“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 44° 23 agosto 2011, giorni-19

 Dal Capitolo 44 Il fiutoNon te la prendere. — lo tranquillizzò il collega. — Ho elementi sufficienti per chiederti una intensificazione della sorveglianza in quell’area della costiera amalfitana tra Positano e Amalfi: da terra, da mare, da cielo. Mi sono fatto una mia idea personale che, per ora, poggia solo su semplici intuizioni, benché motivate. Non voglio, però, coinvolgerti in un qualcosa che potrebbe rivelarsi fallace e, quindi, danneggiare la tua immagine presso i superiori.— Non me ne fotte un cazzo dei miei superiori, di come io posso apparire ai loro occhi. Non ho proprio il tempo di preoccuparmi di apparire ciò che non sono. Ho appena il tempo di essere ciò che sono! — strepitò Gigano, colto nel vivo della propria suscettibilità. Anche perché convinto che la premurosa e indiretta giustificazione dell’americano nascondesse, in realtà, una fiducia non piena e tacitamente ambigua nei suoi personali confronti.— A dire il vero, essere soltanto e non apparire non sempre aiuta a dimostrare la propria integrità. — replicò O’Cronnolly.— In linea di principio, sono più che d’accordo con te. Tra le due cose, però, dovendo scegliere, preferisco continuare ad occuparmi prioritariamente della prima, mi pare ovvio. Nel mio lavoro, infatti, non ho neanche il tempo, a volte, di dedicarmi alla mia famiglia. Il che non è affatto bello. Ma è così, purtroppo. Se, poi, devo dedicare quel minimo di risorse che mi restano anche alle forme, è meglio, allora, che cambi mestiere. … — aggiunse alquanto irritato il vice-questore — O che divorzi!— Non stai esagerando? Da noi non è così. Si ha il tempo per tutto! Anche per amare! — sorrise l’americano con un ghigno malizioso, sforzandosi di sdrammatizzare i toni.— Voi siete voi, noi siamo noi! Da noi, tanto per intenderci, chi riesce a essere e ad apparire è persona certamente degna della massima stima. Ma questo riescono a farlo solo in pochi! Sono quelli che dispongono di molto tempo, che possono gestirlo senza doverne rendere conto a chicchessia. Il vero problema nasce quando la gran parte della gente che conta tende esclusivamente ad apparire senza essere, senza sapere essere, proponendosi per questo in maniera del tutto negativa. Penso in particolare a quegli utili, incompetenti idioti collocati in cima alla montagna, senza averne né i titoli né le capacità. Sai cosa ti dico — sbottò Gigano rosso in volto ― Più mi guardo intorno, più mi accorgo quanto sia vero – come dice il nostro – che “un idiota in un posto importante è come un uomo in cima ad una montagna: tutto gli sembra piccolo e lui sembra piccolo a tutti!”Pronunciò le ultime parole con un’enfasi particolare.— Parole sacrosante. — aggiunse. — Perché quelli sono i più pericolosi, i più inetti, i più corrotti. Vermi ed ostaggi insieme, totalmente consenzienti nei confronti del potere. Che, prima, li compra. E, poi, li usa. E, che, per usarli, li corrompe e, poi, li ricatta! È gente solitamente tronfia, arrogante, incapace di essere se stessa autonomamente; eppure abilissima nell’apparire ciò che non è e nell’intimidire per come appare: rozza, prepotente, arrogante, spesso spietata verso i deboli e gli indifesi, quanto leziosa e strisciante verso i potenti o quelli che contano. Per il proprio personale tornaconto, che non è proprio da buttare!— Ti riferisci ai massoni?— Non pensavo ai massoni. Ma, visto che ci sei, perché no?Penso anche a loro, naturalmente, a quelli terra terra, non ai massoni di alto profilo! L’americano sorrise. Poi aggiunse:— È la storia della ruota, dopotutto!— La storia della ruota? — chiese Gigano stupito.— Sì, la storia della ruota della vita! Non stai dicendo nulla di nuovo. L’hanno già abbondantemente detto e scritto i più grandi narratori, poeti e drammaturghi, pittori e scultori, artisti in genere di ieri e di oggi!— Ne sono certo. Proprio per questo accetta la prima parte della mia risposta. Meglio essere che apparire! — sorrise Gigano, molto più disteso.— Tornando a noi, questa è un’operazione di intelligence alla quale mi hai chiesto di collaborare. Devo sapere tutto anch’io, perfino le tue idee più strambe, ammesso che lo siano. Solo così ci si può dare una mano a vicenda. Ci vuole fiducia, mi pare ovvio. Mi auguro solo che tu non abbia riserve su di me. In caso contrario abbandono da subito il mio incarico. Ci sono tanti altri investigatori molto più bravi e preparati di me nella polizia italiana. Puoi tranquillamente rivolgerti a loro. — concluse Gigano. O’Cronnolly rimase impressionato dalla reazione del “ragazzo”, favorevolmente impressionato. Quell’uomo aveva le palle più di quanto non immaginasse. Si vergognò della propria diffidenza giustamente colta dal partner. Decise, perciò, di coinvolgerlo di più confidandogli qualche ulteriore particolare.— Mi hai convinto. Devo dirti innanzitutto di non avere alcuna riserva nei tuoi personali confronti. È solo prudenza la mia o, se preferisci, volontà di accertarmi dell’obiettivo prima di inquadrarlo e distruggerlo. Ma, visto che preferisci rischiare con me, “no problem!”— Bravo, così mi piaci. — aggiunse il poliziotto. — Allora dimmi, cos’hai scoperto?— Intuito piuttosto. Ricordi la seconda notizia che mi hai dato l’altra notte?— Quale? — chiese il giovane collega, corrugando la fronte.— Quella relativa all’intercettazione telefonica tra Berlino e l’Afghanistan!— Ah, sì, quella sui due presidenti? Beh, cosa c’entra? Cos’è che ti preoccupa?— Presumo che tu non abbia letto l’informativa dell’ambasciatore italiano a Berlino, quella che tu stesso mi hai mandata.— Veramente no. Era una nota riservata e sigillata.— Bene, allora hai una valida giustificazione. Non capivo, infatti, come mai non ci avessi già fatto caso!— Cosa vuol dire? O’Cronnolly lo guardò quasi con tenerezza. Poi estrasse dalla tasca il documento e glielo fece leggere.— Ora comincio a capire. Hai proprio ragione. Forse ci siamo. L’obiettivo deve essere proprio il nostro presidente. Ma ancora non capisco quale attinenza possa esserci tra questo e quella intercettazione telefonica. Resta, inoltre, il problema di capire chi è l’altro presidente! (…)