I toni accesi

Angelo Cennamo

Mancano poche ore al voto per le amministrative con il quale saranno eletti, tra gli altri, i sindaci di Napoli, Milano, Torino e Bologna. Si tratta di città capoluogo, ma la prova avrà certamente una valenza politica, vista la mobilitazione dei leader più importanti della scena nazionale, a cominciare dal premier Berlusconi. Il Cavaliere, nel tour pre-elettorale che lo ha portato in giro per il Paese, ha dato fuoco alle polveri scatenando una campagna senza precedenti. Le note vicende processuali che a Milano lo vedono imputato di prostituzione minorile, frode fiscale e corruzione Berlusconi le sta cavalcando in prima persona per attaccare i “pm eversivi” e la magistratura politicizzata, quella che lo perseguita da 17 anni, impedendogli di realizzare al meglio le riforme istituzionali del suo annoso programma. I toni della campagna sono aspri, talvolta grotteschi : “I leader della sinistra non si lavano” è arrivato a dire in una recente performance elettorale, tra una storiella e l’altra. Aggiungendo che occorre riformare l’architettura istituzionale del Paese per dare maggiori poteri al primo ministro. La stoccata era rivolta a Giorgio Napolitano assurto, forse suo malgrado, ad unico elemento di contrapposizione rispetto alle iperbole dei partiti di centro destra. Una supplenza della quale il presidente farebbe volentieri a meno, ma che gli tocca, se non altro, per “partito preso”. Il canovaccio è quello di sempre. In Italia, dice il premier, è complicato legiferare. Ci sono due rami del parlamento che svolgono la stessa funzione. E, se occorre modificare una norma costituzionale, i passaggi alle camere si raddoppiano. C’è poi il vaglio del Quirinale ( sempre occupato da quelli del centro sinistra) ed infine i pm di sinistra che, rinviando la legge appena approvata alla Consulta, trovano in quell’organo una sponda alle loro prerogative ultragiudiziarie. Insomma, ogni sforzo rischia di naufragare tra mille cavilli e/o complicità ideologiche. Gli affondi di Berlusconi, ultimamente avallati anche da Bossi che si è dichiarato alleato fedele del Pdl, fanno parte di un armamentario ben collaudato. Nessuno come il Cavaliere riesce, infatti, a galvanizzare le folle durante le campagne elettorali, amministrative comprese. Berlusconi sa di trovarsi nella fase più delicata della sua lunga carriera politica. Da una parte, i processi che incombono sulla sua onorabilità e la sua credibilità di capo del governo, dall’altra, la consapevolezza di aver ritrovato i numeri ed i consensi per portare a compimento una legislatura che sembrava sul punto di impantanarsi a seguito della scissione dei finiani e in occasione del tentato golpe del 14 dicembre. Le possibili affermazioni, a Milano con La Moratti, ed a Napoli con Lettieri, potrebbero rappresentare per il premier un ulteriore toccasana in vista dei prossimi appuntamenti legislativi che decideranno le sorti del fisco e del malmesso pil, ovvero le riforme liberali che più delle altre i suoi sostenitori attendono pazientemente dal ’94. E allora ogni colpo basso diventa lecito, come quello stoccato da Letizia Moratti al suo avversario Pisapia, al quale la sindachessa ha ricordato una brutta vicenda giudiziaria che, c’è da giurarci, farà discutere a lungo.