Morire…di scuola!

di Rita Occidente Lupo

16 anni: troppo pochi per decidere di morire per una bocciatura. Non il primo caso, a Sassari, del minore che s’è tolto la vita per l’insuccesso scolastico. Nei giorni scorsi, anche al Nord del Paese, nella ridente Val D’Aosta, un caso analogo. Fine anno scolastico, fioccanti  verdetti! La scuola approva o boccia nel suo processo valutativo. Nel suo ruolo, lo staff docente, preposto a dover esaminare un iter sotto l’aspetto cognitivo-comportamentale della platea discente. e, non sempre, all’altezza del suo compito purtroppo! O non in grado d’idonei strumenti, per poter esaminare sotto l’aspetto psicologico, la ricaduta che uno scrutinio negativo, potrà avere sul singolo allievo. Le colpe, il caso di dire, ognuno le ascrive a chi crede, nel momento in cui lo scaricabarile funziona, per sentirsi a posto con la propria coscienza. Con la propria professionalità, che si crede di mettere in campo allorquando non esistono elementi sufficienti da far promuovere anche il disimpegno. Perchè di questo trattasi in molti casi, dinanzi a carenze nella preparazione, lacune grossolane o addirittura a palesi segni d’insofferenza nei confrotni dell’apprendimento culturale. Spontaneo chiedersi ancora una volta se, alla luce delle pressanti riforme, i nuovi venti soffino nella direzione giusta: in quella cioè che, al di là di grembiuli e di maestri unici, tuteli veramente l’apprendimento. Pare, invece, che si sia sempre più protesi ad economizzare, a correr dietro ad esami da riformare, a docenti da inquadrare, a precariato da assestare, a discipline da tagliare…in quanto alla valutazione, questa permane ancora un rebus a livello globale. Affidata ai singoli, asseconda pareri  diversificati e, spesso, inspiegabilmente incomprensibile, senza possibilità d’appello! Ma i docenti, da chi vengono valutati in base alla ricaduta del loro insegnamento? Sull’impatto, col gruppo classe, sulla capacità di trasmettere i contenuti culturali e di porsi come referenziali educatori nel processo di crescita degli allievi? Ancora misteriosi i parametri che pongono sulle moderne cattedre senza pedana, i nuovi magister che spesso, al di là della voglia di voler apparire “amici” dei discenti, finiscono per smarrire il proprio ruolo autorevole o la propria capacità psicologica, di andare al di là del disimpegno e dell’asettica impreparazione, di chi, tra i banchi, spesso ha un universo troppo conflittuale dentro, da poter essere coinvolto da un sapere, dinsacorato dal proprio tempo!

2 pensieri su “Morire…di scuola!

  1. Mi duole udire notizie così impressionanti. La morte , infatti,di un ragazzo per presunti incapacità di apprendimenti scolastici debba risolversi in un suicidio. C’è da piangere, fratelli!
    A questo punto direi che , nelle scuole, sarebbe opportuno di dare più opportunità a ragazzi meno preparati o in difficoltà di apprendimento e , magari, stargli vicino anche durante il grande impatto con gli esami finali. Le bocciature, sono sempre un trauma, soprattutto per chi è di grande emotività e che non riesce a reggere alle varie tensioni nervose. Credo, quindi, che ci vorrebbe la massima attenzione verso chi è destinato a non essere promosso. Vive condoglianze alla famiglia. Alfredo Varriale.

  2. Idealmente la scuola dovrebbe fornire un ambiente dove le nostre prestazioni hanno conseguenze meno dannose per l’autostima rispetto al “mondo reale” in modo che l’allievo si senta incoraggito a mettersi alla prova. Ma spesso la scuola distribuisce fallimenti…
    (J. Bruner, La cultura dell’educazione)

    Chi manca ha il difetto che non si vede. Ci vorrebbe una croce o una bara sul suo banco per ricordarlo.
    (Scuola di Brabiana, Lettera a una professoressa)

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