“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 48° 27 agosto 2011, giorni -15

               Dal  Capitolo 48 L’imbarcadero Parte prima Senza pietà Una volta giù sulla pedana di cemento del San Pietro, il messicano attese impaziente l’arrivo della barca. Era già buio, ormai. Ma, proiettando lo sguardo lontano, là dove la cima della montagna di fronte si confondeva con la linea del cielo, si intravedevano in prospettiva spiragli di luce ancora limpidi.Accanto a lui, i due camerieri a sua disposizione gli facevano compagnia in rispettoso silenzio. D’un tratto videro la barca avanzare lentamente in direzione del piccolo attracco dell’albergo.Era un Aprea, un bel gozzo sorrentino di circa nove metri, con una spaziosa cabina di comando e un sottocoperta assai confortevole, dotato di cuccette adatte ad ospitare comodamente almeno quattro persone.— Buona sera, Pinù![1]— Uhé, guagliò, buonasera. Accòrte cà ‘mò ve mòll’ ‘a fùne![2] —esclamò il marinaio, rivolgendosi in napoletano ai due rappresentanti del personale. Tutta gente del luogo, che si conosceva da anni. Benché incomprensibile, quell’accento non giunse del tutto nuovo alle orecchie del signor Fernandez. Ma fece finta di nulla. Il marinaio attraccò con facilità grazie all’aiuto dei due giovani rimasti lì, nonostante che avessero finito il turno da più di un’ora. Non avrebbero mai fatto una scortesia alla signora Erminia. Consegnarono il bagaglio dell’ospite al marinaio, una grossa valigia Samsonite, e, poi, l’aiutarono ad imbarcarsi. Prima di salire a bordo, il messicano li ricompensò profumatamente. Dieci minuti dopo la barca navigava tranquilla in direzione dei Galli, con tutte le luci di posizione accese.Tranne i preliminari saluti di rito, tra i due uomini non intercorsero che poche insignificanti battute per l’intera durata della navigazione. Il signor Fernandez era troppo impegnato mentalmente per potersi dedicare ad altro. Pinuccio si accorse, infatti, che la sua attenzione era interamente rivolta ad un aggeggio elettronico estratto dalla quarantottore, quando ormai mancava una manciata di minuti per raggiungere l’isola.— Da dove preferisce immergersi, signore? Il messicano rispose istintivamente.— Da dove vuole Lei. Pinuccio rimase un po’ sorpreso. Di solito i sub hanno le idee molto chiare sul punto in cui immergersi. Costui, invece, faceva eccezione alla regola.— «Ma, contento lui … !» — pensò il giovane senza replicare.— Scendo un attimo sotto coperta. — esclamò il passeggero.— Lascio qui gli indumenti da sub. Li indosserò appena risalgo.— Faccia con comodo! — rispose il marinaio. Giuseppe era un uomo di circa trent’anni ormai. Studiava all’università, ma non era uno studente modello. Non lo era mai stato, in verità. Frequentava il penultimo anno di giurisprudenza. Nei mesi di agosto aiutava il padre, titolare di una piccola flottiglia di barche da diporto, la Pisacane Sea Co. Cinque gozzi e due motoscafi, tutto qui. Più che sufficiente, però, per consentire alla famiglia di raggiungere un discreto benessere. E lui ne approfittava prendendosela comoda negli studi. Ma era un bravo ragazzo. Leale e generoso. E un po’ puttaniere. Del resto, il luogo ad altissima frequenza di turisti a reddito medio alto e il tipo di attività balneare lo mettevano spesso a contatto con donne di tutti i tipi e di tutte le età e tendenze! Oltremodo curioso e sempre desideroso di nuove frequentazioni, non si tirava mai indietro. Anche quando si trattava di fare la conoscenza di altre persone o clienti, purché di alberghi importanti.Per il giovane Giuseppe l’amicizia era un dono e una rendita. Capace di rendergli la vita più godibile e, per certi aspetti, più facile. Prima o poi, a laurea conseguita tra un “calcio” e l’altro, anche grazie all’amicizia intima dello zio sindaco del paese con uno dei baroni più influenti della sua facoltà e ovvio habitué di Positano, avrebbe sicuramente incontrato qualcuno a cui rivolgersi per una adeguata sistemazione. Ecco perché, quando giunse la telefonata del San Pietro, l’albergo tra i più esclusivi della costa, chiese al padre di lasciarsi sostituire. Anche lui, infatti, amava la pesca subacquea e quel cliente doveva certamente essere uno sportivo, oltre che una persona importante e danarosa.Passò un quarto d’ora prima che quell’uomo ritornasse in coperta.— Vuole che l’aiuti ad indossare la tuta?— Sì, grazie. — rispose il signor Fernandez. Si mise la tuta dei pantaloni, una spessa maglia di lana e acciaio e una giacca mimetica. Poi fu la volta delle pinne. Giuseppe si abbassò di 180 gradi ai piedi dell’uomo. Gli voltò le spalle per aiutarlo ad infilarle più comodamente. Cominciò con la sinistra, poi con l’altra. Fu allora che lo straniero scattò come una molla in avanti, afferrandolo per la gola. Un bagliore sinistro emanò dalla lama che sembrava d’argento, mentre vibrava nell’aria inseguita dai riflessi della luna. Era affilatissima, più di un rasoio. Come per il giovane pescatore di Vietri sul Mare molti mesi prima, l’assassino assestò un fendente di impietosa e rara precisione alla gola del malcapitato, recidendogli di netto la carotide.Per la seconda volta, dalla gola tranciata di una vittima incolpevole, sgorgò un fiume di sangue innocente. Giuseppe non si accorse di nulla. Stramazzò in ginocchio sulla barca, accasciandosi. I due occhi rotearono ognuno per proprio conto prima di spegnersi.Nei pochi istanti che precedettero la morte, il corpo reagì in maniera apparentemente anomala, come colpito da scosse elettriche, che lo fecero strepitare nell’imminenza della fine. Fino a quando, dopo un’ultima e più violenta vibrazione, si spense per sempre.Solo allora, toltasi la pinna sinistra e dopo avere ripulito il coltello e le mani con bestiale indifferenza, il messicano ricoprì il cadavere con una coperta, legandogli una corda tutto intorno. Poi, lo scalciò più volte con il piede destro, facendolo rotolare su se stesso, verso il bordo laterale sinistro del gozzo.Dopo di che, si mise al timone e si diresse al largo, dando massima potenza al motore. (…)

Orizzonti di Mezzanotte è una produzione


[1] Abbrev. di Pinuccio, dim. di Giuseppe.

[2] — Salve, ragazzi. Buonasera. Attenti che ora vi mollo la fune!