Pappa e Ciccia
Se qualcuno si illudeva del mancato accordo tra Silvio e Umberto illuso è rimasto. O, meglio, deluso. Da quello sciocco ottimismo di principio in base al quale, da una scintilla, deve necessariamente scatenarsi una guerra. Che così non fosse l’aveva già sancito la fallita speranza di un voto contrario della Lega alla Camera la settimana scorsa. Quindi, come si poteva auspicare che, ieri, Bossi e soci facessero marcia indietro per una successiva apparente impennata? Indipendentemente dal raggiungimento delle promesse subito dopo elencate pedissequamente da qualche esponente della Lega, pensate voi che la rottura ci sarebbe davvero stata? Indubbiamente ingenui in circolazione ce ne sono fin troppi. Ma quel che è grave anche tra i politici di razza, o storici più che altro, soprattutto dell’opposizione. I quali non perdono occasione per auspicare la rottura del PdL ogni qual volta la maggioranza va in crisi. Spaccarsi a due anni dalle elezioni sarebbe stato fatale per tutti, a cominciare dalla Lega. Come spiegare agli elettori, infatti, che la ragione ‘nobile’ del fallimento risiedeva nelle cannonate e nei missili indirizzati a Gheddafi anche dall’Italia? Non è necessario essere intelligenti per capire che le alleanze vanno rispettate. La Nato non è un acronimo ad effetto. Fare la voce grossa all’interno del nostro paese può illuminare i volti dei propri elettori di piccola/media esperienza politica. Di quelli che, nel calcio, si chiamano tifosi. Ma accennare soltanto ad uno strillo all’esterno della nostra comunità nazionale per pensare di disattendere impegni ufficiali indurrebbe gli alleati a riderci in faccia. Con stile ed eleganza in abbondanza, certo, ma con pari fermezza e determinazione. E poiché fin qua ci arrivano anche i nostri politici più scalmanati, è evidente che nessun governo sarebbe mai caduto. Tanto meno quello del Cavaliere. Il quale, bontà sua, recita la scena quando finge di indignarsi all’idea che i missili alleati possano essere stati diretti contro il fondoschiena del figlio di Gheddafi. Morto, poveraccio (lo diciamo con il massimo rispetto), insieme a moglie e a ben tre figli innocenti. Ma, che da quei cinici che sono in guerra americani e anglosassoni in genere (ed allievi europei occidentali inclusi) l’intenzione fosse di colpire proprio il tiranno, non c’è dubbio alcuno. Nessuno lo dirà mai, è ovvio. Anche se perseguiranno nell’obiettivo fino a raggiungerlo. Vedi Osama Bin Laden. Come a dire che il destino di Gheddafi è ormai segnato, volente o nolente. E’ la regola spietata della guerra, accompagnata sempre e comunque da parole di circostanza quando la morte colpisce l’individuo. Perfino un Bin Laden morto per esecuzione merita rispetto. Non a caso, prima di essere ‘sepolto’ in mare, qualcuno ha avuto la sensibilità di recitargli una preghiera. E i suoi carnefici esitano perfino ad esibirne le foto del massacro, tanto sono cruente. Che Gheddafi sia la prossima vittima di missili e cannoni è, dunque, certo (cosa che orienterà il suo pensiero triste ed impotente alle centinaia di milioni di euro accumulati a suo nome nelle banche svizzere). Se ne fosse andato in tempo, se li sarebbe anche goduti in qualche modo, chissà. Ma testone com’è, quel tiranno spietato e incallito che non ha esitato finora (e non esita) nel mandare al macello popolo contrario e parte della sua stessa famiglia, è lecito pensare alla sua distruzione totale prima o poi, per quell’accecamento che produce il potere di cui è piena la storia con i suoi più odiosi e analoghi personaggi del presente e del passato. La retorica di circostanza dettata dai principî umanitari di cui si rende portavoce la Lega di Bossi, e mellifluamente ripresa ad apparente sostegno da quel bravo attore che è e resta il nostro Presidente del Consiglio, appartiene solo al grande business mediatico che si arricchisce di fantasie più o meno veritiere nelle supposizioni e nei commenti, mentre chi da settimane schiaccia quotidianamente i pulsanti micidiali delle più moderne armi da guerra bada e baderà unicamente al sodo. Alla Lega bastavano promesse. E promesse ha avuto. L’Italia avanzerà proposte, farà la voce grossa (grossina, via!) all’interno della Nato al fine di evitare futuri scempi contro la Libia, gli alleati faranno finta di darci ascolto e tutti vivranno felici e contenti. Berlusconi soprattutto. Silvio e Bossi sempre più pappa e ciccia, dunque, in attesa che Gheddafi tira le cuoia per merito o per colpa (dipende dai punti di vista) di chi gliela ha giurata. Ufficialmente per ragioni umanitarie e, in realtà, in nome dei nuovi interessi orientati naturalmente verso la magnifica torta petrolifera libica, intorno alla quale si concentrano giorno dopo giorno nuovi volti (interni) e urlano di gioia e di speranza diverse lingue straniere (sempre le stesse, capitanate da quella targata Usa).