetto di prodotto agricolo attraverso un percorso di “sviluppo alimentare” costruito su un processo di filiera che unisca l’identità di un Dipartimento rurale con quella di un Dipartimento turistico. La filiera per lo sviluppo agricolo non può essere centrata solo sulle infrastrutture materiali, ma deve coinvolgere la rete immateriale, prima fra tutte la formazione, per creare una vera cultura d’impresa capace di confrontarsi con le nuove sfide del mercato globale. Bisogna evitare che sia l’orto dove si raccoglie ciò che sarà valorizzato in altri luoghi! L’integrazione di dipartimento rurale e dipartimento turistico è la nuova frontiera dello sviluppo territoriale del salernitano che potrà consentire sia una forte competitività delle produzioni, agricole e turistiche, sia la crescita equilibrata compatibile con il pregevole sistema ecologico, favorito dalla presenza di vaste aree non urbanizzate, dalla presenza di notevoli estensioni di zone ricomprese in Parchi o in Riserve naturali; senza citare le straordinarie tradizionali risorse paesaggistiche (la Costa dei Miti e La Divina) o archeologiche (Paestum, Elea) o speleologiche (Pertosa, Castelcivita) o artistiche e storico-monumentali (Certosa di Padula, Duomo di Amalfi, Duomo di Salerno, i vari Castelli poco conosciuti, l’architettura e gli assetti urbanistici minori). La competitività del sistema agricolo e turistico salernitano si realizza con nuovi strumenti, a cominciare da un diverso marketing che abbandoni la valorizzazione dell’”oggetto” muto (la cartolina per il turismo e il prodotto base per l’agricoltura) e valorizzi la peculiarità del territorio, la sua identità culturale, antropologica e naturale, per dare un’immagine tipica e accattivante come prodotto ricco di significazione umana. Per l’agricoltura si tratta anche di avvicinare il mercato e i destinatari del prodotto, di cercare la competitività non sui mercati lontani, magari internazionali, che comportano costose intermediazioni e servizi. La competitività dei prodotti agricoli, seppur di qualità, sui costi è perduta in partenza! È ora che si assuma come strategia il Territorio inteso non come sfondo all’immagine del prodotto, ma come sistema integrato di relazioni materiali e immateriali, come un insieme antropologicamente identificato, reso sempre più attrattivo, adeguato nei servizi e multifunzionale negli obiettivi. Ai vari Enti della governance del territorio bisogna chiedere iniziative e investimenti sia per promuovere e valorizzare il prodotto “cibo” tipico all’interno di un complessivo sviluppo territoriale, sia per favorire in loco la nascita di un’economia di trasformazione che affianchi e sostenga quella della solita commercializzazione.

Un pensiero su “La filiera della tipicità

  1. Egr.Direttore,
    i problemi del turismo sono ormai atavici nella nostra Regione e soprattutto nella nostra provincia. Non basta che i nostri Amm.ri prov.li partecipano ai vari Export che si svolgono nel nostro Paese e oltre.
    C’è un passo di qualità da fare nell’ Agricoltura di cui tutti parlano da da anni ma nessuno si interessa : il passaggio diretto dalla produzione alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Questo l’autore dell’articolo fa bene ad evidenziarlo.
    Ma c’è anche la necessità di garantire e qualificare e valorizzare i servizi che le nostre zone già offrono al turismo naz.le ed internazionale e di attrezzarci per tempo sul piano dell’informazione e comunicazione e sul territorio nazionale e all’estero.
    Ma dobbiamo, in primo luogo, difendere il nostro territorio dalla speculazione edilizia e dall’inquinamento ambientale e cercare di preservare e di valorizzare tutte le nostre peculiarità locali in termini di bellezze ambientali, monumentali, artistiche, culturali e culinarie.
    L’incuria e l’insufficienza culturale e mentale di tanti nostri Amm.ri culturali e le nuove politiche finanziarie del Governo che tagliano risorse proprio alle nuove esperienze di produzioni tipiche e alle bioculture in favore dell’agricoltura industria e agli EE.LL. non favoriscono tutto questo.
    Onofrio Infantile
    27 settembre 2011

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