Cilento: Lettera aperta alle donne iscritte alla Cisl
La recente barzelletta, peraltro raccontata in malo modo dal Ministro del Welfare Sacconi, grida vergogna in modo fermo ed inequivocabile. Trovandosi ad un’iniziativa pubblica del Pdl e dovendo giustificare il no delle Cisl alla mobilitazione generale indetta dalla Cgil contro la manovra finanziaria del Governo, il suddetto ministro si è arrangiato alla meno peggio ricorrendo a tale storiella: “una suora, interrogata dal Santo Uffizio (n.d.r. la barzelletta è ambientata nel ‘600) sul motivo per il quale fosse stata l’unica delle sue consorelle a non essere stata violentata dai briganti penetrati nel convento, rispose che aveva detto no; quindi si può pure dire no”.Inutile rimarcare come per l’ennesima volta vengano utilizzate dai politici storielle sulle donne per spiegare accadimenti socio-economici; rilevante è, invece, condannare, senza ombra di dubbio alcuno, l’utilizzo strumentale di un racconto su di un evento tragico e doloroso, qual è lo stupro, per legittimare il diniego della Vostra organizzazione sindacale ad aderire allo sciopero generale dello scorso 6 settembre. Se la vergogna non ha impedito al ministro di parlare, il Segretario Bonanni, sedutogli accanto, avrebbe quantomeno dovuto prendere le distanze da quel becero e desolante gioco di parole. In rappresentanza di voi iscritte , la cui dignità di donne è stata oltraggiosamente calpestata, il Segretario avrebbe potuto deprecare quella storiella, sottolineandone quantomeno l’inettitudine a spiegare le ragioni del no della Cisl e non consentendo che la figuraccia di Sacconi si ripercuotesse, purtroppo, sul vostro sindacato.Se l’altro giorno il gelo dell’impotenza pare abbia impedito a Bonanni di prendere una diversa posizione sul merito della squallida e vergognosa barzelletta, nulla impedisce di rimediare alla penosa situazione in cui l’ha coinvolto il ministro del welfare. Chieda scusa, perché altrimenti quella storiella getterà discredito sull’intera classe dirigente della Cisl che, di certo, non merita di essere aiutata a spiegare il suo comportamento sindacale ricorrendo a questi miseri espedienti. Il Comitato nazionale Se non ora quando ha ieri ribadito il proprio atteggiamento al riguardo: “in nessun altro paese del mondo democratico un esponente di governo sceglierebbe la metafora dello stupro – incompatibile con qualunque forma di ironia – per esprimere una sua valutazione politica, svelando la sua visione del rapporto tra donne e uomini; la violenza dello stupro è la forma più brutale di negazione dell’altro, non comprende nessuna forma di linguaggio, non ammette nessun si e nessun no e, come scrisse in occasione del 13 febbraio Suor Rita Giarretta, ripetiamo tutte insieme, Sacconi non ti è lecito”.Speriamo che le iscritte alla Cisl si mobilitino sulla questione, sensibilizzandone i dirigenti, e si adoperino a rendere pubblica la propria posizione al proposito. Per le donne stuprate, per quelle che sono a loro vicine nel quotidiano lavoro di recupero alla vita di tutti i giorni, ed in nome di tutte le donne, anche per sé stesse.
Comitato Se non ora quando – Vallo di Diano