Acqua, depurazione, rifiuti e la cozza di Eduardo
La lotta della Campa
nia contro i rifiuti risale addirittura al 1973 con il colera
Aldo Bianchini
L’inchiesta della Magistratura di Napoli sullo smaltimento illecito di rifiuti inquinanti da parte della struttura commissariale governativa preposta ripropone con forza la necessità di una svolta nella gestione del Servizio Idrico Integrato della Campania per salvaguardare l’ambiente che rappresenta ancora oggi e nonostante tutto una risorsa fondamentale per rilanciare l’economia turistica. Dai tempi del colera scoppiato a Napoli nel 73 si cercano i responsabili dei disastri ambientali. All’epoca dovette intervenire il mitico Eduardo che nella poesia <’a Cozza> descriveva il processo intentato contro il mollusco ritenuto responsabile del colera che colpiva i napoletani. Interrogata dal presidente del tribunale la Cozza si difendeva così: “affunn o mar o cozzaca s’arrangia e l’ha sotto presidè par n’infern chell c’arriv a cozzeca si mangia si arriva merda arriva dall’estern”. Per tentare di porre argine al problema l’ex Cassa per il Mezzogiorno varò il Progetto straordinario per il disinquinamento del Golfo di Napoli che prevedeva la costruzione degli impianti di depurazione ed il completamento delle reti fognarie per convogliare i reflui urbani presso gli impianti. A Napoli come a Salerno furono costruiti gli impianti di depurazione ma non sono mai state completate le reti fognarie comunali e i collettori per trasportare i reflui presso gli impianti. La cattiva gestione degli impianti, il cui controllo spettava alla Regione dopo lo scioglimento della Cassa, ed il loro mancato adeguamento tecnologico hanno fatto il resto. La sovrapposizione della gestione commissariale governativa a quella ordinaria prevista dalla Legge Regionale 14/97, in applicazione della Legge Galli 37/94, hanno finito per aggravare una situazione che ha deresponsabilizzato i Comuni che sono titolari dei servizi di approvvigionamento, distribuzione e depurazione dell’acqua per uso civile ed industriale creando un caos amministrativo di competenze dal quale ancora oggi non si riesce a venir fuori. I quattro Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) previsti dalla legge Regionale 14/97, che avrebbero dovuto individuare un gestore unico del Servizio Idrico Integrato per i comuni dell’Ambito di appartenenza, hanno fallito nel loro compito perché condizionati dagli amministratori comunali e della stessa Regione interessati a mantenere in vita le vecchie società di gestione. A seguito dei provvedimenti governativi, che hanno di fatto sciolto gli Ato, spetterebbe alla Regione legiferare in materia modificando la legge regionale 14/97 e rilanciando un piano per il completamento degli impianti di depurazione e delle fognature oltre ad individuare procedure e tempi certi attraverso cui i comuni devono riorganizzare, in forma associata, il servizio affidandolo attraverso bandi di gara internazionali ad aziende specializzate nel settore della gestione del servizio idrico integrato. Si tratterebbe di riorganizzare il settore attraverso l’affidamento del servizio a privati, riservando al pubblico la determinazione della tariffa ed il controllo sulla qualità dei servizi erogati. Ciò attiverebbe oltre agli investimenti pubblici disponibili anche investimenti privati attratti dalla redditività che una gestione efficiente del servizio integrato potrebbe generare. D’altra parte già oggi i cittadini Campani pagano per l’erogazione di tali servizi tariffe medie superiori a quelle nazionali senza ottenere servizi adeguati come accade per i rifiuti.
Apprezzabile e condivisibile questo passaggio: “per salvaguardare l’ambiente che rappresenta ancora oggi e nonostante tutto una risorsa fondamentale per rilanciare l’economia turistica”. Complimenti. Questa è una delle poche volte che Ella prende posizioni così nette in favore della salvaguardia dell’ambiente. Di ciò non posso che compiacermi.
Sarei alquanto critico, tuttavia, su questo secondo aspetto:
“Aziende specializzate nel settore della gestione del servizio idrico integrato – Riorganizzare il settore attraverso l’affidamento del servizio a privati, riservando al pubblico la determinazione della tariffa ed il controllo sulla qualità dei servizi erogati.”
Contestualizziamo allora il concetto (oggi si usa). Se questa Sua idea dovesse essere messa in atto in Campania, non pensa che la camorra si sfregherebbe le mani per questo nuovo potenziale business? Chissà che, finito quello dell monnezza, non volesse passare a quello della depurazione, ipotizzando che la stessa premiata ditta non controlli già anche questo settore.
Mi piacerebbe avere una Sua risposta in merito.