Fisciano: riapertura al culto di S. Michele di basso
Giovedì 5 maggio scorso è stata riaperta al culto popolare e restituita ai fedeli di Carpineto (nonché di Settefichi) e di Villa di Fisciano – ma anche di tutta la collettività fiscianese – la suggestiva struttura e complesso monumentale antichissimo del santuario di S. Michele “di Mezzo” (altresì detto “di Basso”) sita proprio nel comprensorio di Fisciano. Un foltissimo pubblico assiepato lungo la stretta navata e che affollava ogni posto della interessante costruzione restaurata e resa al Fiscianese (anche grazie all’opera di architetti come Giuseppe Pizzo e di esperti ed ingegneri vari) ha accolto il presule Luigi Moretti, che ha concelebrato assieme a tanti sacerdoti e parroci del luogo, provenienti dalla forania e da altre zone limitrofe e/o del circondario, una solenne ma semplice liturgia eucaristica, ad hoc per la inaugurazione dell’antico santuario/mitreo poggiato su una grotta con affreschi del passato e ritraenti perfino S. Alfonso, ma incentrati sul culto per S. Michele Arcangelo, retaggio di un glorioso passato e – si spera – “degno” di un luminoso futuro. La storia del santuario si perde realmente nella notte dei tempi ed è stata oggetto e motivo di studio e di ricerche approfondite da parte di insigni e meno insigni curiosi ed esegeti, esperti di materie inerenti il territorio (antropologi, etnologi, storici, geografi…) che hanno detto la loro sul bene in questione ma che hanno fatto anche sì che si “riprendesse” il “discorso” di studi e quant’altro attorno a S. Michele, ricco di simbolismo e mistero esoterico. Interessante – a tal uopo – il convegno dal tema: “I tesori della Valle”, tenutosi presso la struttura ancora da recuperare e valorizzare (con il restauro) nel settembre 1997, un convegno i cui atti sono stati raccolti in un recente volumetto (“S. Michele di Basso. Un santuario da recuperare”) da parte e a cura di Gino Noia, studioso locale, che ha riportato nell’opuscolo tutti gli interventi. Il tutto in collaborazione con l’associazione “Lefogliecesoie”, di Josè Gallo, attiva sul territorio. Ebbene: già in tale opera si esortava “chi di dovere” (le istituzioni di allora, ad esempio il defunto sindaco di Fisciano “don” Gaetano Sessa – che pure attuò qualcosa nei confronti del bene) a recuperare e a riprendere l’antichissimo monumento (dal latino: “Memento”, ossia: “Ricorda”) magari affidando a sodalizi e a cooperative il complesso vicino la chiesa, pure essa ricca di storia e oggetto di tradizioni e narrazioni esoteriche molto complesse, difficili da intepretare. Tale complesso sarebbe potuto, sempre per esempio, divenire un “Bed & breakfast”, oppure un centro di iniziative culturali. Dunque il 5 maggio l’inaugurazione, alla presenza di numerose autorità locali, in primis il sindaco uscente Tommaso Amabile, impegnato nell’agone elettorale del 15-16 maggio, che ha sicuramente confermato la stima dei suoi possibili elettori con questo “colpaccio”, appunto con questo “asso nella manica” del restauro di S. Michele, certamente non inutile allo scopo dell’affermare dei consensi per la “battaglia elettorale”, anche se il monumento ha ancora bisogno di lavori, di ulteriori sistemazioni, di piccoli e grandi accorgimenti, di vetrate e qualche ritocco, fondamentale per preservare il santuario ancora di più e meglio ma tant’è… Dicevamo, un nutrito parterre de roi di politici e personalità come anche Mimmo Sessa, presidente della Bcc (Banca di credito cooperativo) di Fisciano e Francesco Di Geronimo, a S. Michele per l’inaugurazione dell’antico luogo di culto, molto frequentato e comunque amato e “sentito” proprio; durante la magica serata si è “partiti” con il S. Rosario alle 19.30 e poi il sornione Moretti ha fatto il suo ingresso nella chiesa, accolto e accompagnato dai tanti sacerdoti di queste zone, tra cui don Carlo De Filippis, don Luigi Aversa – che ha voluto fortemente coi suoi collaboratori, coi suoi “ragazzi” la trascorsa via Crucis lungo la strada che porta al complesso, ripresa dopo anni di “silenzio”, di “assenza” da questi luoghi il 15 aprile scorso – e altri. I giovani di don Luigi Aversa, i coristi della parrocchia di S. Giovanni Battista e S. Nicola di Bari di Carpineto (frazione con piccoli screzi e qualche rivalità con l’altra frazione Villa, ma più “attiva” nel recupero del santuario, poiché un personaggio di Carpineto ci ha rivelato che al suono di una tofa, una conchiglia, i residenti di Carpineto si prodigavano di più per ricostruire il bene contrariamente agli abitanti di Villa) hanno validamente e simpaticamente animato la funzione, che ha visto tra l’altro il vescovo Luigi Moretti al momento dell’elevazione e della consacrazione dell’ostia porgere le spalle all’assemblea come si attuava in passato, con l’iconostasi. Tornando a noi, la funzione è stata partecipata e sentita, molto ben riuscita. Ha espresso le prime parole, come da discorso sicuramente “politico” ma anche pieno di passione e di apprezzamento per la riapertura al culto di S. Michele, il sindaco uscente di Fisciano Amabile: “Il santuario è stato ridato a una popolazione laboriosa e operosa – ha esordito Tommaso Amabile – grazie alla sinergia tra il Comune e la Curia salernitana, già collaudata in altre occasioni.” “Vi sono stati ben tre interventi di restauro funzionale, per quanto riguarda S. Michele – ha asserito Amabile – per un milione di euro abbiamo recuperato la chiesa madre, poi abbiamo realizzato la copertura della foresteria, che sarà consegnata a giorni; infine il recupero di tutto il complesso.” Poi Amabile si è addentrato in un amarcord e in una lectio storico/etnografica sul culto per S. Michele nel comprensorio, non dimenticando di ringraziare don Luigi Aversa per la via Crucis ripresa a Pasqua, essendo il santuario stesso “memoria storica” e “coscienza collettiva” della comunità. Quindi Amabile ha tracciato un po’ la storia dell’utilizzo della struttura. In particolare ha ricordato il prezioso pavimento settecentesco ormai trafugato. Egli ha parlato di “chiesa rupestre dei primi secoli di Cristianesimo in Italia”. Il sindaco ha promesso di pubblicare un volume appunto sul recupero e anche sulla storia del santuario, per la “piena fruizione e valorizzazione del bene”. Dopo le parole di don Carlo De Filippis, riguardanti “il momento gioioso per tutta la comunità dei fedeli”, e dopo l’aspersione dell’acqua lustrale e benedetta attuata da Moretti, lo stesso vescovo ha affermato: “Sono particolarmente contento oggi poiché questa è la seconda chiesa aperta da me al culto in poche ore.” Moretti ha espresso che “Dio è dovunque, lo dice il Catechismo, ma gli uomini hanno da sempre costituito dei luoghi particolari dove si sentiva meglio la voce di Dio: i santuari sono appunto luoghi dove si sente meglio la Parola e sono nati prima dello stesso Gesù Cristo.” “Anche Gesù – ha ribadito – portava i discepoli in luoghi solitari, dove viveva in comunione con loro ascoltando il Padre.” “Dio deve essere presente nel quotidiano – ha espresso inoltre, fra l’altro il vescovo Moretti – si può amare Gesù in famiglia, la prima chiesa, la chiesa domestica; tuttavia l’esperienza del sentirsi credenti è la parrocchia. Però abbiamo bisogno di un conteso particolare, con la natura attorno, per accogliere meglio il messaggio di Cristo.” “Ricordo la trasfigurazione di Gesù sul colle Tabor – ha detto poi S. E. Luigi Moretti; il succo del suo discorso, infatti, è che anche nel santuario di S. Michele capiamo e tocchiamo con mano quello che Dio dice e poi riportiamo agli altri e nei contesti “soliti” ciò che abbiamo vissuto. Prima di impartire la benedizione finale, Moretti ha asserito: “Affiderei la struttura alla forania, in modo da far aprire S. Michele la domenica pomeriggio dalle 15.30 alle 18.30 per iniziative quali adorazioni e veglie di preghiera, come un vero e proprio centro di spiritualità, uno dei primi nella Valle dell’Irno.”