“Orizzonti di Mezzanotte” di Michele Ingenito : -57

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                       DaCapitolo 6- CIA,Washington,                                                                                                                                                             25 settembre 2002 I servizi segreti americani conoscevano da tempo il progetto della nuova rete terroristica araba in Europa. Alla CIA sapevano della formazione di un esercito di kamikaze da stanziare nel vecchio continente, pronti a colpire obiettivi ben programmati, attraverso una più efficiente e articolata strategia del terrore. Per questo motivo, diverse sezioni speciali lavoravano già da tempo esclusivamente alla individuazione dei capi e alla loro eliminazione. Nel silenzio e a colpo sicuro, evitando forme eclatanti tali da creare inutili incidenti diplomatici. A Washington, nei piani alti, si sapeva che le ambasciate arabe nel mondo, e in particolare quelle europee, costituivano il nascondiglio naturale di moltissimi infiltrati sotto copertura diplomatica. Perfino i capi delle delegazioni ufficiali, gli ambasciatori, ignoravano che alcuni degli uomini migliori del loro personale, le teste d’uovo di nuova generazione, fossero terroristi bene addestrati, addetti al coordinamento di importanti settori della rete terroristica. Era difficile spiegare a chiunque come mai, superando i vessilli e le bandiere delle rispettive nazionalità, quell’esercito di uomini decisi a sacrificare la propria vita potesse essersi riunito in terre nemiche, strumentalizzando l’appartenenza al proprio paese, solo ed esclusivamente per obbedire a un unico, grande capo. La realtà non concedeva sconti a nessuno. Neppure ai re, ai principi di case reali, ai sultani, ai grandi capi spirituali, alle più alte autorità religiose. Una sorta di massoneria particolarissima, verso cui confluivano i maggiori esponenti del terrore in fuga e i loro adepti, si era estesa, infiltrandosi in terre e nazioni improprie, pur di compiere missioni suicide e azioni di distruzione collettiva. La guerra sempre più spietata tra due mondi e due civiltà aveva deciso di debordare dal rispetto di qualsiasi regola. Era un progetto folle. Ma, almeno in uno, nel più folle tra tutti, ci si credeva. Tanto bastava per dare credibilità e forza a quella che, per gli occidentali, corrispondeva alla più ampia e diffusa metastasi del male mai pianificata e ramificata dall’uomo sulla faccia della terra. Quando venne il suo turno, O’Cronnolly, responsabile dell’Intelligence per lo Stato della Florida, dichiarò senza mezzi termini l’esigenza di fare pedinare tutti i diplomatici arabi distaccati presso le rispettive sedi diplomatiche all’estero. Senza eccezione alcuna.— Per quanto i mezzi non ci manchino, — lo interruppe il numero uno — dovremmo investire troppe energie, soprattutto umane. Un dispendio che non ci possiamo permettere in mancanza di una rete sufficiente di uomini — concluse.— E noi non avremo mai la certezza di potere vincere la più grande battaglia che ci accingiamo ad affrontare. Cioè, quella di isolare, sconfiggere ed eliminare una volta per sempre i terroristi.— Procediamo prima con uno screening della situazione. Poi agiremo operativamente. — suggerì il collega dello Stato di New York. La proposta fu accolta all’unanimità. Qualche giorno dopo, la commissione si riunì per la seconda volta. Fu illustrata la mappa delle sedi diplomatiche in Europa dei paesi arabi considerati tra i più pericolosi per gli interessi americani nel mondo. Questa prima selezione fu naturalmente associata alla presenza di truppe americane nei paesi europei. — Alla luce di questi criteri, — esordì il capo della CIA — i paesi europei per noi maggiormente a rischio attentati sono i seguenti: Francia, Germania, Italia, Bosnia e Serbia-Montenegro. — E la Gran Bretagna! — aggiunse, non senza una sottile vena polemica, il responsabile della CIA della California.— E la Gran Bretagna, certo. — replicò seccato il numero uno. — Ma quello resta un discorso a parte.

Poi riprese.— Negli ultimi paesi alleati che ho appena citato, a parte la Gran Bretagna, la dislocazione delle nostre forze è la seguente: 56.000, 3.040, 5.000 e 1.600 uomini. — Le sezioni CIA in Europa — proseguì il numero uno — concentreranno ogni loro attività sulle capitali di quei paesi e sulle relative sedi di ambasciate arabe accreditate, mettendo sotto stretta sorveglianza l’intero personale diplomatico, a esclusione di quello della Giordania, del Kuwait e del Libano. — Restano in pratica — disse il delegato di Washington D.C. — Arabia Saudita, Iran, Iraq e Siria! — Esatto! — E lo Yemen. — aggiunse l’altro. — Già, dimenticavo lo Yemen. — riconobbe il capo della CIA, aggiungendo con amara ironia. — Altro ottimo vivaio di terroristi pazzi! Lavorerete in assoluta autonomia, — aggiunse — nel rispetto del mandato ricevuto. Ciascuna sezione sarà coordinata dal proprio responsabile e agirà come meglio riterrà opportuno. Vi confronterete con un nemico irriducibile, ma, non per questo, meno scaltro e preparato. Un errore, il più banale, potrebbe costare la vita, a voi e ai vostri collaboratori. Le informazioni in nostro possesso sono drammaticamente serie. Non fate sciocchezze, quindi, né voi né i vostri uomini. Ho voglia di rivedervi tutti qui, presto e in buona salute, al termine delle vostre rispettive missioni. In caso contrario, perdereste una magnifica vacanza ai Caraibi! A Guantanamo, per intenderci! Ed a spese del contribuente, per intenderci ancora meglio!            (…)