“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 27 luglio 2011 giorni- 46

 Dal Capitolo 17 La gita La stessa avidità di conoscere e conservare i ricordi, Ahmed la manifestò il giorno seguente, l’ultimo della sua permanenza ad Amalfi. Mimì lo prelevò di buon mattino, alle nove in punto, subito dopo la colazione. Alle 10.00 erano già sul piccolo, ma veloce battello ormeggiato a pochi metri dalla spiaggia di Positano. Era un Aprea, un piccolo gioiello dell’industria nautica locale di tipo artigianale, con cantieri a Sorrento, a pochi chilometri di distanza. La giornata era splendida, le previsioni meteorologiche della sera precedente pienamente confermate, il mare quasi una tavola. L’abbigliamento di Ahmed fu integrato da una giacca a vento indispensabile, che Mimì gli mise a disposizione.  Poi salparono tranquillamente, rasentando la costa e compiendo numerose soste. La più importante fu proprio quella sotto la villa del regista.— Mi sono informato. — esordì il tassista. — Le trattative per l’acquisto sono purtroppo agli sgoccioli e, per questo motivo, non si può più visitare. Sono riuscito, però, a procurarmi la piantina dell’intera proprietà. Non si può mai sapere. Qualora dovesse saltare l’accordo, Lei può sempre inserirsi con una nuova offerta, sapendo esattamente cosa compra. Così dicendo, sottopose ad Ahmed il documento, che l’uomo fece finta di esaminare con scrupoloso interesse. — Posso tenerla? — chiese ipocritamente.— Certo, è tutta Sua, gliel’ho già detto.— Grazie infinite. È stato davvero gentile. Seguì una breve pausa. Poi il siriano aggiunse con finta indifferenza.— Chi è il fortunato acquirente?— Anche questo non sono riuscito a sapere con certezza. Però corre voce che si tratti di un personaggio-bomba!— Che espressione appropriata! — si lasciò sfuggire Ahmed con un ghigno impercettibile. Sorpreso, Mimì replicò istintivamente:— Cioè a dire? Lo straniero avrebbe voluto mordersi la lingua. Tentò di dribblare con successo la buona fede dell’ingenuo indigeno  — Voglio dire che il fortunato proprietario deve avere un nome eclatante, di quelli che fanno grande scalpore, come le bombe!Mimì abboccò per sua fortuna.— Giusto, ha proprio ragione. Se il nome che si fa in giro è quello giusto, si tratta proprio di un personaggio-bomba, come dice Lei!— Sì, ma non ho ancora capito di chi si fa il nome! — aggiunse Ahmed, ostentando, però, un interesse relativo al riguardo. Una semplice curiosità, più che altro, e nulla più. Mimì gli si avvicinò, evitando di farsi ascoltare dal marinaio impegnato al timone.

— Si tratta del presidente! — disse. — Non so altro.

Ahmed avrebbe voluto insistere per qualche particolare in più. Ma evitò di farlo. Per quanto ingenuo, il tassista era pur sempre un uomo di mondo, abituato a un certo giro e alle astuzie che, dietro semplici domande, potevano sempre nascondersi da parte di personaggi sconosciuti come lui.

La gita proseguì come nelle previsioni. Il tratto di costa fu percorso a velocità piacevolissima, al punto che il siriano ebbe tutto il tempo di filmarla per intero. Le batterie ressero pienamente, le riprese furono eccezionali con decine di zoomate nei punti ritenuti più interessanti, soprattutto tra Praiano e Amalfi. Una volta giunti nei pressi di Conca dei Marini, a metà strada tra le due località, Mimì fu orgoglioso di “presentargli” la villa di Sofia Loren.

— Vede quel piccolo promontorio? C’è una villa che, da una parte, guarda verso Capodorso e, dall’altra, verso Conca dei Marini. Appartiene alla più grande attrice italiana vivente. — mentì, sapendo bene che l’enorme proprietà era stata venduta molti anni prima dal marito, il produttore cinematografico Carlo Ponti. Qualche minuto dopo transitarono sotto un piccolo arco di roccia assai suggestivo.

— Questo è il “ponte degli innamorati”, lo sa? Io conservo un piccolo segreto di questo luogo. Lo rivelerò soltanto a Lei. — aggiunse, mentendo una seconda volta.

— Vede quella grotticina laggiù?

— Non vedo nulla. — rispose Ahmed, comunque incuriosito dalla insistenza dell’uomo.

— Non deve guardare al centro, ma a sinistra. La vede ora?

Il siriano aguzzò la vista. Gli parve di individuare una sorta di foro ad una cinquantina di metri di distanza, a sinistra, come aveva detto il tassista.

— Sì, sì, la vedo appena, ma a me pare che sia solo un piccolo buco … !

— Avvicinati! — ordinò Mimì al marinaio. La barca scivolò lentamente in direzione del minuscolo antro in roccia, con il motore al minimo.

— La vede ora? Questa grotta dovrebbe “parlare”! — esclamò Mimì con toni particolarmente allegri.

— Solo che, poi, dovrei semplicemente divorziare. Lo sa, signore, da uomo a uomo, lì dentro c’è uno spicchio di spiaggia dove mi sono fatto le più belle scopate della mia vita! Sempre con donne diverse. Le straniere, sa. Il mio mestiere mi ha spesso messo a dura prova! — concluse sbuffando in una grassa, insulsa risata. Ahmed memorizzò istintivamente quei luoghi, pur dando loro, al momento, nessun’importanza. Né, tanto meno, commentò le imprese appassionate di quel gran chiacchierone. L’altro non se la prese. Dopotutto quell’uomo era straniero e non poteva capire il senso delle sue parole. E, poi, a lui importava il cliente dopo tutto, non le eventuali sensazioni provate dai riferimenti alle sue avventure. Intorno alle 13.00 fu consumato un pasto assai semplice e gustoso a base di spaghetti alle vongole, calamari fritti con insalata, arance, caffè e l’immancabile limoncello.  Sul tratto in mare aperto da Amalfi all’Isola dei Galli, Ahmed riuscì perfino a schiacciare un riposino. Non meno di una decina di minuti, però, durante i quali Mimì si offrì di proseguire le riprese dell’indimenticabile gita. (…)