Salerno: al Nuovo, Rassegna Teatro della Notte – Teatro Civile

 Teatro Nuovo – Salerno venerdì 4 marzo alle ore 21,00, la CompagniaMelisma in Effetto C.C. ovvero il topolino Crick di Francesco Silvestri e Melina Formicola ispirato a “Fiori per Algernon” di Daniel Keyes con Carlo Roselli e con Igor Canto e Antonetta Capriglione voce registrata Roberto Nisivoccia, luci Franco Pescetti, scene Luciano Mancini, regia Francesco Petti. Antonio Cafiero è un ritardato mentale. Ha enormi difficoltà a trattenere nozioni o a collegare tra loro i pochi frammenti del suo passato che riesce a ricordare. Vede il mondo girargli intorno e ha l’impressione di non farne parte, o di esserne una parte marginale. Ma lui vuole essere di questo mondo, vuole essere normale. Vuole passare dalla periferia della vita al centro, dove tutti si incontrano e si parlano e sembra si capiscano e si guardano e si riconoscono. Cafiero, grazie a una improbabile operazione chirurgica, riesce a guardare oltre la siepe, scopre il mondo meraviglioso della conoscenza e della memoria. Scopre che l’animo umano dei cosiddetti normali non è poi questo granché, ma che sapere (e sapere di sapere) è qualcosa che non ha prezzo. Due personaggi inquietanti accompagnano Cafiero in questo suo viaggio nel paradiso-inferno, nel dentro-fuori: un chirurgo e una psicoterapeuta. Essi lo portano sulla soglia di un altro mondo, gli fanno intravedere quali meraviglie possono esserci. Ma il loro è solo un esperimento. Cafiero non è che una trottola nelle loro mani, che loro lasceranno cadere senza far nulla, voltandosi dall’altra parte. Come con una cavia da laboratorio. Alter ego di Antonio è, appunto, il topo Crick, che è stato sottoposto alla stessa operazione, prima di lui e con successo. Ma proprio Antonio, grazie all’incredibile stadio d’intelligenza cui è pervenuto, comincerà a studiare il fenomeno Crick, scoprendo che questa operazione ha una controindicazione: è limitata nel tempo. Antonio, specchiandosi in Crick, conosce dunque in anticipo il proprio destino. Ma se Crick il topo sembra essere il solo a capire veramente quale tragedia questi personaggi uomini stiano vivendo, decidendo una volta e per tutte del proprio destino, gli umani sembrano le creature più sole del mondo, incapaci di prendere in mano la propria vita, di accettarsi e di prendersi le proprie responsabilità. La consapevolezza della morte spirituale, di un destino di oscurità diviene allora insopportabile. Ma Cafiero, volitivo e coraggioso, affronta anche questo. Perché tutto vuole capire, affrontare, sapere. Anche sapere di non sapere più, e vivere perciò il più inquietante degli incubi: la perdita della consapevolezza, della quale resterà una vaga traccia, come un sogno che si allontana nel tempo. E dove sarà poi la felicità? Magari anche nell’inconsapevolezza. È anche un viaggio allucinante nel tempo. Il passato riemerge nel presente, nel presente ci si illude di controllare e prefissare il futuro, senza quasi tenere conto del passato. Ma questo ritorna e riaffiora come da uno specchio in cui ci illudiamo di vedere la nostra figura, e invece è quel bambino che eravamo a guardarci serio e paziente. Il Cafiero di un tempo, vero padrone del corpo in cui si muove il nuovo Cafiero, aspetta nello specchio. Sa che non c’è fretta, che il tempo e la natura sono dalla sua parte. Il deficiente è più consapevole del superuomo. La scienza si illude di controllare l’uomo, ma le forze della natura aspettano e colpiscono impreviste e incontrollabili, come uno tsunami dell’anima.