Il manifesto della discordia

Angelo Cennamo

Roberto Lassini, 49 anni, avvocato, candidato al Comune di Milano nelle file del Pdl, è il personaggio del giorno. Il suo nome è legato ad una vicenda incresciosa che sta tenendo banco sulle prime pagine di tutti i giornali, e che rischia di creare scompiglio all’interno del suo partito oltre l’immaginabile. Alcuni giorni fa, a Milano, sono comparsi dei manifesti anonimi, scritta bianca su fondo rosso, sui quali campeggiava la scritta : “Via le br dalle procure”. Inizialmente l’iniziativa era stata attribuita ad una fantomatica associazione denominata “Dalla parte della democrazia”. Ma dalle colonne de Il Giornale di Sallusti, l’avvocato Lassini ha poi fatto coming out, argomentando la sua scelta con un caso di malagiustizia del quale lui stesso rimase vittima negli anni di tangentopoli. Lassini, allora sindaco democristiano di un piccolo comune lombardo, venne arrestato per concussione e prosciolto dopo 43 giorni di custodia cautelare. Lo sfogo enunciativo di Lassini giunge, probabilmente non per caso, proprio nei giorni in cui il Pdl vara la riforma della giustizia ed il premier, in tv, parla di frange eversive all’interno della magistratura. E’ gioco facile allora per i media abbinare i nomi dei due politici, e ricondurre al capo del governo la responsabilità, quantomeno morale, di quella scritta che sta facendo indignare mezza Italia, a sinistra e non solo. Letizia Moratti, tanto per gradire, perchè venisse confermata la sua candidatura a sindaco di Milano, ha preteso le dimissioni preventive di Lassini, in caso di sua elezione. Ma il candidato, rinfrancato dal sostegno proprio de Il Giornale, che ha promosso in suo favore una sorta di campagna elettorale aggiuntiva, e, soprattutto di Berlusconi, che, al contrario di altri esponenti del partito, gli avrebbe addirittura manifestato la propria solidarietà, potrebbe, a questo punto, rivedere la sua decisione. Intanto divampa la polemica. I familiari dei magistrati uccisi dalle br puntano l’indice contro il manifesto scellerato perchè offende la memoria dei loro defunti. L’Anm, appoggiata dal presidente Napolitano ( primo magistrato d’Italia) attacca Berlusconi per il clima da guerra civile innescato contro i pm. E la stampa progressista se la gode. Ma è normale tutto questo caos per un manifesto, come dire, infelice? Senza volerne giustificare i toni ed i contenuti, nè atteggiarmi ad improbabile esegeta di Lassini, a me sembra che quella scritta sia stata male interpretata. “Via le br dalle procure” non equivale a dire che i magistrati sono dei brigatisti. Il manifesto suona, piuttosto, come un invito a liberare l’ordine giudiziario ( sano ed efficiente nel suo complesso) da possibili mele marce. E’ innegabile, infatti, che la stragrande maggioranza dei magistrati sia costituita da valenti professionisti che, talvolta, rischiano la vita per fare fino in fondo il loro dovere. Ma è altrettanto inconfutabile che alcuni pm confondano la giustizia con la politica. Ce li troviamo in tutte le trasmissioni televisive, ai convegni di partito, nelle riunioni di redazione di alcuni giornali di opinione, e perfino a dei comizi di piazza. Scrivono libri, criticano le riforme del governo, partecipano a dibattiti pubblici. Verrebbe da chiedersi dove lo trovino il tempo per studiare pure i processi. E’ lecito dubitare della buona fede di questi magistrati nella stessa misura in cui ci si indigna per il brutto manifesto di Lassini?            

  

3 pensieri su “Il manifesto della discordia

  1. egregio signore,
    ma se io dicessi “Via la Camorra da questo sito” non troverebbe la cosa alquanto ignobile e provocatoria?
    Se poi questa mia affermazione fosse sostenuta o quanto meno avallata dai comportamenti reticenti di altre più autorevoli persone come la prenderebbe? Come un mio sfogo enunciativo?

  2. Come ho scritto, quel manifesto è stato un errore, forse grave. Ma, se non br, lei come definirebbe, ad esempio, quei pm che usano certi pentiti o certi testimoni come “armi improprie” contro (solo) alcuni esponenti della politica? Lassini è stato oltre 40 giorni in prigione per non aver fatto nulla. La sua reputazione e la sua carriera politica è stata calpestata con estrema indifferenza. Chi ha pagato per questo, oltre i suoi familiari? Ottaviano Del Turco, non molto tempo fa, era uno stimato governatore regionale. Poi un pm disse di avere contro di lui delle prove schiaccianti. Lo sbattè in galera, tra gli inusulti e le denigrazioni dei media e della gente comune, e la giunta della Regione Abruzzo cadde. Oggi Del Turco ha dimostrato la sua innocenza contro quei teoremi assurdi della procura ed è un uomo libero. Ma qualcuno ha pagato per questa barbarie? Se riflettessimo su episodi come questi, forse quel manifesto diventerebbe più innocuo. Non crede?

    Saluti – Angelo Cennamo

  3. avvocà sul caso lassini mi pare che la giustizia abbia trionfato. su del turco, a differenza di quello che affermi, ancora non vi è stata nessuna pronuncia e deve essere celebrato un processo da cui mi auguro ne esca libero.
    gli episodi di mala giustizia dovrebbero essere il meno numerosi possibile anche se l’errore, non volontario frutto di circostanze, è nell’ordine dell’imperfezione delle cose.
    ma questi episodi di malagiustizia cosa hanno a che fare con il nostro vecchio satiro dal culo floscio? niente! e per quale motivo egli pensa di essere il portavoce dei perseguitati?
    siccome non vi è nessun collegamento vuole avvantaggiarsi delle disgrazie altri che oltre ad essere immorale fa anche un poco schifo.
    invece di fare leggi per i suoi procedimenti diamo armi ai cittadini e ai giudici per colpire i giudici che sbagliano e risarcire i cittadini. altro che processo breve o br.
    da cittadino trovo veramente esagerato che nessuna abbia inteso il vero problema della giustizia in italia che è rappresentato dalla possibilità di avere una difesa decorosa e spesso gli innocenti, è mia esperienza, si devono indebitare per un avvocato valido, altro che processo breve abbassate le tariffe.

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