Vietri Sul Mare: concerti d’estate di Villa Guariglia

Martedì 19 luglio (Ingresso Libero), il terzo appuntamento della sezione classica de’ I “Concerti d’estate di Villa Guariglia” organizzati da Tonia Willburger, con il contributo della Provincia di Salerno, del Centro Studi “Raffaele Guariglia”, del Comune di Vietri sul Mare, della Camera di Commercio di Salerno,della Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, dell’Ept di Salerno e con la collaborazione tecnica è della Regione Campania, della Coldiretti Salerno e dell’Enoteca Provinciale di Salerno, accenderà, alle ore 21, i riflettori del palcoscenico di Villa Guariglia  sul vincitore del premio di esecuzione pianistica “A.Napolitano” Città di Salerno 2011 Pietro Gatto, un prodotto del conservatorio di Salerno e della nostra Costiera. Pietro Gatto ha scelto d’iniziare il suo rècital con la Sonata n°3 di Frydryk Chopin op.58 in Si Minore, datata 1844, un anno di grande prostrazione spirituale e singolarmente povero dal punto di vista compositivo, che praticamente non vide la nascita di nessun altro lavoro ad eccezione di questo. Rispetto a quel grande e straordinario precedente costituito dalla Sonata n. 2 in Si bemolle minore op. 35, quest’ opera si pone come parziale superamento o, almeno, come recupero di una concezione più meditata e meno autobiografica, stilisticamente più unitaria, depurata di quegli elementi “morbosi” che, nella Sonata op. 35, avevano suscitato le perplessità di un sincero ammiratore di Chopin come Robert Schumann. Formata dai tradizionali quattro movimenti, la Sonata op. 58 fu dedicata da Chopin alla contessa de Perthuis, moglie di quel conte de Perthuis cui Chopin aveva dedicato, anni prima, le Quattro Mazurke op. 24. Il pianista proporrà poi, la Sonata in do diesis minore op. 27 n. 2 «Chiaro di luna», di Ludwig Van Beethoven, celebrante nella inconsueta disposizione dei suoi movimenti, – ha scritto nel 1802 la Allgemeine Musikalische Zeitung – «in ciò ch’esso ha di eccellente e di suo particolare». E, in effetti, non solo la Sonata inizia con un Adagio sostenuto, ma si apre con una indicazione rivelatrice del modo nuovo di pensare il suono del pianoforte. Quando Beethoven scrive «si deve suonare tutto questo pezzo delicatissimamente e senza sordino», non dice semplicemente che il pezzo va suonato facendo uso del pedale di risonanza, ma anche che l’uso del pedale deve combinarsi con un certo modo di attaccare il tasto. Del primo movimento della Sonata e della sua peculiare sonorità pianistica, Hector Berlioz fa cenno in un articolo del 1837 poi raccolto in A travers chants:«La mano sinistra dispiega dolcemente larghi accordi di un carattere solennemente triste, la cui durata consente alle vibrazioni del pianoforte di spegnersi gradualmente su ognuno di loro; sopra, le dita inferiori della mano destra eseguono un disegno arpeggiato di accompagnamento ostinato la cui forma quasi non muta dalla prima all’ultima battuta, mentre le altre dita fanno sentire una specie di lamento, efflorescenza melodica di questa oscura armonia». Il gentile ritmo ternario dell’Adagio trova il suo naturale respiro cantabile all’interno d’una semplice forma tripartita, A – B – A’, in cui la sezione centrale, variando il movimento delle terzine di crome dell’accompagnamento, suona come un delicato svolgimento modulante della sezione principale. La ripresa del tema avviene all’insegna di impercettibili mutamenti di luce e di una lieve intensificazione dell’espressione, mentre la breve coda conclusiva insiste sull’inciso iniziale della melodia eseguito al basso a guisa di un pedale da cui si stacca e su cui ricade per due volte il movimento delle terzine, così come si era ascoltato nell’episodio centrale. Definito una volta da Liszt «un fiore fra  due  abissi», l’Allegretto in re bemolle maggiore ha le dimensioni e il carattere espressivo rasserenato di un intermezzo che, con la grazia danzante del suo tema e la simmetria della forma, sembra rievocare certo stile galante del Settecento. Sulla fragilità crepuscolare dell’Allegretto sì abbatte invece con inaudita violenza l’impetuoso dilagare del Presto agitato conclusivo, in cui quanto di represso era nei tempi precedenti, e nell’Adagio sostenuto in particolare, sembra erompere con un empito di rabbiosa energia. Costruito in forma-sonata, il Presto agitato si basa su due temi di carattere fra loro contrastante. Al primo tema in do diesis minore – un energico arpeggio che sale fino a schiantarsi su un accordo violentemente ribattuto – segue un secondo tema dal profilo ansiosamente incalzante. Conclusione di un discorso che Beethoven, però, allontana con una coda estremamente audace in cui, all’ennesima violenta ripercussione dell’accordo del primo tema, la stessa materia musicale sembra frantumarsi in una impressionante serie di accordi arpeggiati di settima diminuita. Una nuova serie di arpeggi e una scala cromatica aventi carattere di cadenza approdano a due battute con l’indicazione «Adagio», in cui il precipitoso moto del finale sembra arrestarsi, per quindi finalmente dar luogo all’ultima, impetuosa volata del tema principale, che la Sonata conclude con la perentoria violenza del suo accordo ribattuto. La serata verrà conclusa dalla Sonata n°5 in Fa Diesis Minore op.53, composta nel 1907 da Aleksandr Skjabin. In calce a questa sonata il compositore pose alcuni versi tratti dal teso poetico del Poema dell’estasi, a testimonianze la comunione ideale che lega le due opere: “Vi chiamo alla vita/nascoste ispirazioni/ a voi, sepolte/nelle oscure profondità/a voi timorosi/germi di Vita/porto audacia!. E’ questa una concezione messianica dell’arte, di un’attitudine spirituale tendente all’esaltazione mistica, espressa da un originale vocabolario armonica. La quinta sonata ha alcune peculiarità che ben definiscono il suo carattere di opera di transizione: fra le sonate di Skrjabin è l’ultima con le alterazioni in chiave e la prima in un solo movimento, dove prevale la tendenza all’integrazione delle differenti parti in un blocco unico, nell’alternanza di movimenti lenti e rapidi. La scrittura armonica del brano è quasi interamente costituita da accordi di nona e di undicesima con quinte alterate, che tendono a offuscare le tradizionali funzioni tonali. Il dopo-concerto sarà firmato da 8 ristoranti tra Vietri sul Mare, Salerno e Sieti ( Dal Pescatore,  Enoteca Segetum, Il Principe e la Civetta, La Locanda del Cantastorie, L’Antica Pagliera, L’Argonauta, Pascalò e Taverna Santa Maria De Domno)  in cui si rinnoverà quel felice connubio che solo musica e buona cucina riescono a realizzare.  Concerti d’estate è anche solidarietà: fino al 2 agosto ( serata in cui saranno presenti anche alcuni bambini e la direttrice dell’orfanotrofio di Zhodino, Bielorussia) gli amici della rassegna di Villa Guariglia contribuiranno all’acquisto di un pianoforte per iniziare alla musica i piccoli.Quest’anno la rassegna si avvarrà anche di un servizio navetta  per e da Villa Guariglia, con partenza dal teatro Verdi di Salerno alle 20.00 e partenza da Villa Guariglia alla fine dell’evento.