Il miracolo di Uto Ughi

Aurelio Di Matteo

Oltre cinquemila spettatori, un pubblico attento e non di élite, il tempio di Cerere come sfondo, un caldo settembrino che ricordava il ferragosto, un piccolo esempio di destagionalizzazione del turismo e finalmente soldi pubblici ben finalizzati: un piccolo miracolo culturale, sociale, civile e turistico! Può essere riassunto così l’evento organizzato dall’Ente Provincia e che ha visto mercoledì sera della decorsa settimana l’esibizione del più grande violinista italiano nell’area archeologica di Paestum. Avremmo voluto sottolineare soltanto la valenza formativa, sociale e artistica di uno spettacolo musicale di eccellenza che si apre al grande pubblico e che, forse inaspettatamente anche per gli organizzatori, ottiene una incredibile risposta di spettatori; ma ci tocca purtroppo evidenziare, nello stesso tempo, una circostanza che in altre aree a vocazione turistica è acquisizione scontata da decenni: organizzare e impegnare risorse economiche pubbliche per orientare i flussi e le presenze nei periodi non estivi. E ci tocca anche evidenziare, con disappunto e giustificata indignazione, il silenzio della stampa provinciale e quella dei servili media televisivi locali sempre pronti a riprendere qualsiasi sagra, anche se gastronomicamente orrenda e culturalmente indegna. Mentre ascoltavamo, in piedi come le altre migliaia di spettatori a causa dell’esiguo numero di sedie disponibili, i veloci fraseggi che facevano risuonare le note di Paganini, ci siamo ricordati di un’intervista rilasciata tempo fa dallo stesso Uto Ughi: “Voglio portare la musica fuori dal circuito abituale delle società concertistiche, dei teatri e dei paesi di tradizione musicale in luoghi che parlano direttamente con le particolari vibrazioni del passato, della memoria”. Dopo aver suonato tempo fa in Birmania con gli stessi Filarmonici di Santa Cecilia, in quella stupenda testimonianza archeologica del Medioevo che è la Valle dei Templi, Paestum forse è la continuazione della sua utopia: creare eventi che siano ad un tempo documenti di manifestazioni artistiche di elevata bellezza e di valore estetico, richiami della memoria storica e fruizione culturale anche per il vasto pubblico. Il senso di questa serata è tutto nelle parole dello stesso Uto Ughi, dopo la struggente esecuzione di Oblivion di Piazzola e mentre concedeva il terzo bis: ”Lo stesso Paganini sarebbe stato ben contento, non solo di suonare in un luogo del genere ma, soprattutto, di avere in platea un pubblico come questo”. È la grande musica che da elitaria si fa di massa e riprende l’universalità che la connota. E cosa che non guasta, diventa promozione turistica vera in quei mesi quando i battenti di molti alberghi e di punti di ristoro sono chiusi o si apprestano a chiudere. Ma una rondine non fa primavera, se a quella non si unisce uno stuolo! Necessita che da un’episodica manifestazione si passi ad un organico evento caratterizzato da una tipologia di turismo, che sia turismo culturale o specificamente turismo musicale poco conta. È questa una connotazione che collocata opportunamente in giugno o settembre, maggio o ottobre, può contribuire a destagionalizzare il turismo di Paestum e a rendere fruibili per più lungo tempo quelle strutture alberghiere che si apprestano malinconicamente al lungo letargo invernale. Se le risorse pubbliche devono essere impegnate, come è giusto, per promuovere turismo e sviluppo, produttività e godimento estetico, che lo siano finalizzando con organico progetto l’impegno alla destagionalizzazione e a tipologie di turismo diverse dalla tradizionale e consueta balneazione che, invece, sopravvive e si potenzia con interventi strutturali e infrastrutturali. Questo piccolo miracolo di Uto Ughi sia almeno di esempio alla futura Amministrazione di Capaccio per evitare che si continui con lo spreco economico e l’offesa alla cultura e al buon gusto rappresentato dall’annuale agostano Festival di Paestum.

 

Un pensiero su “Il miracolo di Uto Ughi

  1. Magica notte a Paestum con l’incanto dell’arte di Uto Ughi,
    nell’attenta, religiosa attenzione per il Maestro mostratosi, nel sublime scenario, come il tempio.
    Maestoso.

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