Il corpo femminile

Angelo Cennamo

Una delle appendici alla sfiancante vicenda del bunga-bunga è il dibattito, sempre interessante, sul ruolo delle donne nella società contemporanea e sull’uso del corpo come scorciatoia professionale. E visto che l’8 marzo incombe, parafrasando uno slogan molto in voga di recente, verrebbe da chiederci : quando parlarne, se non ora? E allora parliamone. Da settimane la stampa progressista sta cercando di veicolare una notizia che ha del clamoroso : tra le innumerevoli nefandezze compiute da Silvio Berlusconi, a cominciare dalla sua discesa in politica, andrebbe annoverata nientemeno che l’invenzione delle zoccole. Mi spiego meglio. Non è che prima del 1994 le donne di malaffare non esistessero. Sarebbe improprio, e forse un’esagerazione attribuire addirittura il copyright del termine al Cavaliere. Però – e questa è la tesi accreditata da certa stampa – è con l’avvento del berlusconismo che si sarebbe affermata una precisa idea della donna, intesa come oggetto sessuale, o, per meglio dire, come strumento di piacere fine a se stesso. Le motivazioni sottese all’arguto teorema vengono ricercate in primo luogo a Mediaset, luogo di perdizione dove l’edonismo analfabeta fa pari con la più squallida mercificazione del corpo, quella cioè finalizzata al successo. C’è chi immagina che nei camerini di canale 5 veline e meteorine diano luogo a vere e proprie orge, coinvolgendo agenti e produttori in giochi erotici inenarrabili. Si ricordano programmi storici del calibro di “Drive in”, o di “Colpo grosso” – dimenticando, però, che quest’ultimo non andava in onda sulle reti Fininvest – e si criminalizzano autori televisivi come Ezio Greggio ed Antonio Ricci, fino a ieri ritenuti dei geni dell’intrattenimento, anche perchè di sinistra. Ma è ad Arcore, nella residenza privata di Berlusconi, che la donna italiana subirebbe la più oltraggiosa delle umiliazioni. In quelle stanze, spiate con insolita morbosità da procure e giornalisti, giovani fanciulle verrebbero sfruttate dal premier per poche decine di migliaia di euro al giorno. Poverine! “E’ una faticaccia” avrebbe detto al telefono una di queste ad una amica. “Sono distrutta” avrebbe confessato un’altra a suo padre, che invece la spronava a ritornarci. E poi c’è Ruby, la più vittima di tutte le altre vittime. A 17 anni e 10 mesi (praticamente in fasce) sarebbe stata spinta da Lele Mora tra le grinfie dell’orco Silvio, che avrebbe fatto di lei – lui e non altri – una donna adulta. In difesa di queste ragazze, oltraggiate e molestate con pacchi di banconote e auto di lusso, le donne virtuose della sinistra progressista – le stesse che negli anni ’70 invocavano il sesso libero e l’autogestione del pube – sono scese in piazza al grido di : “indignatevi”! Ma indignarsi per cosa? Per quella stessa libertà reclamata dalle femministe 40 anni fa, e degenerata oggi nella spudoratezza delle loro nipoti? Non era forse questo il disegno ultimo delle donne frustrate e sottomesse dell’Italia bigotta del dopoguerra : disporre liberamente del proprio corpo, senza per questo essere sottoposte a giudizi etici? Ieri la minigonna,oggi il buqa? Ieri le comuni, oggi la monogamia e la fedeltà matrimoniale? Come si spiega questa improvvisa conversione puritana? Non dipenderà mica dal fatto che il maschio è Berlusconi?

5 pensieri su “Il corpo femminile

  1. vedi avvocato 8 marzo, le mimose, andare a cena tra donne, rivendicare il ruolo, l’importanza e la dignità delle donne, specialmente in italia è ancora importante. non perchè “nonriescoatrattenermihobisognoditrombareanchesesonovecchioconilculoflaccidotantomelecompro” gli piace fare il bunga, no questo è riduttivo ed anche un poco offensivo.
    oggi come ieri essere donna in italia è difficile, è evidente che una donna per togliersi delle soddisfazioni deve avere un paio di attributi “così” e differenza degli uomini a cui spesso basta essere mediocri.
    io credo che questo vero e proprio pregiudizio dipende dalla nostra religione cattolica, la quale nella sua struttura considera le donne come portatrici di tentazioni, come istigatrici al peccato e che alla fine della fiera se il mondo è così un poco se la cercano.
    l’8marzo, per me, è come il 25 aprile e tutti noi sbagliamo a concentrare le riflessioni e le discussioni sulla libertà, parità e rispetto principalmente nelle ricorrenze ma, fare come hai fatto te, dello spirito di patata e travisare una ricorrenza come hai fatto tu è veramente una leggerezza che non ti si addice.

  2. Deve essere dura per un liberale sopportare che la più grande maggioranza mai avuta al Parlamento italiano sia ridotta alla rivendicazione del bungabunga.
    Un sommesso suggerimento: provi a sostituire un attimo silvio e metta Prodi, oppure Marrazzo o Sircana, a protagonista della vicenda, e dall’altra parte lasci il suo “imprenditore” ed il suo impero mediatico. Forse così…

  3. E’ triste leggere stupidità come quelle esposte nell’articolo.
    Non c’è niente in comune tra il desiderio di autodeterminazione femminile e il bunga bunga; tra l’autogestione del pube e le varie Ruby e simili.
    Queste ragazze – purtroppo – sono anzi l’immagine e la versione aggiornata di quanto è sempre esistito: la vendita del proprio corpo allo scopo di sopravvivenza; e poco importa se sopravvivenza significhi un tozzo di pane o l’auto di lusso. Insomma, si tratta del vecchio mercimonio (che sarebbe bene appellare come merita: prostituzione). Nessuno si mette a fare la morale alle singole ragazze, nè è il caso di demonizzare l'”utilizzatore finale”, che è soltanto un vecchio porco, come tanti.
    Ciò che fa male, anche e soprattutto alla sinistra (ma sarebbe giusto che lo stesso effetto avesse anche su una destra liberale) è la constatazione che le lotte femministe, che così tanta importanza hanno avuto anche nell’evoluzione degli uomini, vengano ridotte a così poca materia, mostrando la totale inadeguatezza culturale e morale di chi le interpreta in modo capzioso, mentendo sapendo di mentire

  4. Gentile Sig.ra Avagliano,
    il bunga-bunga lo si può considerare una delle manifestazioni dell’emencipazione femminile. Sarà forse il suo lato peggiore, ma è sicuramente l’espressione di una libera scelta. Io per definire quelle ragazze non ricorrerei alla parola “prostituta”. Piuttosto userei il termine di “mantenuta”. Sono mantenute esattamente come, o forse meno, di altre donne che pretendono di essere retribuite dai loro ex mariti, pur di non lavorare.

    Saluti – AC

  5. Meglio la clausura che con Berlusconi, caro Cenannamo, pardon Cennamo!
    Per quanto riguarda le femmine, ce ne sono di tre tipi: la donna,la prostituta e la puttana.La donna è quella che rappresenta la parte femminile dell’umanità, la prostituta è quella che lo fa come mestiere per vivere,tante volte costretta a subirlo; infine c’è la puttana che lo fa solo per avidità di denaro, per avere tutto e subito,commerciante del proprio corpo in vendita al miglior offerente.Trovo che sia una falsa libertà, ma rientra in tale concetto.
    Tutti e tre insieme però non fanno pari con il maschio, di cui esistono diverse tipologie,le più comuni sono: l’uomo, che rappresenta addirittura tutta l’umanità,che ha un equilibrio interiore tra la sua parte maschile e quella femminile; l’affarista, i cui rapporti sono solo finalizzati al guadagno, il puttaniere che pensa di affermare se stesso e la propria superiorità usando il denaro per avere il corpo di una donna o meglio di quante più donne possibili, pechè il numero è importate per il curriculum; infine “l’omme e nient'” ,come direbbero a Napoli, ed è colui che, non avendo capito niente del perchè è venuto al mondo, invidia il primo cercando di imitarlo o rammaricandosene se non ha i mezzi per farlo!
    Auguri a tutte le donne!

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