Riceviamo e Pubblichiamo: Il voto parlamentare “slega” i ministeri dal trasloco al Nord

L’altro giorno, mentre F: Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera dei deputati, chiedeva che non fosse messo ai voti l’o.d.g. sullo spostamento dei ministeri, firmato anche dalla Lega e su cui il Governo aveva espresso parere favorevole, l’Assemblea ha votato quello del PD, con cui si      domandava al suddetto organo istituzionale di non trasferire i ministeri da Roma. La Camera ha respinto in tal modo la richiesta di Bossi con 311 voti favorevoli, 180 astenuti e 6 voti sfavorevoli, sentenziando così il naufragio al primo scoglio del “patto della polenta e pajata (tipico piatto romanesco)”, siglato l’anno scorso a Roma tra il leader della Lega e la governatrice della regione Lazio. Le arringhe di Bossi a Pontida per fidelizzare i suoi sostenitori sono state depotenziate dallo stesso Pdl che, ancora una volta, ha dimostrato di non tenere un comportamento univoco al Governo così come al Parlamento. Pressato dalla continua ansia di non ottenere i dovuti consensi in questa sede, scottato da un  referendum in cui non ha avuto il coraggio di sostenere le ragioni del No, conseguenti alle sue scelte governative in tema di acqua pubblica, nonché nucleare e legittimo impedimento, il Pdl continua a navigare a vista. Dal suo canto la Lega, partito di lotta a Pontida e di governo a Roma, si arrende di fronte al voto parlamentare ed incassa il responso negativo, senza prendere atto che il Pdl del centro-sud rema contro ogni richiesta leghista che leda i suoi interessi territoriali. Significative appaiono a tal proposito le parole di D. Franceschini, primo firmatario dell’o.d.g. presentato da PD ed approvato dalla Camera dei Deputati: “quelli della Lega quando sono a manifestazioni come a Pontida fanno i roboanti, quando sono a Roma, invece, calano le braghe”. L’analisi politica del voto della scorsa giornata dimostra a tinte ben definite lo stato di una coalizione che sempre più si connota come un assemblement di “leader a slogan”,mentre di ben altro avrebbe bisogno la nostra Italia: progetti, programmi, piani di sviluppo, ma soprattutto di un clima di pacificazione. Il Paese non è più in grado di sopportare uno stato continuo di contrapposizione tra fazioni l’un contro l’altre armate, così come il berlusconismo ci ha abituati e il bossismo ci ha obbligato a sopportare. Personalmente vorrei avanzare un consiglio a chi crede in un’ Italia, Paese condiviso: lavoriamo tutte/i insieme per recuperare una condivisione d’intenti che veda in prima linea l’impegno ad allontanare dalla politica gli slogan per restituire alla Politica le idee, necessarie a rispondere ai bisogni della collettività, e le speranze, idonee a incentivare quanti intendono partecipare più fattivamente alla vita democratica del Paese. Con il recente referendum si è riusciti in siffatto intento e si è superato il primo banco di prova, d’ora in poi occorrerà perseverare in questa direzione, l’unica in grado di ridare senso e dignità ad una democrazia sminuita, sfiduciata e demotivata.

Maddalena Robustelli