La dignità del lavoro

di Rita Occidente Lupo

I° maggio: appuntamento da non perdere. Con la memoria delle vittime sul lavoro.  Proprio nel momento in cui il Paese è inginocchiato dalla penuria occupazionale. Correva la fine dell’Ottocento. Allorquando, la coscienza operaia, decise di avvalersi dei propri diritti umani. E d’impostare la giusta rivendicazione civica, sui sacrosanti dettami spettanti. La giornata, di otto ore, da dedicare al lavoro. Nel tempo, la memoria di scioperi ed agitazioni.  Lotte e cortei. I naufragati tentativi di spoliazione, di una ricorrenza che per tutti sapeva d’amaro, nel rinverdire martiri d’operosità. Oggi, il I° maggio, ancora in vita dagl’indefessi sindacati. Un modo per ravvivare il dibattito, in materia di sicurezza e prevenzione. Di diritti, come di doveri. E stavolta tocca a Rosarno polarizzare l’attenzione non solo sindacale. In una terra spettatrice di lotte tra immigrati ed autoctoni. Il tutto, ovviamente senza spegnere le luci di Piazza San Giovanni, con il concertone dei big, ormai di routine. Il calendario liturgico dedica, l’inizio del mese mariano, alla memoria di San Giuseppe Lavoratore. Un modo per elevare il ruolo della fatica sociale. Per riscoprirne le radici, anche etiche. Per ridargli, quella dignità graffiante, spesso mistificata dagli opportunismi clientelari.

Un pensiero su “La dignità del lavoro

  1. @Rita Occidente Lupo:

    sa una cosa? Io (che sono di sinistra) il concerto del Primo Maggio lo detesto perché è diventato, da una cosa bella, un contenitore di retorica vuoto, poco creativo che fa il verso a se stesso e a programmi di intrattenimento da rete privata come Zelig.

    Vorrei un primo maggio più consapevole e meno allegria perché tra precariato galoppante e disoccupazione non c’è proprio niente più da ridere.

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