Buon viso a cattivo gioco

Michele Ingenito

Berlusconi ritira dalla finanziaria la norma che sospendeva fino a sentenza definitiva gli effetti del primo grado nelle cause civili. Cosa che accade, invece, nel penale. Se fosse passata, l’imminenza della sentenza del lodo-Mondadori – che potrebbe confermare la condanna per il presidente a 720 milioni di euro di indennizzo a De Benedetti – avrebbe rinviato di molto l’esecutività della medesima. Di fronte al pandemonio mediatico, onestamente giusto atteso il più che legittimo sospetto che si trattasse di un trucco mirato a favorire il presidente del consiglio, quest’ultimo ha giocato l’unica carta che gli restava sul tavolo da poker che ospita la finanziaria: ritiro della norma. Non c’erano vie d’uscita, d’altronde. L’opinione pubblica, informata a tappeto da RAI, TV, radio e carta stampata, era giustamente indignata. Ne sarebbe uscito malissimo anche Alfano, non tanto nelle vesti di coordinatore ormai unico del PDL ed erede del Cavaliere, ma di ministro della giustizia. La mossa del premier spiazza tutti e pone fine alla polemica. Nel suo infinito ottimismo ha auspicato una soluzione a lui favorevole della sentenza Mondadori. Tanto meglio. Se così fosse, la decisione di ritirare la norma-truffa irrobustirà ancora di più la sua immagine. Del resto, se Atene piange Sparta non ride. Il proprietario della compagnia aerea Rotkopf Aviation, Viscardo Paganelli, arrestato per frode e corruzione, ha confessato il pagamento di tangenti al PD e, in particolare, a sette suoi esponenti. Volete che gli italiani siano allegri? Per niente. Peccato che non si tratti di eccezioni. Perché, ne siamo convinti, a fronte di chi viene pizzicato di tanto in tanto, non è il fatto che elimina il fenomeno. Perché il sistema pubblico del nostro paese vive di corruzione. A tutti i livelli. Checché ne dicano i suoi inaffidabili benpensanti.