Mercato San Severino: tutela negozianti contro consorzio fonografici

Da una parte il Comune e l’Unione Nazionale Consumatori, a difesa degli operatori commerciali. Dall’altra il Consorzio Fonografici SCF, che richiede, ed ha richiesto, agli operatori commerciali il pagamento di un contributo per l’ascolto della musica nei negozi. Anche se non vi sono televisori o radio. La polemica e’ scoppiata nei primi mesi del 2010 ed ora arriva all’Autorita’ Garante della Concorrenza ed al Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali. Per tutelare gli operatori commerciali di Mercato S. Severino rispetto alle pretese del “Consorzio Fonografici SCF”,  l’Amministrazione Comunale, guidata dal Sindaco Giovanni Romano, e la sezione locale dell’Unione nazionale Consumatori, (responsabile l’avvocato Rosita Pannullo), hanno ottenuto l’intervento del Garante e del Ministero. I fatti nel racconto dell’avvocato Pannullo.“Nella primavera 2010  informammo l’Autorita’ Garante della Concorrenza e del Mercato. Qualche giorno or sono, il Segretario Generale, Luigi Fiorentino, ci ha comunicato che, nell’adunanza del 30 marzo 2011, ha esaminato la segnalazione e, in attesa dell’intervento chiarificatore del legislatore – gia’ sollecitato nel 2009 -, ha ritenuto opportuno scrivere anche al Ministero per i Beni e le Attivita’ Culturali sulla necessita’ di adottare ogni iniziativa percorribile, nell’immediato, al fine di superare l’elevato livello di conflittualita’ raggiunto dagli operatori del settore, in tema di determinazione dei compensi per diritti connessi”. Il Ministero potrebbe intervenire per sottrarre la materia alla discrezionalita’ delle parti coinvolte, fornendo elementi di certezza utili a bilanciare gli interessi dei beneficiari dei diritti connessi e quelli degli utilizzatori, tutelando i contraenti piu’ deboli. “Allo scadere dei contratti di licenza stipulati tra le parti – continua l’avv.Pannullo – si e’ accentuato il conflitto interpretativo tra i produttori discografici, rappresentati da SCF, e gli utilizzatori dei fonogrammi”. Le pretese del Consorzio SCF lasciano perplessi, ingenerando seri dubbi circa il loro fondamento, “attesa l’assenza – prosegue l’avv.Pannullo – in molti esercizi, di strumenti radiofonici e televisivi. Circostanza ancor più anomala è che, nelle richieste di pagamento del Consorzio, è indicata una voce specifica, “Spese di verifica”, senza, tuttavia, che sia mai stata effettuata alcuna verifica da parte del Consorzio”. Nei mesi scorsi, con una nota ufficiale, l’Unione Nazionale Consumatori ha anche formalmente richiesto le generalità degli incaricati delle verifiche, i giorni e l’ora delle stesse, oltre alla documentazione idonea tesa a dimostrare la legittimità. “Domande, le nostre – conclude l’avv.Pannullo -, ignorate. Anzi, il Consorzio ha addirittura inviato ulteriori richieste di pagamento, predisponendo dei moduli di “richiesta di riammissione in termini per il pagamento di fatture arretrate”,  per poter beneficiare di uno sconto a titolo di riduzione delle spese di accertamento ed incasso. In assenza di un puntuale accertamento in contraddittorio circa l’effettivo utilizzo di un altrui diritto d’autore, l’obbligo di pagamento del compenso non può presumersi o  desumersi dalla eventuale presenza nell’esercizio commerciale di un dispositivo idoneo a riprodurre fonogrammi. Ove tale accertamento manchi, ed il diritto azionato non risulta provato, le richieste di pagamento che il Consorzio fonografici SCF ha inviato ai titolari degli esercizi commerciali, sono totalmente illegittime”.