Presa per i fondelli!

Aurelio Di Matteo

Abbiamo cercato di trovare in tutta la manovra proposta dal Governo e nelle dichiarazioni dell’opposizione qualcosa di destra, qualcosa di sinistra o semplicemente qualcosa che almeno simbolicamente fosse l’eliminazione di qualche privilegio. Sarà stata la nostra ormai senile difficile disposizione a vedere e a capire, ma non vi abbiamo trovato niente al di fuori di quella piccolissima e apparente insignificante unificazione delle festività non concordatarie. Facendo riferimento quasi esclusivamente al 25 aprile e al 1° maggio, questa norma sembra proprio l’unica a connotazione politica, quasi partorita dalla destra ex-MSI per annacquare l’annuale duplice liturgia di stanche ritualità e anacronistici discorsi. Per il resto nulla è cambiato nella metodologia da quella di Quintino Sella! Allora era la tassa sul macinato ora sono le accise e le altre imposizioni per le quali s’inventano anche diavolerie lessicali. Un modo come un altro di ricordare che dopo 150 anni dall’unità d’Italia poco è cambiato, nemmeno gli scandali. Dopo avere operato prelievi sulle pensioni, bloccato rivalutazione e aumenti contrattuali, non potendo spudoratamente aumentare in modo esplicito la tassazione, si escogita anche un prelievo straordinario, con involontaria (?) ironia chiamato di “solidarietà”. E non è chiaro con chi si dovrebbe essere solidali. Di fatto con l’intera casta feudale della politica che ancora una volta mette al riparo i suoi privilegi, la moltiplicazione delle poltrone, i suoi stipendi e i suoi vitalizi. E non si facciano passare per tagli allo spreco la fantomatica eliminazione di qualche Provincia e l’accorpamento dei Comuni inferiori ai mille abitanti. A parte l’esito delle proteste, sempre trasversali quando si tocca la casta politica, per prefigurare ciò che avverrà basta ricordare come andò a finire con l’eliminazione dei Provveditorati scolastici. I Provveditorati hanno cambiato nome, prima CAS, poi CSA, poi USP, infine Ambito Territoriale per la Provincia, ma tutto è rimasto inalterato con uffici, strutture, funzioni e relativo Dirigente. In più si è costituita un’elefantiaca Direzione Generale per ogni Regione con il suo esercito di dipendenti e comandati. Il nostro è pur sempre il Paese dei gattopardi! Qual è, infatti, l’incasso che si otterrà dai cosiddetti tagli alla politica? Nella manovra non è previsto nemmeno un euro! Il contributo di solidarietà dei parlamentari su cosa sarà calcolato? Con il modo con cui è formulata la norma, vuoi vedere che nessuno di loro arriva ai 90.000 euro? Quanto alla riduzione del numero di assessori e consiglieri, la stessa relazione che accompagna il testo del Decreto ipotizza che gli effetti positivi saranno assorbiti da quelli negativi, cioè dalle maggiori spese. Come dire: fumo negli occhi e presa per i fondelli! Nonostante ciò, si è sollevato un coro trasversale di proteste. E presa per i fondelli è anche la barzelletta della business class interdetta ai parlamentari. Anche chi non ha mai preso un aereo Alitalia sa che sui voli nazionali, che costituiscono quasi il suo totale, la business class non esiste! Gli è che nemmeno il ministro Calderoli, espressione di quella Lega nata per moralizzare la politica e il Paese, si è ricordato delle centinaia di Enti inutili da lui elencati alcuni anni orsono. I cittadini avrebbero, forse, accolto con qualche condivisione i vari prelievi se si fossero eliminati tutti questi Enti intermedi e derivati da quelli previsti dalla Costituzione, ricco pascolo per la casta politica per assunzioni familistiche e clientelari, per bolsi consigli e strutture amministrative e gestionali, per convenzioni inutili e ben retribuite, per attività effimere e senza ricadute produttive, per elargizioni parassitarie. Se a questi Enti si aggiungono le tante Società partecipate, diventate veri e propri enti paralleli, il pozzo dei costi politici diventa davvero senza fondo. Tutti i commi del Decreto che fingono di ridurre i costi della politica, potrebbero essere sostituiti da uno solo: “La partecipazione ai Consigli di amministrazione di Enti derivati e di Società partecipate, delle Commissioni consiliari, ecc è a titolo gratuito; ai componenti non spetta nessun compenso né fisso né come rimborso spese”.  Di certo molti arricceranno il naso e parleranno di rozzezza amministrativa e giuridica o, come solitamente fa la casta politica di fronte a chi osa criticarne metodi e privilegi, bolleranno tale proposta di qualunquismo. È un termine ormai diventato di moda e massivamente diffuso tra la casta partitica, con il quale si pensa di esorcizzare e frenare la marea montante dell’uomo medio, del suo rigetto dei privilegi e dell’arroganza di un assetto precostituito e stabilizzato di interessi settoriali e particolari, che artatamente è fatto passare per “articolazione democratica”. Ebbene se il qualunquismo, questa ideologia dell’uomo medio, che si arrabatta con la sua pensioncina e il suo stipendio decurtati, che ogni mattina va al mercato verificando sempre il contenuto del borsellino, che sale sull’autobus o sul treno dopo aver pagato il biglietto e per giunta sempre più costoso, che le sue calze le compra a differenza degli onorevoli Senatori, che al ristorante paga il prezzo di mercato non potendo usufruire di un buffet-mensa al costo super agevolato di sei euro, che non ha un rimborso forfetario per il taxi come gli onorevoli deputati anche se come Presidenti di Camera o di Commissioni usufruiscono di macchine di servizio con relativa scorta e spesso anche di aereo ed elicottero; ebbene, se il qualunquismo è l’incazzatura dell’uomo medio di fronte a questi e a tanti altri costosi privilegi, non c’è dubbio che questa ideologia meriti di essere rispolverata ed elogiata. Soprattutto penso che meriti una risposta non in politichese, ma concreta e che non sia l’ennesima gattopardesca presa per i fondelli. Diversamente c’è da sperare che la risposta venga da qualche altro, chiunque esso sia, come la storia tristemente ha insegnato.