“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 57°/56-II 5 settembre 2011, giorni-6

  (cont. dal Capitolo 56, 2° parte) (…) Subito dopo si precipitò verso il treno, infilandosi al volo nello scompartimento. Gigano osservò tutto da lontano. Ma non intervenne in base agli accordi presi poco prima. — Dove vuole andare, Mr X? — gli sibilò nell’orecchio l’uomo della CIA, parlando in inglese con voce decisa, non priva d’ironia.— Venga, venga! — continuò — Noi due abbiamo molte cose da dirci. Poi, se sarà fortunato, avrà molti anni a cui pensare. Con calma e riflessione, in uno spazio adatto a Lei, non superiore a due metri quadrati per due! — ironizzò l’americano, dandogli provocatoriamente del “Lei”. Così dicendo, lo sospinse dentro quell’ambiente puzzolente e indegno di una città tanto evoluta. O’Cronnolly lo aveva già notato. Una delle più gravi inciviltà di quel paese erano proprio i cessi pubblici. Soprattutto nel centro e, ancor più, nel sud della nazione. Quanto ad Ahmed, riuscì a voltarsi solo di quel poco consentitogli dalle circostanze, sufficiente, però, per lanciare uno sguardo di fuoco all’avversario. Nella sua statura imponente, O’Cronnolly neutralizzò rapidamente quella bieca forma di intimidazione. — Peccato che i tuoi occhi non impugnino il rasoio da te preferito! — gli disse.— Possa Allah incenerirti con tutto il tuo popolo, bastardo di un americano!— Io sarò pure un bastardo! Ma da qui a domani, resterò comunque un bastardo vivo. Tu, invece, faresti bene a pregare, ammesso che abbia un Dio disposto ad ascoltarti. Ahmed tentò di divincolarsi, con l’unico risultato di restringersi le manette da solo, fino ai limiti della sopportabilità. Fu costretto, perciò, a demordere. Ma non con le parole.— Questo è territorio italiano e tu non hai alcun potere su di me!— Ah sì? Perché tu hai forse fatto distinzione tra le tue vittime, quando le hai uccise sul suolo italiano?— Io non ho ucciso nessuno!— Assassino e bugiardo. Hai lasciato impronte dappertutto!— Ti sfido a dimostrarlo.— È quanto vedremo. I morti a volte parlano.— A quali morti ti riferisci?— A quelli sui quali hai lasciato la firma!— Sono un diplomatico in vacanza in Italia. Non puoi accusarmi di nulla né, tanto meno, tenermi prigioniero.— E chi dice che ti tengo prigioniero?— Potrei urlare e farti arrestare dalla polizia! Contemporaneamente, lo sguardo di Ahmed cadde all’altezza della pancia. A quel folle frullava certamente qualcosa di strano per la testa. D’improvviso, infatti, schizzò in avanti, tentando disperatamente di proiettarsi contro la parete di fronte a lui. O’Cronnolly capì al volo la situazione drammatica che si stava profilando. Un sospetto fondato gli fece correre un lunghissimo brivido sulla schiena. I riflessi scattarono con la stessa velocità dell’arabo che, contestualmente al proprio balzo felino, fu agguantato a mezzo metro soltanto dal fetido muro della stanza. Meno di un secondo e tutto e tutti sarebbero saltati in aria nel raggio di due, trecento metri. Una volta bloccato, Ahmed tentò l’inutile carta del bluff.— Potrei urlare e farti prendere! — Ah, sì? Vorresti urlare e farmi prendere? E da chi? Prova a farlo ora, lurida canaglia! — lo minacciò l’americano.— Aiutoooooooo! Fu a quel punto che Gigano piombò come un falco.— Ogni tanto fa bene venire meno agli accordi. — esclamò O’Cronnolly. — Blocca tu questo farabutto, mentre io gli sfilo il suo cinturino innocuo ed elegante! Quel cinturino tanto innocuo altro non era che una micidiale bandoliera, con tanto di auto bomba inserita e pronta a esplodere. L’agente della CIA l’evitò per un soffio, anche se, fin quando era ancora lì, quell’uomo rappresentava una pericolosissima mina vagante. Meglio rimuovergli l’ordigno, dunque, e il più presto possibile. Gigano gli si avvicinò. Ma Ahmed, irriducibile, provò ad agitarsi ancora, in un ultimo, disperato tentativo di provocare l’esplosione a tutti i costi. I due polsi, per fortuna, continuarono a restringersi da soli nei fori sempre più congiunti dei due provvidenziali “braccialetti” di acciaio. Non potendo tirare l’apposita levetta, ogni tentativo sarebbe stato inutile. Per Ahmed restava un’ultima carta da giocare. Sbattere contro un corpo duro o contundente, sperando che l’urto diretto favorisse l’esplosione della bomba. Alla fine Gigano riuscì nell’impresa con l’aiuto del collega. Bloccato tra le braccia possenti di O’Cronnolly e consapevole di non potere più reagire, il siriano rinunciò definitivamente all’idea di farsi saltare in aria.— Vado fuori per chiamare gli artificieri. — disse il vice-questore. — Torno subito.— Fa pure, fa pure con comodo. — esclamò il collega con tono sollevato.— Più tempo mi dai, più te ne sarò grato!— D’accordo, ho capito, ma non lo strapazzare troppo.— Stai tranquillo, sopravviverà comunque. Deve sopravvivere! Purtroppo ci serve più vivo che morto questo bastardo!  (…)