Il nemico di Silvio? Equitalia

Angelo Cennamo

Smaltita la sberla delle amministrative, Berlusconi le prova tutte per serrare i ranghi nel Pdl e rilanciare l’azione di governo nell’ultimo scorcio della legislatura. La nomina di Angelino Alfano a segretario unico del partito è sembrato a molti un modo per avviare quel trapasso generazionale che ormai è nei fatti, oltre che nella fisiologia di una stagione politica destinata prima o poi a concludersi. Una parte del programma elettorale del 2008 il centro destra lo ha già realizzato : il federalismo fiscale, le riforme dell’università e della giustizia, l’accordo con la Libia per contrastare l’immigrazione clandestina ( vanificato poi dalle ambizioni coloniali di Sarkozy, avallate con troppa fretta dal presidente del consiglio), e la politica di contenimento della spesa pubblica per sfuggire allo spettro del fallimento. Manca dell’altro : un piano di rilancio per il sud attraverso l’allestimento di nuove infrastrutture, e soprattutto una drastica riduzione delle imposte per ridare ossigeno alle imprese e a milioni di famiglie indigenti, indebitate con banche e finanziarie. E’ legata al fisco, dunque, la vera sfida del Cavaliere. Tra non molti anni, quando la figura di Berlusconi e la sua stagione politica saranno al centro di dibattiti e di tavole rotonde, il giudizio impietoso sulla bontà della sua azione riformatrice dipenderà soprattutto da questo, è inutile negarlo. Nel ’94, il Cavaliere scese nell’agone della politica rivolgendo la sua attenzione ad un elettorato nuovo che per troppi anni era rimasto fuori dalle grazie dei precedenti governanti. Un elettorato spesso vessato ed additato da tutti come un agglomerato di evasori : il popolo delle partite iva. Milioni di piccoli imprenditori, di artigiani e di liberi professionisti che navigano a vista nel mare magnum della globalizzazione, affrontando un mercato fintamente libero, senza protezioni e garanzie di sorta. Questi lavoratori, nella prima Repubblica figli di nessuno e politicamente apolidi, nel dopo tangentopoli avevano riposto le loro speranze nell’uomo nuovo Berlusconi, simbolo dell’anticasta e del progresso economico. “Meno tasse per tutti” fu, per quei tempi, uno slogan rivoluzionario, un’occasione che non poteva non essere colta, soprattutto a vantaggio della gioiosa macchina da guerra di Achille Occhetto che, al contrario,  si preannunciava come una funesta rivisitazione del neo-marxismo. Da allora Berlusconi le tasse le ha sì ridotte, ma di stretta misura, e sicuramente non come ci si sarebbe aspettato. Dopo la soppressione della tassa di successione e quella sulle donazioni, nel 2005, Domenico Siniscalco, subentrato al defenestrato Giulio Tremonti in via XX Settembre, ritoccò al ribasso le aliquote irpef. Poca roba, si disse, una “pizza al mese”. Ma si trattò di un’incauta forma di pessimismo, non essendo ancora ricomparso da quelle parti un tale Vincenzo Visco, soprannominato scherzosamente il conte “Dracula” per la sua particolare attrazione per i “prelievi”. Tant’è che, nel 2006, Prodi rivinse le elezioni e anche quella “pizza al mese” andò a farsi benedire. Da allora le tasse non sono più diminuite. La crisi economica del 2008 ce lo ha impedito, ed ogni strenuo tentativo del Cavaliere si è tragicamente infranto contro il muro del ministro Tremonti, ben attento a non allargare i cordoni della borsa. Ma ora? Basterà al premier e ai suoi elettori accontentarsi del meno peggio, senza per questo lasciarci le penne? Nel nord Italia giungono notizie di assalti alle sedi di Equitalia : migliaia di aziende sono al collasso, e le norme varate recentemente da Tremonti per contrastare più direttamente l’evasione fiscale rischiano di inasprire ulteriormente le tensioni in corso. Insomma, il clima si fatto rovente e non è detto che la tanto annunciata rivoluzione liberale parta proprio da qui.       

 

8 pensieri su “Il nemico di Silvio? Equitalia

  1. @cennamo:

    il fatto che tanti italiani si siano bevuti l’idea che Berlusconi fosse qualcosa di nuovo mi ha sempre inquietato, specie se consideriamo la legge “ad aziendam” di cui aveva beneficiato sotto Craxi (legge che ha fatto consistentemente la sua fortuna televisiva).

    Altra cosa di cui nessuno dice mai niente è il fatto che Forza Italia non era affatto formata esclusivamente da dirigenti di Mediaset: di fatto, Berlusconi raccolse gente che proveniva dalla DC, dal PSI o che non avrebbe avuto speranze in ciò che rimaneva di altri partiti: http://it.wikipedia.org/wiki/Provenienza_dei_politici_appartenenti_a_Forza_Italia
    Questo per dire che di “nuovo” in FI non c’era proprio tutto…

    Poi, Occhetto “neo-marxista”… sto ridendo ancora a crepapelle… 🙂

    I governi Prodi non hanno abbassato le tasse ma hanno consentito una crescita che i governi del centrodestra possono solo sognare. Adesso abbiamo un buco da 47 miliardi di euro: io mi auguro che prevalga il buon senso e mi auguro che Tremonti non si faccia incantare né da Berlusconi, né dalla Lega.

  2. Vede, Avvocato, nell’armata Brancaleone chi è il più serio e coerente? Giulio Tremonti. Sarebbe forse più razionale vedere lui come “successore” del cavaliere. Ma poi, il cavaliere pensa di essere in un regime di assolutismo? Con un “io” così ipertropico temo di si.
    Roller

  3. Caro Cennamo, imputare al direttorio Tremonti il mancato raggiungimento dell’obiettivo principe “meno tasse per tutti”, è un film già visto negli anni addietro, credo fosse il 2006. Il problema a mio avviso è un altro: non è possibile tagliare le tasse senza agire seriamente sul costo strutturale dello stato (al di là delle cazzate sul recupero della evasione che prende la valigia e si trasferisce nei paradisi fiscali attraverso operaizoni on line) e, pertanto, sul ridisegno dell’intera architettura degli Enti Locali oltre che dei Ministeri, dopo un ripensamento quindi, anche del ruolo dello Stato nell’economia.
    Orbene, non è quindi un problema di bilancio o di tecnicalità, ma di essenza di un nuovo modello di cosa pubblica, che, a mio avviso, ove fosse mai stato il vero obiettivo di B., avrebbe richiesto ben altra strategia.
    E’ secondo Lei mai possibile scardinare e scrostare un paese vecchio e sudamericano come il nostro, senza una base di consenso che vada al di là della logica della barricata? E poi, nei manuali spiccioli di scienza politica, c’è scritto chiaro e tondo che le cose più difficili, quelle più dispendiose e meno popolari si fanno all’inizio del proprio mandato, quando il consenso è giovane, la squadra coesa, il clima ottimistico. Vede, caro Cennamo, la mia personale opinione è che B. non abbia mai seriamente avuto l’intenzione di modificare lo Stato (ovviamente nell’accezione radicale del termine). Ritengo che egli volesse semplicemente porsi come punto di riferimento credibile di una classe dirigente esistente nel paese e, essendo un vero fuoriclasse, ha loro mostrato la merce che essi stessi desideravano, tra cui l’utopia del “meno tasse per tutti”.
    Concludo, quindi, dicendo che anche da questo punto di vista, Berlusconi ha rappresentato una grande delusione per quel ceto medio che desiderava rinnovare lo Stato nella identità dell’antiradicalismo; per questa fascia della popolazione, ritrovarsi con lo stesso Stato di prima e per di più radicalizzato nei simboli e nei costumi, quindi nei valori, beh … subentra rabbia e tristezza.
    E lasciamo stare Tremonti: che non mi piace, che non sa nemmeno scrivere (il suo la paura e la speranza sarebbe da divulgare: un libro dove arrivi all’ultima pagina e ti chiedi cosa ho letto? Caro Cennamo, mi creda…., un ragioniere che si cimenta su temi come la globalizzazione, l’omologazione, il mercatismo, senza un teorema, senza ipotesi, senza riscontri; un soliloquio da bar e niente più), ma che ha fatto per mesi il suo dovere, a mio avviso in modo antidemocratico, scaricando sulle fascie deboli i costi della crisi finanziaria mondiale, ma comunque non trasformandola in ulteiore deficit.
    Tornando alle tasse, è molto semplice: un governo di unità nazionale, basa sociale ampia, dimezzare il numero dei parlamentari e di tutte le voci ad essi associate (pensione, indennità, spese, staff,…), abolire le province, eliminare le comunità montane, togliere autonomia di bilancio ai territori in dissesto, dimezzare il numero dei consiglieri comunali e regionali, chiudere il 70% delle società miste, dimezzare il numero dei ministeri, dimezzare i diritti sindacali, riformare le pensioni, chiudere la sanità nel meridione (si, proprio chiudere), dimezzare i bilanci delle regioni, stabilire che ogni incentivo non può essere appannaggio di imprese con più di 300 mln di fatturato…. In altre parole: tagli, deregulation, libera intrapresa, taglio dei diritti acquisiti, incitentivi per i doveri. Non c’è alcuna altra strada seria, chiedere a tremonti di fare ciò e come chiedere ad un ragioniere di mantenere in piedi una azienda. Cosa ci vuole davvero? non lo so. So per certo però che non basta un faccendiere yuppies della Milano da bere degli anni 80, chissà come mai ancora in fase organica (anche se il migliore, il numero uno, … B. non è nulla di più).

  4. Avvocato, si ricorda che le avevo predetto che una valanga di “si” l’avrebbe sommersa? Aspetto con un rinnovato interesse una sua chiosa sul referendum “inutile” sul cosiddetto “legittimo impedimento”. Evidentemente una Italia di “senza cervello” non ha capito la finezza dell’azione correttiva del Capo dello Stato. E’ stato bello avere avuto dal Capo dello Stato l’esempio che quando l’Italiano è chiamato a decidere, sa anche organizzare giornata e lavoro. Relax, Avvocato, relax e sfoderi la sua fine retorica.
    Secondo me farebbe bene a coltivare meglio la sua professione scrivendo meno e facendo meno il difensore d’ufficio di un ometto che manco glielo ha chiesto. Scriva, la prego, di argomenti giuridici seri: sarà molto più apprezzato.
    Roller

  5. @cennamo:

    non vorrei infierire, ma secondo te è corretto dire che questo governo non rappresenta più i sentimenti del Paese?

  6. Cari Lettori, a cominciare dal bravo Smarigli ( imparate da lui quando volete criticare Berlusconi), ho già inviato alla redazione un pezzo sul tema ( “Il danno è fatto”). Vorrei tranquillizzarvi : come ho già scritto da qualche parte, non sono un difensore d’ufficio del premier, ma non sono neppure tra quelli che prendono le distanze da lui nel momento (forse) della sua parabola discendente. Credo che il berlusconismo, nonostante tutti i suoi difetti, sia (stato) l’unico barlume di riformismo che questo paese abbia saputo produrre negli ultimi decenni. Ricordo i governi democristiani e quelli del centro sinistra : da liberale non ho dubbi. Smarigli, lei crede davvero che un governo di unità nazionale ( che comprenda, cioè, Rosy Bindi, Di Pietro, Vendola e Fini e D’Alema) sia capace di fare tutto quello che ha scritto? Veda se l’altrenativa al berlusconismo dovesse essere questa allegra brigata, al posto di Berlusconi mi accontenterei di Apicella!

    Saluti a tutti – Angelo Cennamo

  7. @cennamo:

    sì, tutto quello che vuoi, ma pare che la gente sia più stufa di Berlusconi che dell'”allegra brigata”! Fa che, pur non essendo di sinistra, la gente si sia resa conto che Berlusconi ha fallito? E questi 47 miliardi i nostri eroi liberali li troveranno? Dove?

  8. @roberto:

    devi chiamarlo “vero fuoriclasse” per farti apprezzare da Cennamo! :-)))

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