Salerno: al Catalogo “Carte d’imbarco”

Mercoledì 6 aprile ore 19,00 sarà presentato il volume Carte d’imbarco. Il viaggio nell’Italia del Novecento e della contemporaneità è uno dei temi suoi quali insiste da tempo l’attenzione di Massimo Bignardi. Interessi di studi che ha trasferito in esperienza didattica all’interno del corso di Storia dell’Arte Contemporanea della Scuola di Specializzazione in Beni Storici Artistici dell’Università di Siena, del quale ne è il direttore. Nello sfondo di questa raccolta di saggi, a firma inoltre di Susanna Arangio, Stefania Crepaldi, Riccardo Gennaioli, Marina La Manna, Giorgia Lo Piccolo, Paola Mantovani, Emanuela Zannon, v’è il desiderio di tracciare ulteriori percorsi sulle carte del ‘viaggio in Italia’, conservando, nelle inflessioni date da ciascun autore, il mobile punto di osservazione che, nei primi anni Ottanta del secolo lasciatoci alle spalle, aveva fatto da guida a Guido Ceronetti nel suo pellegrinaggio per le strade e le contrade della penisola. Carte d’imbarco. Il viaggio in Italia nelle rotte della contemporaneità evidenzia traiettorie di riflessioni storico critiche, nate intorno ai soggiorni e alle esperienze di alcuni artisti contemporanei nel Bel Paese che, nelle diverse declinazioni, richiamano ad un pellegrinaggio iniziatico, in pratica ad un ‘andare’ verso l’Italia avvertendo, rileva Bignardi, “nel nascosto ripostiglio dei desideri, ancora la memoria (oramai offuscata) di quella che, per la cultura del Novecento, era stata la terra del genius loci”. I saggi, nati come relazioni degli studenti in occasione di seminari organizzati all’interno del corso, pongono l’attenzione a figure di artisti quali Brigitte Brand, presente a Venezia; Frédéric Brenner, che opera a Roma;  Horiki Katsutomi, che vive nelle lande piemontesi; Anne-Clémence de Grolée e Jenny Saville nella Palermo del terzo millennio;  Ivan Theimer sedotto dal classicismo fiorentino e Serghej Potapenko rifugiatosi in Piemonte; infine di Peter Willburger vissuto dagli anni Sessanta al 1998 (data della sua morte) a Raito. Nell’opera di Willburger, scrive Bignardi, la natura mediterranea ha ceduto “il proprio ‘colore’, quello della sua materia, invitandoci a riflettere sulla nostra identità, orientandoci verso sentieri ancora poco battuti ove il colore è olfatto, tatto, gola e non solo privilegio dell’occhio”