Salerno: parti record al Ruggi, nati cinque gemelli “particolari”
Due parti “a rischio” divenuti “speciali”, quelli portati a termine, nei giorni scorsi, da due mamme salernitane, presso l’Azienda Ospedaliera “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno. Il primo riguarda un medico, F.S. di 36 anni, che ha dato alla luce tre gemellini. La gravidanza della donna, sottoposta ad una moderna tecnica di fecondazione assistita, chiamata ICSI, si era complicata per il sopraggiungere di una gravissima patologia denominata preeclampsia, ulteriormente aggravata per la sindrome HELLP che prevede una notevole riduzione delle piastrine ed aumento delle transaminasi. Questa forma gravissima di patologia ostetrica può comportare la morte della paziente. La donna è stata ricoverata presso la Struttura di “ Gravidanza a rischio”, diretta dal dott. Raffaele Petta, dove i sanitari l’hanno tenuta sotto cura per sette giorni e sottoposta alle terapie del caso. Alla trentatreiesima settimana di gestazione, è stata operata dai dott.ri Petta e Mario Polichetti, assistiti dall’anestesista dott. Sergio Scarpa e dalle ostetriche Patrizia Santoro e Marilena Labano. Prima è nata Alessandra del peso di grammi 1.900, subito dopo è venuto alla luce Alberto del peso di grammi 1.920 grammi, ed infine Andrea del peso di grammi 1.800. I maschietti, assistiti dai medici della Terapia Intensiva Neonatale, guidata dalla dott.ssa Graziella Corbo, hanno richiesto un minimo di assistenza respiratoria, mentre la femminuccia è stata intubata per cinque giorni ed attualmente è in rapida ripresa. Con il secondo parto, a distanza di pochi, sono nati due gemellini“ particolari “; si trattava di una gravidanza monocoriale e monoamniotica. Entrambi erano in un solo sacco, evenienza rara (una gravidanza su 5.000) e molto pericolosa per due motivi: lo spazio a disposizione era molto esiguo per cui facilmente i cordoni si potevano intrecciare provocando la morte dei feti; inoltre essendo alimentati da una sola placenta del sangue poteva andare da un gemello all’altro provocando alterazioni di crescita con grave anemia a carico di uno dei feti.